Estratto dell’articolo di Andrea Biondi e Marigia Mangano per “il Sole 24 Ore”
VINCENT BOLLORE
Il gruppo francese Vivendi si prepara a giocare la partita più delicata della dolorosissima campagna d’Italia. Contabilizzate, almeno in parte, le pesanti perdite degli investimenti in Tim (23,75%) e MediaforEurope (22,9%), per il colosso francese della famiglia Bolloré si paleserà a stretto giro un bivio importante per il futuro di entrambe le partecipazioni.
Se in Tim c’è un passaggio certo e riguarda la partita delle nomine che potrebbe consentire ai francesi, forti della posizione di primo socio nel capitale del gruppo, di decidere di tornare o meno ad avere un ruolo attivo nel futuro della società Tlc, diverso è per Mediaset.
CINQUE ANNI IN BORSA DI TIM
Qui, […] messa agli atti la strategicità dell’asset per gli eredi del Cavaliere, Vivendi dovrà decidere se seguire il progressivo avvicinamento del gruppo italiano a Prosiebiensat (partecipata al 29,7% da una Mfe che ha chiesto lo scorporo di dating ed e-commerce, secondo alcune interpretazioni di mercato anche per favorire un’operazione in chiave m&a) o tirarsi fuori. Entrambe le scelte […] diranno molto delle reali intenzioni di Vivendi sui due asset […]
[…] Che la strategia in Italia sia a un punto di svolta lo dimostra anche la recente riorganizzazione allo studio in Vivendi. La nuova proposta è di strutturare la scissione attorno a quattro entità: Havas, Canal+, una società di nuova creazione con le attività nell’editoria e nella distribuzione (sotto cui confluirebbero la quota di maggioranza di Vivendi in Lagardère e la controllata Prisma Media), nonché una società di investimento che possiederebbe le partecipazioni finanziarie di Vivendi nel settore culturale, in quello dei media e nell’intrattenimento.
PIETRO LABRIOLA
Proprio qui, in quest’ultima newco, confluiranno gli investimenti in Tim e Mediaforeurope. Questo dopo che per anni hanno segnato, in modo progressivo, le perdite di valore nel bilancio del socio francese. L’ultimo “aggiustamento di valore” ha riguardato Tim: una svalutazione da 1,34 miliardi. Ma si tratta solo di un terzo delle perdite effettive con cui il gruppo francese deve fare i conti sull’investimento nelle Tlc italiane.
Per diventare primo socio del gruppo, il colosso transalpino ha pagato un biglietto di ingresso di 4 miliardi di euro con un valore dei titoli Tim pari a 1,07 euro per azione. Oggi, l’intera Tim capitalizza 4,9 miliardi, con un valore del titolo drasticamente precipitato a 0,22 euro. Dunque, a conti fatti, oggi quel pacchetto che ha in mano Vivendi vale poco meno di 800 milioni: la perdita è dunque salita a 3,2 miliardi.
39 vincent bollore
Nella lunga storia dell’investimento in Mediaset da parte di Vivendi, spiccano i numeri: i francesi hanno speso 1,26 miliardi nel 2016 per conquistare il pacchetto del 28 per cento. Una prima tranche, pari al 5%, è stata venduta a un prezzo medio di 2,7 euro per azione contro i 3,7 euro del prezzo medio di acquisto. Ma il grosso del pacchetto, dunque l’attuale 22,9%, esprime oggi un valore in Borsa di appena 330 milioni. A conti fatti, dunque, la minusvalenza potenziale è di 800 milioni. In tutto, dunque, tra Tim e Mfe la perdita di valore arriva a 4 miliardi.
[…] Naturale, dunque, che alla luce di un crollo del valore degli investimenti di questa entità, Vivendi sia disposta ora a giocare tutte le carte a disposizione alternative a una vendita che, nei fatti, segnerebbe un risultato di bilancio definitivo ai due investimenti.
Su Tim la partita delle nomine rappresenta così, sotto certi aspetti, il classico lascia o raddoppia. In cui Vivendi si gode in questa fase il ruolo di ago della bilancia mantenendosi ferma su un principio: la contrarietà alla vendita della rete a Kkr. Contro questo esito si è mossa con un’azione legale. Prima udienza il 21 maggio. Con il nuovo cda Tim già in pista.
PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA TIM
pier silvio berlusconi pier silvio berlusconi