Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
RENZI GIACHETTI
Il giorno dopo, facendo il punto coi suoi, Matteo Renzi individua un crinale e due «aree critiche» per il Pd. Il primo è Milano. «Se vinciamo lì, è un pareggio». Posto che il Pd confermi Torino e Bologna. Ma se Beppe Sala perde, è la riflessione, è una sconfitta, c' è poco da girarci intorno. Le due aree critiche, invece, sono le «periferie» e «l' elettorato moderato». A Roma, a Torino, ma anche in città più piccole come Ravenna, i grillini sfondano nei quartieri più popolari, mentre il Pd è confinato nei quartieri ricchi.
matteo renzi giuseppe sala
«È così da anni», minimizza un alto dirigente del partito, ricordando il voto operaio per la Lega. «Sono quelli che in America votano Trump». Renzi, però, non si rassegna e pensa che sia un problema. Anche in vista del referendum costituzionale, dove il disagio sociale potrebbe saldarsi con il fronte del no, puntando alla spallata. A livello di governo ha provato a fare qualcosa. Per esempio con iniziative del tipo "un euro in cultura, un euro in sicurezza". Sapeva che quel disagio avrebbe potuto avere una traduzione elettorale. Così è stato. E potrebbe continuare a crescere.
MEROLA BORGONZONI
L' altro problema è l' elettorato moderato. La capacità del Pd di espandersi al centro, cosa che all' inizio era stata la marcia in più di Renzi, si è arrestata. Emblematico è il caso milanese dove, nonostante la presenza di un candidato dal profilo moderato, l' elettorato di centro, in presenza di un candidato azzeccato, si è raccolto attorno all' uomo del centrodestra. Ma ancora di più si vede nei risultati di lista del Pd, che perde voti ovunque, ritornando ai livelli tradizionali della sinistra.
TASI VINCINO RENZI
Il che è un problema soprattutto in vista dei ballottaggi dove, per vincere, i candidati del Pd devono riuscire a prendere i voti degli esclusi, che sono quasi tutti di centrodestra. Come riuscirci, ha spiegato Renzi ai suoi, è un problema che dovranno risolvere i singoli candidati. Per quanto lo riguarda, al netto di iniziative da concordare, contribuirà con l' appuntamento del 16 giugno, che fortunamente cade tre giorni prima dei ballottaggi. In quella data vuole celebrare in tutta Italia la "festa per la cancellazione dell' Imu". Tassa odiata soprattutto dal ceto medio. Chiederà di fare banchetti nelle piazze. A Roma, soprattutto, bisogna recuperare in quell' elettorato.
C' entra con questo ragionamento, l' elogio che Renzi, un po' a sorpresa, ha riservato ieri al centrodestra: «La destra c'è e c'è Forza Italia, Berlusconi è lì e chi lo nega, nega la realtà», ha detto. Per quanto riguarda le singole città, gli esiti che lo hanno sorpreso di più sono Roma e Bologna.
Nella Capitale a stupirlo non è tanto il risultato di Roberto Giachetti. «Ha fatto un' impresa, un mezzo miracolo». Piuttosto, non si aspettava un risultato così alto di Virginia Raggi. Ma, come ha detto in conferenza stampa, nel ballottaggio «si riparte zero a zero, se Giachetti fa il Giachetti, c' è da divertirsi».
FASSINO
L' altra brutta sorpresa è Bologna, dove si pensava che Virginio Merola sfiorasse il 50%. Invece è molto più sotto e tallonato dal candidato della Lega che potrebbe anche farcela. È la prova, è l' analisi fatta dal premier, che il Pd non ha un problema a sinistra. Né con quella interna, né con quella fuori dal Pd. Merola era un candidato di sinistra, in ottimi rapporti con la minoranza. Pochi giorni prima delle elezioni, si ricorda, aveva annunciato di aver firmato il referendum contro il jobs act. Eppure è andato molto al di sotto delle attese.
«Non siamo contenti», ha comunque ammesso Renzi incontrando la stampa. Ha voluto giocare d' anticipo, per non farsi processare da avversari interni ed esterni. «Non siamo tra quelli che dicono che abbiamo vinto sempre. Volevo fare meglio soprattutto a Napoli».
Detto questo, ha aggiunto, «il Pd è quasi dappertutto sopra il 40%». E gli altri non è che possono festeggiare: «Salvini è contento, dice. Ha preso il 2,7% a Roma e a Milano è stato doppiato da Forza Italia. Contento lui...». Ha ribadito, poi, che questo voto non ha un valore nazionale. Altrimenti non si spiega perché il Pd è andato male a Napoli e bene a Caserta o Salerno. Se fosse così, «il M5S sarebbe forte dappertutto».
Mentre «ha avuto un risultato buono a Roma e a Torino, ma poi fallisce a Milano, Bologna, Trieste e in molte altre città». E non sfonda la sinistra fuori dal Pd: «Se uno non vuole votare noi e sta a sinistra, vota i Cinquestelle». Come nega che il voto sulle Comunali abbia ripercussioni sul referendum costituzionale. «Gli italiani che vogliono dare un messaggio anti-sistema, contro l' esablishment, devono votare sì». Una conferma indiretta che il «sistema», di cui è il Pd è parte, non porta voti.