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    PER UN BERRETTINI CHE PORTA LA RESIDENZA A MONTECARLO, C'È UN JIM KERR CHE SI E' SPOSTATO IN ITALIA E PAGA LE TASSE IN SICILIA: "QUANDO HO CAPITO CHE LA BREXIT STAVA DIVENTANDO UNA REALTÀ HO DECISO CHE LA GRAN BRETAGNA NON DOVESSE PIÙ ESSERE IL MIO PAESE" - IL CANTANTE DEI SIMPLE MINDS ABITA IN SICILIA DA ANNI E HA DECISO DI CHIEDERE LA CITTADINANZA ITALIANA: "A 13 ANNI SONO VENUTO QUI PER LA PRIMA VOLTA E HO SCOPERTO CHE IL MONDO ERA A COLORI PERCHÉ A GLASGOW ERA TUTTO GRIGIO..."


     
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    L.D. per “la Stampa”

     

    «Quando ho capito che la Brexit stava diventando una realtà ho deciso che la Gran Bretagna non dovesse più essere il mio Paese. Sono scozzese e nella mia Glasgow un po' di titubanza sull'operato del Governo centrale c'è sempre stata ma la Brexit no, non si doveva fare. Nessuno dei miei amici o dei miei vicini di casa se ne sarebbe andato dall'Europa. Abito in Sicilia ormai da anni e ho deciso di chiedere la cittadinanza italiana».

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    Jim Kerr, da 40 anni leader dei Simple Minds, una delle band più importanti e seminali degli Anni 80, è a Milano per presentare il nuovo singolo First You Jump, la seconda traccia dal 18° album in studio intitolato Direction Of The Heart che uscirà il 21 ottobre. La maggior parte delle tracce sono state prodotte in Sicilia, dove vivono sia Kerr che il fido chitarrista Charlie Burchill; Vision Thing, Human Traffic, la antichissima e riarrangiata Act Of Love e la cover di The Walls Came Down - The Call sono tra i brani più belli.

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    Jim Kerr l'italiano.

    «Ho iniziato il lockdown in Scozia, ma ho un albergo in Sicilia e prima della Brexit ho scelto di vivere qui per sempre. Pago le tasse da voi e non ho ancora il passaporto ma arriverà a brevissimo».

     

    Un amore per questo Paese che parte dal lontano.

    «A 13 anni sono venuto qui per la prima volta e ho scoperto che il mondo era a colori perché a Glasgow era tutto grigio. Il rapporto con la Sicilia si è scatenato nel'83. In traghetto dalla Calabria ho visto l'Etna e mi sono meravigliato. Tanti amici, tanta natura e una donna fondamentale hanno fatto il resto».

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    Lei ha scritto «Mandela' s Day», una delle canzoni di protesta più importanti della storia del pop. Oggi non si scrivono più canzoni così. Come mai?

    «Non ci sono più personaggi e storie come quelle di Mandela. E poi è pieno di bambini cretini che scrivono stupidate e li riempiono di soldi. Ai miei tempi c'è stata la caduta del muro di Berlino, la politica estera era basata su Russia e America, l'apartheid o l'antiaparthied, su chi era green e chi no. Oggi è un minestrone di interessi incasinatissimi. Sono cresciuto in mezzo ai sindacalisti di Glasgow ed era tanta roba. La politica deve essere qualcosa per la quale hai una naturale empatia e reagisci e sei un musicista scrivi canzoni».

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    Chi sono i bambini cretini?

    «Gli artisti che sopportano troppe sponsorship e sono diventati dei brand. Un artista non è più solo un artista ma è un venditore di etichette. Se si muove deve stare attento a quello che dice e fa. Scrivere inni politici è sempre più difficile».

     

    È vero che i Simple Minds sono andati a un passo dallo scioglimento?

    «A un soffio. Ci eravamo un po' stufati e forse anche la gente era stufa di noi. I Beatles non sono arrivati a dieci anni di vita e li capisco. A un certo punto non ne puoi più. Passavo le mie giornate siciliane a giocare a calcetto, a seguire i miei interessi e poi ho incontrato un ragazzo, Daniele Tignino. Mi ha chiesto di fare un salto in studio da lui, voleva che ascoltassi un pezzo e abbiamo scritto insieme Beautiful Stranger. Una scintilla che mi ha fatto venire voglia di ricominciare, ho chiamato Charlie e ci siamo rimessi a lavorare».

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    Da italiano sarà contento per i Måneskin.

    «Chi? Quella tv band? Non li conosco così bene».

     

    Come i Pink Floyd, Bruce Springsteen e tante altre star anche i Simple Minds hanno messo in vendita l'intero catalogo. Cosa vi ha spinto?

     «Non bevo alcolici, nemmeno la birra, non fumo e non ho vizi; dei soldi non me ne faccio molto, ma lasciare un'eredità musicale è una bella cosa. I miei figli, i nipoti e i familiari useranno i soldi come meglio crederanno e se li farà stare bene sarò felice».

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