Emilia Costantini per www.corriere.it
barbara boncompagni
«Me la ricordo come Mary Poppins, dentro casa un ciclone»: Barbara Boncompagni aveva solo 5 anni quando Raffaella Carrà iniziò la sua convivenza con il padre Gianni. «Papà era un uomo che vive da solo con tre figlie e si può immaginare in che stato abbia trovato la casa Raffaella quando venne a vivere da noi. Io ero la più piccola e per tutte noi fu come una mamma. Avevamo in comune anche il fatto che lei da bambina era stata abbandonata dal padre, noi dalla madre»
barbara boncompagni col padre gianni e raffaella carra
Come è stato il vostro rapporto?
«Di grande complicità. Con me in particolare, che poi ho proseguito la mia strada nel mondo dello spettacolo, è stata una maestra. Sin da ragazzina mi portava con lei in tournée, potevo vedere il modo in cui si preparava. Era dotata di una grande serietà, ma anche di grande leggerezza, non faceva mai pesare le sue scelte. Bisogna tener conto che Raffaella si è dedicata interamente alla sua carriera, al su grande talento ha sacrificato tanto della sua vita privata. Il lavoro era fondamentale nel suo percorso esistenziale».
barbara boncompagni 2
Ha sacrificato anche la sua vita di donna?
«Sì ha sacrificato la possibilità di diventare madre. Non ha avuto figli perché, quando era molto giovane, diceva che un figlio non si può mettere in valigia e portarlo con te in giro per le piazze, non ha senso… Quando poi, intorno ai 40 anni, si sentiva più matura e pronta ad accettare la maternità, la natura le disse: no, carina, non decidi tu, decido io… E Raffaella ha accettato questa condizione, non si è imbarcata in un accanimento terapeutico… ha lasciato che il destino decidesse per lei… Però era molto contenta del fatto che io avessi figli e, quando andavo a cena da lei, oppure nella sua casa all’Argentario, si raccomandava sempre, dicendomi: porta i tuoi gioielli!».
barbara boncompagni 1
Una grande showgirl, però riservata…
«Riservatissima! Era consapevole di essere molto conosciuta e non amava andare troppo in giro in luoghi pubblici. Diceva: se vado nei ristoranti, o a certe manifestazioni, le persone mi riconoscono, mi fermano e magari giustamente mi chiedono la foto, l’autografo… io preferisco stare nell’ombra quando non devo espormi per ovvi motivi di lavoro… Insomma, non amava fare la diva in scena».
raffaella carra e gianni boncompagni
Chissà quanto volte le avranno proposto di scrivere libri sulla sua storia professionale…
«Eccome no! Ma Raffaella declinava sempre, molto gentilmente, l’invito. Proveniva da una storia familiare semplice, e nonostante la sua incredibile notorietà, era dotata di una umiltà impressionante, una grande pudore, detestava ogni celebrazione. Si sorprendeva quando le giungevano, inaspettati, dei riconoscimenti importanti. Arrivava ad affermare che preferiva essere dimenticata… Non era presenzialista nei programmi, non amava fare l’ospite e parlare di sé… andava in certe trasmissioni solo se doveva presentare qualche suo nuovo progetto… E a volte scherzava sul fatto di essere diventata un’icona gay. Ridendo diceva: ma perché i gay mi amano tanto? Non lo capisco!».
boncompagni e la carra
Nella quotidianità che tipo di donna era?
«Certo, non proprio una casalinga e mi meravigliò una volta quando, tornata dalle Filippine, mi raccontò con grande sorpresa che a Manila aveva visto dei centri commerciali grandissimi, con tanti negozi… Allora io, ridendo, le risposi: Raffa, i centri commerciali ci sono anche qui in Italia! E lei: ah sì? Ma io non ci vado! Però, poi, siccome papà adorava andare a Ikea, lo accontentò e tutte le volte che lui decideva di andare, lo seguiva. E addirittura, per un compleanno di mio padre, andarono insieme a Decathlon e il regalo di Raffa a lui fu proprio di fargli comprare tutto quello che gli piaceva».
Ha ricevuto da Raffaella consigli sul piano professionale?
«Ci confrontavamo spesso. Lei seguiva il mio percorso di autrice televisiva e anche recentemente, per il programma La canzone segreta, lei guardava con attenzione le puntate e poi mi esprimeva il suo pensiero, ma sempre con grande rispetto e discrezione. Insomma, non faceva quella che sa tutto e ti impone il suo pensiero… era sempre delicata anche nelle eventuali osservazioni. D’altronde Raffa ha esplorato tantissimi generi di programmi e aveva parecchio da insegnare, se avesse voluto farlo. Ma lei non lo faceva… non l’ho mai sentita fare un commento su qualche suo collega».
boncompagni carra japino
La presenza in Tv le mancava?
«Assolutamente no, non aveva l’ansia da prestazione. Il programma che, negli ultimi anni, l’aveva maggiormente divertita, era stato quello di andare a fare le interviste a personaggi famosi… tra questi, quello che adorava era il Maestro Muti».
raffaella carra e gianni boncompagni
Come ha vissuto la pandemia?
«Abitavamo nello stesso comprensorio a Roma, e avevamo l’abitudine di vederci per giocare a carte, a Burraco… ma ovviamente durante il lockdown non potevamo farlo… ci sentivamo spesso al telefono, era impaurita, infastidita anche dal fatto che, alla sua età, un anno vissuto così era tanta roba buttata via…».
boncompagni carra japino
Il suo ultimo ricordo di Mary Poppins?
«Se ne è andata da signora, quale era. In rigoroso silenzio. Non me la posso immaginare vecchia e malata, Raffa ha lasciato un’immagine di sé assolutamente perfetta. Se potessi ancora dirle qualcosa, le direi: quanto bene ti voglio».
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