Laura Goertzel per nationalgeographic.it
Bambini dicono le bugie
Jamie Goldfarb aveva appena finito di leggere l'ultimo libro della buonanotte al figlio di tre anni, Kai, quando il piccolo le ha confessato di avere fame.
La mamma, di Takoma Park, nel Maryland, era solita assecondare questo tipo di richieste, dal momento che Kai era un bambino difficile per l’alimentazione. Ma questa volta, mentre scendeva al piano di sotto per prendere una banana, lo aveva sentito sussurrare sottovoce: «È così che otterrai un quarto libro».
Goldfarb era rimasta sbalordita dal fatto che il suo dolce bimbo le avesse detto una bugia bella e buona, ma in questo caso gli esperti ci spiegano che Kai era semplicemente impegnato in un sofisticato ragionamento cognitivo al fine di ottenere la sua lettura extra. E, secondo gli studiosi, l’attività di mentire comincia non appena un bambino inizia a sviluppare empatia, ragionamento e autocontrollo.
Verso l’età di due anni, infatti, i bambini iniziano a maturare un senso del sé, riconoscendo di essere indipendenti dagli altri. E questo significa che possono anche iniziare a comprendere le emozioni umane - e di conseguenza a manipolarle. Gli esperti definiscono questa dinamica "teoria della mente", ovvero la capacità di agire prevedendo le idee, i desideri e le azioni altrui.
«I bambini iniziano a comprendere di essere, almeno mentalmente, indipendenti dai loro genitori. Ad esempio - alla mamma piacciono i broccoli, a me la cioccolata», afferma Kang Lee, psicologo presso l'Università di Toronto che ha studiato il connubio bambini e bugie per oltre 30 anni. «Comprendere che persone diverse nutrono desideri diversi è molto importante. Da lì, un bambino può iniziare a pensare: “La mamma sa qualcosa che io non so, ma io so qualcosa che la mamma non sa”».
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Sebbene possa spaventare i genitori, la capacità di mentire in realtà rappresenta un ottimo allenamento per lo sviluppo cerebrale. E man mano che il cervello di un bambino si sviluppa, lo stesso accade anche al tipo di bugie che i piccoli riescono a elaborare. Qui vi spieghiamo dove potrebbe trovarsi vostro figlio lungo la “classifica di Pinocchio” - e vi sveliamo alcuni consigli degli esperti su come affrontare i vostri piccoli bugiardi.
La scienza delle bugie
Sebbene gli esperti concordino sul fatto che non ci sia un'area cerebrale specifica dedicata all’elaborazione delle bugie, esistono alcune regioni del cervello che sono impegnate durante la costruzione di una menzogna. «La corteccia prefrontale è coinvolta nell’esercizio dell’autocontrollo», spiega Lee. «Mentre l'area parietale è interessata nei ragionamenti sugli stati mentali delle persone».
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Il cervello deve anche destreggiarsi tra emozioni, ricordi e conoscenza di un altro individuo, oltre a riflettere sui percorsi alternativi che quella bugia potrebbe prendere. Dunque, «si tratta di un'intera rete di interazioni complesse», afferma Mary Helen Immordino-Yang, professoressa di educazione, psicologia e neuroscienze presso la University of Southern California.
Ed è per questo che la capacità di mentire si sviluppa nel tempo, di pari passo con lo sviluppo del giovane cervello.
All’età di circa due anni, un bambino probabilmente racconterà la sua prima bugia per evitare di finire nei guai - e molto probabilmente non sarà granché bravo. (Ad esempio, con il viso ricoperto di cioccolata, insisterà nel dire di non averne mangiata). Sebbene i bambini a questa età possano percepirsi come individui autonomi, in realtà ancora non padroneggiano del tutto il controllo delle loro azioni. E, dunque, i bambini molto piccoli possono spifferare la verità o iniziare a ridacchiare di fronte a genitori che mettono in discussione la loro versione dei fatti.
«Di fatto, bisogna inibire la verità per raccontare una bugia», afferma Lee. «Immaginate di chiedere a vostro figlio di mantenere un segreto. Semplicemente non sa farlo - il suo cervello non si è ancora sviluppato a sufficienza, e non può esercitare il pieno controllo». Ai bambini piccoli può accadere di iniziare a raccontare una bugia, per poi cambiare la storia a metà frase perché non hanno la padronanza - e la resistenza mentale - per sostenere quella finzione.
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Questo è forse il motivo per cui Lee ha scoperto che, se incalzati, quasi tutti i bambini molto piccoli alla fine confessano la verità. Invece, meno della metà dei bambini di tre anni ammette la bugia, molto probabilmente perché a quell’età il cervello sta iniziando a sviluppare le capacità mentali necessarie per raccontare una storia credibile - e anche per capire quando non le ha.
I bambini più grandi, in età prescolare, tendono a mentire al fine di sembrare migliori, una dinamica che gli esperti chiamano "Bugie per la gestione delle impressioni".
«I bambini, a volte, si ritrovano a raccontare una bugia perché vogliono l'approvazione dei loro genitori», spiega Victoria Talwar, professoressa di psicologia educativa e comportamentale presso la McGill University e autrice del libro di prossima uscita The Truth About Lying. «Magari affermano di aver fatto qualcosa che in realtà non hanno fatto semplicemente perché vogliono la nostra approvazione, oppure esagerano perché desiderano che il genitore pensi, oh wow, sei davvero incredibile!».
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Talwar sottolinea, inoltre, che i bambini molto piccoli non intraprendono facilmente questo tipo di bugie perché già ritengono di essere meravigliosi.
Quando poi i bambini iniziano la scuola elementare, i loro cervelli più sviluppati sono in grado di dare vita a bugie più complesse. Ma a quell’età i bimbi cominciano anche a sviluppare un senso di empatia e altruismo, e questo è proprio il momento in cui di solito iniziano a comparire quelle piccole bugie bianche.
«Questo tipo di bugie si raccontano quando si tengono da conto i sentimenti dell’altra persona, specialmente in un contesto culturale in cui essere schiettamente onesti può essere visto come scortese», spiega Talwar.
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Come gestire le bugie di vostro figlio
I genitori potrebbero sentirsi come se la loro fiducia fosse stata violata, nello scoprire che i figli non sono stati sinceri, ma gli esperti consigliano di evitare di rimproverarli o sminuirli definendoli bugiardi. «Questa reazione non promuoverà, necessariamente, il comportamento che voi desiderate», afferma Talwar.
Piuttosto, Talwar suggerisce ai genitori di concentrarsi sul comportamento che vorrebbero che il loro bambino mostri, e di utilizzare un linguaggio che incoraggi la verità. Ad esempio, se vostro figlio sostiene di essersi lavato i denti, ma il suo alito racconta un'altra storia, invece di dire: «Non mentire», i genitori possono piuttosto provare con: «Leggeremo una storia dopo che ti sarai lavato i denti».
Quando, invece, si tratta di una menzogna più complessa, gli esperti consigliano di intavolare una conversazione diretta sulla questione, dopo che gli animi si saranno placati. «Dovete aiutare quel bambino a sciogliere le sue motivazioni, le sue emozioni e le implicazioni della bugia», afferma Immordino-Yang.
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Per fare un esempio, il figlio di Immordino-Yang aveva deciso di farsi un taglio di capelli piuttosto brutto, sostenendo poi per quasi due settimane di non essersi mai tagliato i capelli. La studiosa racconta di averlo aiutato a gestire la sua bugia affrontandolo prima con le prove (un ciuffo di capelli e un piccolo paio di forbici nascosti nella sua camera da letto) e poi spiegando le implicazioni: anche se i capelli sarebbero ricresciuti, non era stato sincero con le persone che si fidavano di lui. Così, per aiutarlo ad assumersi le sue responsabilità, lo ha poi incoraggiato a scusarsi con tutti quelli a cui aveva mentito. Immordino-Yang afferma che il suo calvario è stato emotivo, e che suo figlio era veramente pentito.
Per bugie più serie come imbrogliare e rubare, invece, gli esperti suggeriscono ai genitori di fare prima un respiro profondo, e poi di avviare un dialogo aperto per capire la causa di quella bugia. Successivamente, bisogna assicurarsi di prendere provvedimenti per evitare che la dinamica si ripeta.
Il bambino ha imbrogliato perché è preoccupato di prendere un brutto voto? Concentrate la discussione su abitudini ed etica dello studio. Il bambino ha rubato per via di una sfida o perché voleva qualcosa che non poteva permettersi? Intavolate una discussione sulla pressione da parte dei coetanei o su come risparmiare denaro. Gli esperti consigliano quindi di fare mente locale su ciò che il bambino potrebbe fare in modo diverso all’occasione successiva.
In ogni caso, per i genitori, il modo più significativo per minimizzare le bugie nei bambini è quello di essere modelli di veridicità. Ad esempio, rifiutare la richiesta di un biscotto adducendo come scusa che sono finiti potrebbe, lì per lì, evitare un capriccio. Ma una volta che il bambino si sarà reso conto che non siete stati onesti, spiega Immordino-Yang, inizierà a credere che mentire sia il modo migliore per indurre le persone a fare ciò che vogliamo.
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Talwar aggiunge di rendere l’onestà parte integrante di una conversazione sempre in corso. «I genitori devono affrontare la tematica del “dire la verità” anche in altre situazioni, non solo quando si ha a che fare con la bugia di qualcuno», afferma la studiosa. Questo potrebbe includere elogiare un bambino per essere stato sincero in una situazione difficile o richiamare l'attenzione sull'onestà di qualcun altro. («Hai visto che quell'uomo ha restituito il denaro al cassiere quando gli ha dato troppo resto?»). Questo farà passare il messaggio che l'onestà è un valore intrinseco della vostra famiglia.
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La capacità di mentire - e mentire bene - è una componente fondamentale dello sviluppo sociale ed emotivo di un bambino. Ma Lee sostiene che i genitori dovrebbero sempre restare in guardia in riferimento a quei segnali in grado di indicare che un bambino ha bisogno di aiuto.
«Se un bambino mente molto, e male, dovreste essere particolarmente preoccupati», spiega. La mancanza di rimorso dopo essere stati scoperti a mentire è un altro segnale d’allarme. Per i bambini più grandi, il mentire può essere l’indizio del fatto che sta accadendo qualcosa di più serio. (Ad esempio, un bambino che mente sul fare i compiti potrebbe effettivamente significare che ha una difficoltà con un determinato argomento).
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Le bugie possono mettere sia genitori che bambini in situazioni spiacevoli, ma Lee afferma che nel corso dei suoi studi ha notato una cosa che forse potrà rincuorare un po’ tutti gli adulti: «Ho visto quasi 10.000 bambini e fatto ricerca in tutto il mondo», afferma Lee. «E non ho mai incontrato un bambino che mentirebbe di proposito per mettere qualcun altro nei guai».