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    PER IL SUPERBONUS UNA SUPER-PURGA AMMINISTRATIVA: SERVONO 36 DOCUMENTI PER RICHIEDERE IL 110% DI DETRAZIONE FISCALE SULLE RISTRUTTURAZIONI ECO-SOSTENIBILI. PER FORTUNA CON LA CESSIONE DEL CREDITO DOVREBBERO PENSARCI (ANCHE) LE BANCHE - PATUANELLI PROMETTE CHE L'INCENTIVO SARÀ PERPETUO, E DI TOGLIERE LE TASSE A CHI REINVESTE GLI UTILI. ''IL GOVERNO NON CADE DOPO LE REGIONALI. NON C'È UN'ALTERNATIVA''. BEH, CI SAREBBE IL VOTO…


     
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    1. IL SUPERBONUS PER LA CASA? UN LABIRINTO - PER POTER CEDERE IL CREDITO ALLE BANCHE SERVONO 36 DOCUMENTI. E PAZIENZA...

    Marco Lombardo per ''il Giornale''

     

    È arrivato il software sul sito dell' Agenzia delle Entrate: allegria. E se siete intenzionati ad addentrarvi nel labirinto del Superbonus 110% è dunque il vostro momento, se davvero proprio ci tenete. In pratica da ieri la cessione del credito è realtà, e come diceva Conte potete rifarvi la casa gratis facendovi sostituire nel pagamento da una banca.

    Ma forse non sapete che...

     

    ecobonus ristrutturazioni ecobonus ristrutturazioni

    Uno dei più grandi provvedimenti in vetrina del governo in tempi di Covid e oltre prende dunque forma con un mostro a tante teste. Lasciando perdere tutte le caratteristiche necessarie per le agevolazioni che riguardano rifacimenti energetici o antisismici, quello che colpisce è l' iter che il povero proprietario speranzoso deve affrontare per arrivare alla meta. La buona notizia è che ci sono già diversi istituti pronti a sostituirsi per pagare il conto dei lavori in cambio di una percentuale, quella un po' meno buona è che per farlo bisogna presentare una lista di documenti che potrebbe occupare un' enciclopedia.

    Sette diceva qualcuno, e invece no: sono 36. Praticamente è una casa di carta.

    Il conto iniziale è stato fatto all' inizio numerando le categorie; ma come in ogni labirinto che si rispetti, ad ogni bivio c' è un sentiero oscuro. Per dire, documento numero 1: «attestato della proprietà dell' immobile».

     

    Detto così sembra facile, ma la situazione s' ingarbuglia a seconda che (prendete fiato) uno sia davvero il proprietario, il solo detentore, un familiare convivente, un coniuge separato assegnatario dell' immobile, un convivente di fatto o soltanto un futuro acquirente con preliminare di vendita già sottoscritto. Ad ogni casistica si aggiunge un pezzo di carta e quindi anche la voracità del software.

     

    Tralasciando poi la serie di dichiarazioni sostitutive di atto notorio, ecco che si arriva poi a intravedere la nuova casa (tipo quella degli specchi, al quel punto). Però si arriva al punto 7, e qui anche le mappe guidate dal Gps avrebbero una crisi di identità. Insomma: alla voce «documenti tecnici» comincia un calvario di richieste, divise tra l' altro tra «inizio lavori», «avanzamento lavori dopo almeno il 30%» e «fine lavori».

     

    Alcuni esempi in ordine sparso? Eccoli: analisi preventiva e fattibilità per il salto di 2 classi energetiche, prospetti in dwg, dati e trasmittanza serramenti sostituiti, fatture SAL e computi metrici quantità realizzate, asseverazione modulo allegato 2 comma 13, documentazione fotografica, ricevuta informatica con il codice identificativo dell' intervento. E altro: mica è finita qui.

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    Voi direte: è giusto essere certi che qualcuno non faccia il furbo. E infatti, se non siete i proprietari diretti, i documenti salgono a 38. Però, quando poi si sente che lo Stato va sburocratizzato, ogni tanto viene in mente la storiella di Ennio Flaiano: «Gli presentano il progetto di snellimento della burocrazia.

     

    Ringrazia vivamente ma deplora l' assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto per l' esame dell' ufficio competente. Che sta giusto creando».

     

     

    2. "L'ECOBONUS DIVENTERÀ STRUTTURALE VIA LE TASSE SUGLI UTILI REINVESTITI"

    Alessandro Barbera per ''La Stampa''

     

    Stefano Patuanelli, classe 1974, ingegnere edile di Trieste, una delle città del Nord peggio collegate e lontane dalla Capitale. Ministro dello Sviluppo economico, già capogruppo al Senato, è il più governativo dei Cinque Stelle. Media, sopisce, ascolta. Nel mondo post-Covid e del neostatalismo il suo dicastero è tornato rilevante: i predecessori erano costretti a passare con il cappello in mano dal collega dell'Economia. Risponde al telefono dopo due incontri troppo lunghi al primo piano del fascistissimo Palazzo Piacentini. Patuanelli, che succede nel Movimento?

    ecobonus ristrutturazioni ecobonus ristrutturazioni

     

    Due giorni fa ventotto deputati non hanno partecipato al voto di fiducia sul decreto che proroga lo stato di emergenza. Erano in gran parte firmatari dell'emendamento che chiedeva di bloccare la proroga dei vertici dei Servizi segreti. C'è una rivolta contro il premier? Una scissione degli amici di Di Battista?

    «Mi risultano sette voti contrari fra i nostri, gli altri assenti per varie ragioni. No, non vedo rischi di scissioni, semmai un problema di dialogo fra governo e gruppi della maggioranza. Veniamo da mesi in cui abbiamo fatto largo uso di decreti, ma come è noto non avevamo alternative. Sono stato capogruppo, capisco il disagio. Dovremo tenerne conto in futuro».

     

    A proposito di decreti: Confindustria dice che quello di Ferragosto è assistenzialista. Cosa risponde?

    «Confindustria sa che i decreti di questi mesi sono serviti a tamponare difficoltà enormi, ma abbiamo anche approvato misure importanti che renderemo strutturali». Quali? «Il superbonus al 110 per cento sulle ristrutturazioni edilizie, tutto il pacchetto per l'innovazione e il trasferimento tecnologico, la decontribuzione per il lavoro dipendente». Quest' ultima misura riguarda solo le aziende del Sud. Al Nord protestano. «Stiamo ragionando su un'estensione della misura ai dipendenti delle aziende del Nord e uno sconto fiscale al cento per cento sugli utili reinvestiti».

     

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    Misure costose. Come le finanzierete?

     «In parte con il Recovery Fund europeo».

     

    Quando arriveranno questi soldi?

    «Leggo che avremmo nutrito la speranza di ottenerli già quest' anno: nulla di tutto ciò. Entro la primavera del 2021 potremo avere il dieci per cento dei progetti finanziati. Il resto nella seconda parte dell'anno o nel 2022».

     

    Avete calcolato che all'Italia spettano poco più di duecento miliardi, parte dei quali a fondo perduto, il resto prestiti. Quanto chiederemo dell'uno e dell'altro strumento?

    «Il piano di metà ottobre sarà completo, e programmerà tutto l'ammontare a nostra disposizione».

     

    Per non fare altro debito non sarebbe utile l'aiuto dal fondo salva-Stati? Il commissario all'Economia Paolo Gentiloni ha detto mille volte che l'Unione non imporrà nessuna condizione, eppure i suoi colleghi dei Cinque Stelle non vogliono sentirne parlare.

    «Continuo a ritenere che i fondi del Mes non siano lo strumento più adatto per noi. Vedremo come evolverà la situazione. Per il momento mi concentrerei su come sfruttare al meglio l'opportunità del Recovery Fund».

     

    Che farete d'altro con questi fondi? La sua collega del Lavoro Nunzia Catalfo ha proposto un piano per lavorare meno. Gentiloni teme si svuotino i cassetti delle opere mai finanziate.

    STEFANO PATUANELLI STEFANO PATUANELLI

    «Non abbiamo svuotato nessun cassetto. Per quanto riguarda il mio ministero abbiamo individuato tre filoni: transizione digitale e ambientale, rafforzamento del sistema produttivo».

     

    Dei primi due filoni si intuisce la finalità. La terza risulta oscura. Che significa "rafforzamento del sistema produttivo"?

    «Da un lato vogliamo sostenere chi vuol fare investimenti e riportare produzioni delocalizzate, il cosiddetto reshoring. Dall'altra consentire un miglior accesso al credito aiutando la ricapitalizzazione delle imprese. Stiamo studiando interventi "verticali" sulle filiere, come quella dell'aerospazio, per Leonardo e le aziende minori dell'indotto. Il Recovery servirà poi a sviluppare un piano nazionale dell'acciaio. Con un altro piano europeo - il Just Transition Fund - si potrà sostenere la decarbonizzazione dell'Ilva. Infine ci sarà la parte di interventi "orizzontali" per rendere strutturali le misure che citavo prima, dal superbonus edilizio a quello per l'innovazione delle imprese, il "mondo 4.0", potenziandone le aliquote».

     

    stefano patuanelli stefano patuanelli

    La società unica delle reti a maggioranza Tim rischia di essere bocciata dall'Europa? Se così fosse non sarà possibile finanziare i progetti sulla banda larga con le risorse del Recovery.

    «Della questione discuteremo con Bruxelles. Il progetto è una società che non si occupi solo di fibra, ma anche di 5G, cloud, i cosiddetti server di prossimità. E sarà aperta a tutti. Telecom si è riservata di tenere il 50,1 per cento, ma non è detto che ciò alla fine avvenga. Una cosa è certa: la gestione della società sarà a trazione pubblica e la missione di essere neutrale. Avverrà grazie al combinato disposto tra le modalità di diritto di voto e il limite di sette consiglieri a Telecom».

     

    Autostrade, Tim, ora pure la Borsa. Cassa depositi e prestiti è la nuova Iri?

    «Non guardiamo al futuro con gli strumenti del passato. L'Iri era una cosa, Cassa un'altra. Lo Stato non deve fare l'imprenditore, ma in alcuni casi - penso alle reti - non possiamo limitarci ad essere arbitro ma guida degli investimenti privati».

     

    In passato su questo ha detto cose diverse. La verità è che oggi lo Stato fa l'imprenditore eccome. Con Alitalia fin troppo, e per questo ci sono problemi con Bruxelles.

    «In effetti i tempi si sono dilatati oltre il dovuto. A breve avrò un confronto con gli altri ministeri interessati. Conto ci siano novità entro la fine della prossima settimana».

     

    Che cosa accadrà al governo dopo il 21 settembre? Teme conseguenze dall'esito del referendum e delle amministrative?

    gualtieri conte patuanelli gualtieri conte patuanelli

    «Il sì al referendum passerà, e comunque andranno le elezioni non ci saranno conseguenze sul governo».

     

    Nemmeno se vincesse il centrodestra?

    «Si vota per una tornata di amministrative ogni anno. Se dovessimo tenerne sempre conto, i governi cambierebbero continuamente. E poi alternative a questa maggioranza non ce ne sono».

     

    Beh, si potrebbe tornare al voto nazionale.

    «Noto un paradosso: coloro che vedono il governo vacillare sono gli stessi che chiedono stabilità. Le elezioni saranno nel 2023 per eleggere quattrocento deputati e duecento senatori».

     

    Twitter@alexbarbera

     

     

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