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    PER LETTA IL CAMPO LARGO È DIVENTATO UN CAMPO MINATO – CONTE DA UNA PARTE, RENZI E CALENDA DALL'ALTRA: GLI EX ALLEATI NON PROVANO NEMMENO A FARE CAMPAGNA ELETTORALE CONTRO LA DESTRA, MA GIOCANO OGNI GIORNO AL TIRO AL PICCIONE CONTRO IL POVERO ENRICHETTO – PEPPINIELLO ASPETTA SULLA RIVA DEL FIUME IL CADAVERE DEL SEGRETARIO DEM, PER RIAPRIRE IL GIOCO DELLE ALLEANZE CON LE VEDOVELLE CHE LO AVEVANO PROCLAMATO “PUNTO DI RIFERIMENTO FORTISSIMO DEI PROGRESSISTI” (BETTINI E COMPAGNIA…)


     
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    Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

     

    ENRICO LETTA CON LE PIZZE ENRICO LETTA CON LE PIZZE

    Il tiro incrociato da parte del centrodestra era messo nel conto: si tratta di avversari politici di Enrico Letta e del suo Pd. Colpiscono di più le bordate quotidiane che arrivano da partiti indicati fino a poche settimane fa dal segretario come interlocutori e alleati: pezzi di quel «campo largo» evocato prima della crisi del governo di Mario Draghi; abbozzato e perseguito a lungo con M5S e Carlo Calenda; e sbriciolato dal voltafaccia di Giuseppe Conte contro il premier, che il centrodestra di FI e Lega ha sfruttato per andare alle elezioni.

     

    Oggi, il «campo largo» appare sempre più quello degli avversari del Pd: interni e esterni.

    Con Calenda e Matteo Renzi, alleati di rimbalzo col loro quarto polo, ad accusare Letta di mentire; e sempre più convinti che dopo il 25 settembre una sinistra sconfitta farà il congresso per defenestrare il leader dem e magari far tornare Renzi. È una scommessa che dà per scontata l'affermazione di Giorgia Meloni e del centrodestra. E prepara una resa dei conti.

     

    CARLO CALENDA MATTEO RENZI CARLO CALENDA MATTEO RENZI

    Il cosiddetto fronte progressista è diviso e poco entusiasta, in un panorama non esaltante per nessuno. E tutti pensano di potersene prendere un pezzetto, additando le contraddizioni altrui e cercando di nascondere le proprie.

     

    Si arriva così al paradosso di un grillismo che con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, in una legislatura si è alleato prima con la Lega, poi col Pd. E dal 2021 con entrambi e con FI, entrando nella maggioranza guidata da Draghi: unica formazione sempre al potere, che ha destabilizzato il governo in una delle fasi più difficili per l'Italia.

     

    GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI

    Eppure, Conte rivendica «la coerenza del M5S». Vede una rimonta grillina. E accredita un'«agenda progressista» contro «l'inganno di Letta» che a sinistra vede un voto utile solo se si sceglie il Pd. Si tratta di una faida destinata a radicalizzarsi nelle prossime tre settimane. Si spiega non solo con il trasformismo di un Movimento capace di abbracciare destra o sinistra in nome di un'identità che si definisce «post-ideologica».

     

    giuseppe conte enrico letta 2 giuseppe conte enrico letta 2

    Il fatto è che una porzione dei voti antisistema dei grillini sono già emigrati verso l'astensionismo e, in parte, verso Fratelli d'Italia. Per limitare i danni rispetto al 2018, i Cinque Stelle sperano di rosicchiare parte di ciò che gli resta nel serbatoio del Pd, con un calcolo recondito: contribuire alla sconfitta di Letta, e riaprire il gioco delle alleanze con la filiera dem orfana dei grillini e ostile a Draghi. Se l'operazione non riuscisse, un Movimento che rivendica di essere attento ai «temi» e non agli schieramenti potrà muoversi con disinvoltura come piccola massa di manovra al servizio delle manovre parlamentari delle future maggioranze.

    GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA MANIFESTO DI ENRICO LETTA PRONTO PER L AFFISSIONE MANIFESTO DI ENRICO LETTA PRONTO PER L AFFISSIONE MANIFESTI DI CONTE E LETTA SUGLI AUTOBUS MANIFESTI DI CONTE E LETTA SUGLI AUTOBUS giuseppe conte claudio mancini roberto gualtieri giuseppe conte claudio mancini roberto gualtieri MANIFESTI DI LETTA E MELONI SUGLI AUTOBUS MANIFESTI DI LETTA E MELONI SUGLI AUTOBUS

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