Francesco Spini per ''La Stampa''
Come nella migliore tradizione italiana, si prospetta l'ennesimo rinvio nella saga di Autostrade per l'Italia. La scadenza che il cda di Atlantia aveva posto per lunedì 30 novembre riguardo le offerte vincolanti sull'88% della concessionaria in mano ad Atlantia cadrà nel vuoto.
ENRICO LAGHI
Alle viste non ci sono proposte in arrivo. Di certo non si concretizzerà quella della Cassa depositi e prestiti che, insieme con i fondi suoi alleati Macquarie e Blackstone: prenderanno altro tempo. La recente riacutizzazione del clamore giudiziario sulle vicende di Aspi e le relative intercettazioni hanno complicato il quadro. E la designazione di Enrico Laghi al posto di Gianni Mion alla presidenza di Edizione, la finanziaria dei Benetton (suo il 30,25% di Atlantia) che proprio lunedì riunirà l'assemblea per la nomina, anziché fluidificare il tutto, ha reso la situazione ancora più tesa.
fabrizio palermo foto di bacco (2)
In Cdp, infatti, non hanno per nulla gradito ritrovarsi come controparte, peraltro senza preavviso, un proprio ex consulente sullo stesso dossier Autostrade e con un curriculum costellato di molteplici incarichi nell'ambito di aziende pubbliche in difficoltà come Alitalia e Ilva. Dal governo, idem: grande freddezza. Di qui la decisione di prendere tempo. Anzi, fonti finanziarie della cordata sostengono che resti del tutto valido quanto scritto nel comunicato del 28 ottobre, laddove si indica con chiarezza che per formulare una proposta definitiva sarebbero servite 10 settimane di due diligence, di esami approfonditi. Il 2 di dicembre, mercoledì, il cda di Atlantia si ritroverà così a decidere il da farsi.
Ma è probabile che nel caso una proposta dovesse giungere solo con l'anno nuovo, a questo punto potrebbe essere posta direttamente al giudizio dei soci, in occasione dell'assemblea che sarà convocata entro il 15 di gennaio. Per allora sarà consolidato anche il famigerato Piano economico finanziario di Aspi, ritenuto necessario da Cdp per formulare una proposta vincolante. In una riunione tecnica di inizio settimana i capi di gabinetto di Palazzo Chigi, ministero dell'Economia e dicastero dei Trasporti avrebbero trovato una convergenza sull'ultima versione che recepisce le osservazioni dell'Art, l'authority dei trasporti.
Macquarie
Ora il Pef dovrebbe prendere la via del Cipe, che, sentito il parere del Nars, lo passerà alla Corte dei Conti per la registrazione. In seguito i ministeri dell'Economia e dei Trasporti potranno sottoscrivere l'atto aggiuntivo ed emanare il relativo decreto. Gli incrementi tariffari annuali passano dall'1,75% della prima versione all'1,64%, mentre restano confermati 14,5 miliardi di investimenti, 3,4 miliardi di compensazioni per i fatti del Ponte Morandi e 7 miliardi di manutenzioni al 2038. Ed esce di scena una delle protagoniste della vicenda: la revoca della concessione, rimasta uno slogan del governo e nulla più.