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    CHI NON SISTEMA LE BUCHE, PAGA! - PER LA PRIMA VOLTA DUE FUNZIONARI DEL COMUNE DI ROMA SONO STATI CONDANNATI PER NON AVER COPERTO UNA BUCA: NEL 2016 UN MOTOCICLISTA, FRANCESCO CAPORALE, È MORTO DOPO ESSERE CADUTO IN UNA DELLE VORAGINI DI VIA SALARIA, PROFONDA TRE CENTIMETRI. A SISTEMARLA AVREBBERO DOVUTO ESSERE I DUE FUNZIONARI DEL SIMU, CHE IERI SONO STATI CONDANNATI A UN ANNO E QUATTRO MESI


     
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    Giulio De Santis per www.corriere.it

     

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    Francesco Caporale, 49 anni, è morto per essere caduto con la moto in una delle «numerose buche» in via Salaria, presenti nonostante le segnalazioni dei vigili urbani. Buca killer profonda 3 centimetri rimossa subito dopo l’incidente.

     

    A doverla «riempire e livellare» prima della tragedia avrebbero dovuto essere due funzionari del Simu (il dipartimento comunale Sviluppo e infrastrutture manutenzione urbana), ieri condannati a un anno e quattro mesi con l’accusa di omicidio colposo per aver omesso di avviare i lavori di manutenzione.

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    La sentenza è stata innanzitutto pronunciata nei confronti di Marco Domizi, direttore della manutenzione stradale del Simu. L’altro imputato è Guido Carrafa, responsabile della manutenzione del «lotto 3» di Roma Capitale all’epoca della tragedia.

     

    «È una sentenza storica perché mai a Roma sono stati condannati dei funzionari per non aver coperto una buca», sottolinea Manuela Barbarossa, presidente dell’Avis (Associazione vittime della strada) che, attraverso l’avvocato Giuseppe Bellanca, ha assistito i familiari di Caporale costituitisi parte civile.

     

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    «Domizi ha avviato le pratiche previste dal suo ruolo. Pertanto andava assolto», ribatte l’avvocato Fabio Federico, difensore del funzionario. La caduta mortale in via Salaria – strada che rientra nella categoria della grande viabilità, la cui custodia, pertanto, è di competenza esclusiva del Simu - risale alle 2,50 del 22 dicembre 2016.

     

    Nelle ore successive Domizi e Caraffa procedono «al riempimento e corretto livellamento della buca» ma, rimarca il pm nel capo di imputazione, con «mezzi, personale e materiale» che anche prima del sinistro «non mancavano». C’’è un secondo aspetto, che per l’accusa inchioda i due funzionari. La manutenzione è un «atto dovuto» a prescindere da eventuali solleciti.

     

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    Ora è opportuno ritornare ai giorni precedenti il 22 dicembre di cinque anni fa. Da tempo, in quel periodo, i vigili urbani segnalano in via Salaria a vari uffici comunali «la presenza di numerose buche sull’asfalto». Le raccomandazioni in particolare finiscono sulla scrivania della III sezione Manutenzione stradale, dipartimento Simu.

     

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    Avvisi che però rimangono lettera morta, almeno secondo l’accusa. Mai infatti viene avviata alcuna pratica per il rattoppo della strada. Così Caporale, alla guida della sua Suzuki N1200, percorrendo via Salaria non nota la presenza della buca killer che, anche per via dell’ora tarda, «non è facilmente avvistabile ed evitabile».

     

    Fattori che rende l’avvallamento «insidioso», sostiene la Procura. Caporale finisce con le ruote nella buca, perde il controllo della moto e sbatte con la testa contro il guardrail. Rimanendo ucciso.

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