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    PER L’ESPLOSIONE NEL PALAZZO DEL COMUNE A ROCCA DI PAPA CI SONO I PRIMI TRE INDAGATI: UN GEOLOGO, IL TITOLARE DELLA DITTA E IL FRATELLO - SECONDO LE PRIME RICOSTRUZIONI, LA PERDITA DI GAS E’ STATA RIPARATA CON LO STRACCIO - POI GLI OPERAI SI SAREBBERO DATI ALLA FUGA (ANCHE SE LORO SMENTISCONO) – GRAVE IL SINDACO E UNA BAMBINA - CASE A RISCHIO, 42 PERSONE CHIEDONO ASSISTENZA...


     
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    Camilla Mozzetti per “il Messaggero”

     

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    Si allarga e arriva a 42 il numero delle persone che ieri hanno fatto ricorso alla sala operativa sociale del Comune di Rocca di Papa per chiedere assistenza dopo l'esplosione provocata da una fuga di gas che ha interdetto tutto il corso principale, privandoli delle loro abitazioni che sono state evacuate per motivi di sicurezza. Ma arrivano anche le prime rassicurazioni: ieri i vigili del fuoco sono riusciti a entrare nelle cavità del sottosuolo per verificare la percentuale di metano ancora presente. Hanno bucato l'asfalto all'altezza del bar del corso e si sono calati con funi e bombole di ossigeno per analizzare le 4 cavità artificiali nelle quali, dopo l'esplosione, si era raggruppato del gas.

     

    I RILIEVI

    Ebbene, i rilievi hanno attestato che il metano ancora presente si aggira intorno al 30 per cento, una soglia inferiore a quella ritenuta esplosiva che supera invece il 36 per cento. Questa mattina verrà inserito nel sottosuolo quello che in gergo si chiama soffiatore che verrà azionato per far fuoriuscire il gas residuo dal buco usato dai vigili, da quello che si è aperto con l'esplosione nell'archivio del Comune e infine dalla perforazione da cui è nato tutto: quella compiuta dai tre operai della ditta del frusinate TecnoGeo di cui sono stati indagati per disastro colposo e lesioni colpose gravi il titolare e suo fratello insieme al geologo di uno studio romano incaricato dal Comune di redigere il progetto.

     

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    Contemporaneamente saranno ispezionate i palazzi del corso, uno a uno, «nella speranza spiega la vicesindaco di Rocca di Papa, Veronica Cimino di poter far rientrare le persone nelle proprie abitazioni». Più di sei le famiglie che ieri hanno trascorso la notte nella struttura ricettiva di Grottaferrata Villa Cavalletti, mentre gli altri cittadini che vivono lungo il corso hanno trovato una sistemazione temporanea da amici e parenti. «L'amministrazione prosegue la Cimino ha chiesto un aiuto alla Regione Lazio e alla Protezione civile per sostenere le spese economiche delle famiglie ospitate nella struttura in questi giorni di disagio». In tutto sono più di 100 gli sfollati, compresi i tanti commercianti della strada centrale della cittadina ai Castelli.

     

    «Per fortuna sono riuscita a recuperare l'agenda ma devo prendere ancora un po' di cose ho già parlato con le mie clienti che mi hanno telefonato preoccupate ma spero di poter rientrare presto in laboratorio», racconta la titolare di un negozio per i matrimoni. «Quasi tutti conclude in questa strada hanno ereditato le attività dai genitori che le hanno aperte con impegno e fatica, quello che è accaduto è spaventoso». Anche per il palazzo comunale la vicesindaco è riuscita a ottenere il via libera per recuperare il server, registri, moduli e documenti in modo da far proseguire l'attività amministrativa nei locali della scuola elementare dei Campi d'Annibale.

     

    IL FUTURO

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    Difficile se non impossibile pensare al momento che lo storico palazzo del corso possa tornare a ospitare il Comune. «Stiamo valutando delle soluzioni alternative per il futuro come un immobile di nostra proprietà che era il vecchio Comune spiega l'assessore ai Lavori pubblico Gianluca Zitelli in via Enrico Ferri, c'è poi una struttura in piazza della Repubblica dove purtroppo pende un contenzioso e pure lì potremmo prevedere un eventuale appoggio però serve un aiuto sovra comunale anche perché l'amministrazione non ha un quadro economico positivo con diversi debiti a Bilancio». Per quanto riguarda i feriti che in tutto sono stati 16 di cui 5 gravi ieri è stata operata al Bambino Gesù la piccola colpita da diverse schegge al volto e alla testa. Prognosi riservata, invece, per il sindaco Emanuele Crestini, ricoverato all'ospedale Sant'Eugenio con ustioni sul 34 per cento del corpo e per il delegato cittadino Vincenzo Eleuteri anche lui ricoverato al centro grandi ustioni del Sant'Eugenio.

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    L'ERRORE DEGLI OPERAI

    Camilla Mozzetti e Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

     

    Negligenza, errore umano, mancato allarme. Potrebbero finire già oggi sul registro degli indagati i tre operai che ieri mattina avevano iniziato i carotaggi sulla pavimentazione di corso Costituente a Rocca di Papa. Almeno due persone, sentite poi dai carabinieri, che abitano nei palazzi di fronte al Comune, li avrebbero visti bucare la conduttura e scappare via.

     

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    Non a caso i tre, tutti italiani e impiegati in una ditta molisana a cui aveva fatto ricorso la TecnoGeo per eseguire i carotaggi del terreno, sono stati rintracciati dopo diverse ore dalla deflagrazione dai militari della compagnia di Frascati a 150 chilometri dal piccolo comune dei Castelli: avevano quasi raggiunto Isernia. Che si fossero dati alla fuga dopo aver compreso il danno recato alla conduttura del gas? È questa una delle principali domande che si è posto il procuratore capo di Velletri, Francesco Prete. Ieri sera sono stati ascoltati per ore dal pm Giuseppe Travaglini insieme al responsabile della TecnoGeo con sede a Monte San Giovanni Campano in provincia di Frosinone nella caserma del nucleo operativo dell'Arma di Grottaferrata. Gli investigatori hanno messo sotto sequestro le loro apparecchiature. Dalle prime ricostruzioni compiute dagli inquirenti sulla dinamica della deflagrazione, i tre operai avevano da poco bucato il terreno con una trivella, intaccando la conduttura di metano.

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    MANCATO ALLARME

    A quel punto però, piuttosto che dare l'allarme, sembra che abbiano ricoperto il foro con uno straccio e siano scappati senza dare l'allarme. Tant'è vero che il metano si è propagato lungo la cavità fuoriuscendo in strada per diversi minuti prima dell'esplosione. Dal momento in cui i tre uomini sono stati visti allontanarsi dal piccolo cantiere fino alla deflagrazione sono passati almeno 40 minuti.

     

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    E le forze dell'ordine, carabinieri e polizia, sono arrivati sul posto quando purtroppo la facciata dello storico palazzo comunale era già crollata, i vetri delle finestre esplosi, in aria era alto il fumo dell'incendio divampato negli uffici e i feriti stavano ancora scappando in strada per chiedere aiuto. «Ero nella mia stanza, al secondo piano, quando ho iniziato a sentire un forte odore di gas e ho visto della gente che usciva dall'edificio racconta Luigi de Minicis, responsabile Lavori pubblici del Comune quando anch'io sono uscito sulla via, mi ha colto un vento caldissimo e poi c'è stato il boato». I lavori erano iniziati soltanto ieri dopo che l'amministrazione comunale, bandendo una procedura di gara, aveva affidato i rilevamenti del terreno per le analisi sulle cavità sotterranee alla TecnoGeo. Gli inquirenti stanno verificando che anche le procedure concorsuali bandite siano state regolari.

     

    LA FUGA DEGLI OPERAI

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    Ma l'aspetto più inquietante, che lascia perplessa anche la Procura di Velletri, riguarda quelle due ore che vanno dalle 9 del mattino alle 11.18, momento esatto dell'esplosione. Da chiarire due aspetti, il primo: se la foratura della condotta sia stata accidentale e se gli operai erano consapevoli di cosa ci fosse sotto al manto stradale. Il secondo ben più rilevante considerato poi l'elenco dei feriti riguarda l'allarme che non sarebbe partito nel momento esatto in cui la tubatura è stata danneggiata. Per una inconsapevole sottovalutazione del rischio o per la deliberata scelta di fuggire in preda al panico? Delle due l'una e oggi potrebbe già arrivare una prima risposta.

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