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    DINO ZOFF A GIORNALI UNIFICATI: IL CAPITANO D'ITALIA E’ STATO ZITTO PER UNA VITA. ARRIVATO A 80 ANNI APRE LE VALVOLE – "SE DOPO UN GOL MI FAI UN BALLETTO DAVANTI ALLA FACCIA POSSO DARTI ANCHE UN CALCIO NEL SEDERE. LA SIMULAZIONE POI È INSOPPORTABILE. VEDERE CERTE SCENE MI FA USCIRE DI TESTA! LE FRASI DI BERLUSCONI DOPO LA FINALE PERSA CON LA FRANCIA ANDARONO OLTRE LA CRITICA. DIMETTERSI FU UN GESTO RIVOLUZIONARIO" – LA PARATA SU OSCAR, LO SCOPONE CON PERTINI, PAPA WOJTYLA CHE LO DEFINI’ “COLLEGA”, LA RIVALITA’ CON ALBERTOSI – "LA FOTO IN DISCOTECA? MI AVETE FATTO PASSARE PER MUSONE MA…" - VIDEO


     
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    Estratto dell'articolo di Paola Saluzzi per “Avvenire”

     

    foto pick up dino zoff foto pick up dino zoff

    Parla il portierone azzurro che il 28 febbraio fa 80 anni: «In casa mi hanno insegnato a lavorare bene, in campo mai mancato di rispetto a nessuno» Dino Zoff, ottant' anni (il 28 febbraio) e non sentirli... verrebbe da dire come un vecchio spot di quando il portierone di anni ne aveva 40, ed era campione del mondo con la Nazionale di Enzo Bearzot.

     

    Dino, tu sei lezione, insegnamento, valore. Ma da bambino volevi giocare a calcio e fare il portiere?

    Non so se volevo, lo facevo. Da bambino, ero lo "scemo del villaggio" perché da piccolissimo mi buttavo. I più grandi ne approfittavano per farmi tuffare, però allora non esistevano i sogni di dire: da grande farò o non farò Ai miei tempi non c'era ancora la televisione, si giocava e c'era il presente e il futuro era qualcosa di troppo lontano per pensare a cose tipo la Serie A. Non si poteva pensare così in alto.

     

    (...)

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    Quando sei partito non ti ha fermato più nessuno.

    Beh sì. Da Udine, dove mi ero fatto male, sono andato a Mantova, dove ho trovato anche mia moglie. Poi Napoli e infine la mia seconda casa, la Juventus...

     

    Cosa pensi del mondo di oggi e dei tanti cambiamenti?

    Giusto che il mondo cambi, ma molte volte vengono meno quelle cose importanti che dovrebbero valere per tutte le generazioni: comportamenti, educazione, attenzione per il prossimo, dignità. Questi sono valori che dovrebbero esserci sempre.

     

    Rispetto e dignità, specie nei confronti dell'avversario, quanto contano oggi nel calcio?

    Fondamentali. Per esempio, a me capitava di non esultare mai oltre il limite e lo facevo solo per rispetto degli altri. Oggi invece uno fa gol, si fa un balletto, ben studiato prima e questo vuol dire che non c'è rispetto per l'avversario. Giusta l'esultanza, ma se mi fai un balletto davanti alla faccia allora posso darti anche un calcio nel sedere - sorride - . La simulazione poi è insopportabile. A volte capita il calciatore che si butta giù per guadagnarsi un rigore o un fallo. A me vedere certe scene mi fa uscire di testa!

     

    Zoff capitano in tutto e per tutto. Tra le tante imprese straordinarie c'è quella mitica parata sulla linea di porta con il Brasile (colpo di testa di Oscar) al Mundial di Spagna '82. Ci racconti cosa hai provato in quegli attimi...

    dino zoff foto di bacco (2) dino zoff foto di bacco (2)

     Sono quegli istanti decisivi per la carriera di un portiere. Era una parata difficile, avevo avversari davanti e non potevo respingere... I brasiliani che esultavano per il gol, io non vedevo l'arbitro che per fortuna aveva visto giusto... palla sulla linea. Sono stati tre secondi terribili che hanno cambiato la storia della Nazionale e anche la mia.

     

    Quanto era speciale Enzo Bearzot?

    Era un comandante vero e un comandante vero fa andare le navi sulla rotta giusta. Enzo Bearzot era un uomo di cultura anche se ingiustamente sbeffeggiato, aveva tutte le qualità migliori e i media come spesso accade non sempre riescono a descrivere a fondo la vera essenza di un uomo.

     

     Tra voi parlavate in friulano?

    Si, certo. Per me il "Vecio" Bearzot è stato un uomo fondamentale. Si è giocato la vita per il sottoscritto. Venivo dal Mundial d'Argentina del '78 con tante critiche e a lui gli hanno addossato anche quelle che mi riguardavano. Mi sono sentito responsabile, e perciò vincere il Mundial di Spagna è stato anche un po' un risarcimento personale per la grande fiducia che Bearzot aveva sempre riposto nella mia persona.

    zoff turone zoff turone

     

    Insieme da sempre con tua moglie Anna. Ma chi indossa la fascia da capitano in casa Zoff?

    Da sempre abbiamo i nostri ruoli ben precisi e continuiamo ad esercitarli. Beh, comunque per me a casa è difficile fare il capitano.

     

    Forse perché con noi donne è difficile essere capitano titolare?

    No - sorride - ma avete una forza importante, e lo dico con sincerità. È così e va anche bene.

     

    Che nonno è nonno Dino?

    Cerco di essere un po' più. Non saprei come descrivermi, provo a volte con qualche smanceria in più rispetto al genitore che sono stato, ma non mi viene bene.

     

    Non ti vengono bene le smancerie?

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    No, no, però si vede, quindi mi apprezzano così come sono... Del resto sono 80 anni che sono sempre me stesso.

     

    2 - ALBERTOSI: IO E DINO GENTILUOMINI CONTRO

    Massimiliano Castellani per “Avvenire”

     

    Il Paese dei duellanti. Nel ciclismo Coppi contro Bartali, nel pugilato Benvenuti vs Mazzinghi, nel calcio, lì davanti, Rivera e Mazzola, più indietro, in porta, il duello storico, dal 1968 fino a tutti gli anni '70, è stato quello tra Ricky Albertosi e Dino Zoff. Per l'80° compleanno di Zoff, il suo storico sfidante, l'82enne Albertosi manda attraverso Avvenire i suoi auguri «più sinceri a Dino», ma con altrettanta tosca schiettezza del pontremolese di nascita, ripercorre le tappe del loro confronto, umano e sportivo.

     

    Partiamo dal campo Albertosi, che portiere è stato Zoff?

    Uno dei migliori numeri 1, all'epoca noi portieri avevamo solo l'1 sulle spalle. Sicuro, uno dei migliori d'Europa.

     

    zoff simone inzaghi zoff simone inzaghi

    Ma scusi, Zoff nell'82 ha vinto il Mundial di Spagna, a 40 anni, quindi forse voleva dire uno dei migliori del mondo di sempre?

    No, d'Europa di sempre. E tra quelli ovviamente ci sono anch' io.

     

    Punti di forza del n.1 Zoff?

    Eccezionale tra i pali, un po' meno nelle uscite. Grande dedizione e spirito di sacrificio. Con quel fisico che si ritrovava, due gambone il doppio delle mie, se non si allenava duro tutta la settimana alla domenica era difficile che potesse giocare...

     

    Insomma, la sfida era tra Zoff il non atletico contro l'olimpico Albertosi?

    giovanni malagò dino zoff foto di bacco giovanni malagò dino zoff foto di bacco

    Beh, penso che riconoscerà anche lui che io ero più scattante e non avevo bisogno di tutto quell'allenamento per essere in forma. E poi lui è sempre stato tatticamente misurato e razionale, io invece quella sana follia del portiere l'ho sempre mostrata, anche per far divertire il pubblico. Per Dino e per la Juve prima di tutto veniva la vittoria, per me, a Cagliari come al Milan, divertire la gente era la priorità.

     

    Avevate un vizio in comune però, il fumo.

    Non mi ricordo Dino con la sigaretta in bocca, ma è anche vero che assieme siamo stati forse una volta o due. A Fiuggi nel ritiro della Nazionale prima dell'Europeo del '68, quando lui prese il mio posto... Mi ero fratturato un dito e con la mano steccata il ct Ferruccio Valcareggi non poteva schierarmi, così chiamò Zoff che aveva debuttato al posto mio a Napoli... e poi fu lui a vincere gli Europei.

     

    E qui cominciano i "veleni"?

     Dopo l'Europeo Valcareggi considerava me titolare e quando, prima del Mondiale di Messico '70, mi schierò nell'amichevole di Lisbona, Zoff ci rimase malissimo... Aveva perso il posto.

     

    Però poi la ruota nel '78 girò a favore di Zoff, titolare al Mundial d'Argentina e lei a casa, davanti alla tv...

    dino zoff con la moglie annamaria passerini foto di bacco dino zoff con la moglie annamaria passerini foto di bacco

    Lì le scatole sono girate a me. Il nuovo ct Bearzot voleva portarmi in Argentina, mi telefonò dicendomi: «Te la senti di venire a fare il terzo? E io: ovvio, sarebbe il mio 5° Mondiale, vengo anche solo per portare le valigie agli altri. Ci lasciammo con la promessa di risentirci e infatti Bearzot lo fece, ma per comunicarmi che Zoff non si sentiva sicuro se io fossi andato. Quindi era meglio che restassi al mare...

     

    Per ripicca quando Zoff incappò nella "gara no" contro l'Olanda lo criticò aspramente.

    Io ho un pregio, dico sempre quello che penso. Mi chiesero un parere su quei gol preso da 40 metri e dissi che erano state due papere e che al posto suo quei tiri li avrei parati... Risultato? Quando in campionato ci ritrovammo per Juve-Milan andai a salutarlo, ma Dino si voltò dall'altra parte. Se l'era segnata...

     

    Dalla sfida alla "guerra".

    zoff zoff

    Ma durò poco. L'estate seguente ci sbattemmo faccia a faccia in un albergo a Punta Ala: un sorriso e un abbraccio al volo, pace fatta. Siamo sempre stati dei gentiluomini. Io poi l'ho seguito anche da allenatore. Quando abitavo a Cremona un paio di volte andai a vedere la sua Lazio a Parma e a fine partita scendevo nello spogliatoio a salutarlo.

     

    Meglio Zoff da calciatore o da allenatore?

    Beh, anche come allenatore e poi da ct della Nazionale Dino ha fatto bene. Con l'Italia agli Europei del 2000 fu sfortunato.

     

    Per colpa del "golden gol" dello juventino Trezeguet e le critiche feroci dell'allora premier Silvio Berlusconi Zoff si dimise da ct. Lei lo avrebbe fatto?

    No, io piuttosto facevo dimettere Berlusconi da premier. Ma io e Dino abbiamo due caratteri agli antipodi, lui timido e permaloso, io sfrontato e senza peli sulla lingua...

     

    (...)

     

    DINO ZOFF

    Carlos Passerini per il "Corriere della Sera"

     

    cabrini scirea zoff cabrini scirea zoff

    Dino Zoff, lunedì compie ottant' anni: qual è il primo ricordo della sua vita?

    «La campagna friulana, un pallone, la porta senza pali. Poi il resto: le corse, i giochi, i primi tuffi nell'Isonzo, i boschi, le bestie, mio padre e mia madre, nonna Adelaide che mi allenava a parare lanciandomi le prugne. E il dialetto. A volte mi accorgo di pensare in friulano».

     

    Legge ancora le Poesie a Casarsa di Pasolini?

    «Prima di addormentarmi. Ho iniziato qualche anno fa. È proprio vero che, quando s' invecchia, riaffiorano nitidi i ricordi dell'infanzia».

     

    Ce n'è una che s' intitola Dedica, dice: «A no è aghe pí frès-cie che tal mè país», nessuna acqua è più fresca di quella del mio paese.

    «Quando la vita va verso il 90', cresce un'esigenza di tornare a dove tutto è iniziato. Il richiamo della terra».

     

    E il primo ricordo dei suoi vent' anni?

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    «Sempre un pallone. Il calcio che diventa un mestiere. Prima era solo una passione. Lavoravo in officina, riparavo motori a Gorizia: sessantamila lire di paga. Lì è iniziato tutto: Udinese, poi a Mantova dove ho incontrato la mia Anna che ancora oggi mi sopporta, quindi il Napoli, la Juve».

     

    Quaranta. Buttiamo lì: i Mondiali dell'82?

    «La notte di Madrid, Bearzot, Scirea, la partita a scopone con Pertini in aereo. Sì, è vero che poi si scusò per l'errore. Mi scrisse un telegramma: "Vieni a trovarmi. Giocheremo a scopone e cercherò di non fare più gli errori che mi hai giustamente rimproverato". Grande uomo».

     

    Sessanta.

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    «Gli anni da allenatore. Emozioni diverse, ma sempre intense. Come la storia delle dimissioni da c.t. all'Europeo del 2000. Le frasi di Berlusconi dopo la finale persa con la Francia andarono oltre la critica. Dimettersi, in un Paese in cui nessuno si fa da parte, fu un gesto rivoluzionario».

     

    C'è sempre il pallone di mezzo, in ogni ricordo. Il calcio è stato il grande amore della sua vita?

    «Vocazione, più che amore. Il pallone che rotola è una delle cose più vicine alla felicità».

     

    (...)

     

     

    Papa Wojtyla una volta l'ha definita «collega».

    «Mi disse che anche lui aveva giocato in porta e capiva le responsabilità che avevo».

     

    La foto in bianco e nero di lei che balla in una discoteca degli anni Settanta spopola sul web. Perché?

    ZOFF TRAPATTONI ZOFF TRAPATTONI

    «Perché mi avete sempre fatto passare da musone, ma non lo ero. Mai stato un festaiolo, eh, però sono stato giovane negli Anni 60 e 70...».

    Come festeggerà?

    «Con la famiglia, a casa, come in questi anni di pandemia. Ho rispettato le regole: mi fido di chi sa più di me».

    Lunedì sarà inondato di messaggi d'auguri. Ma come faranno i suoi compagni del Mundial? Dicono che nella famosa chat su WhatsApp lei non ci sia.

    dino zoff dino zoff

    «Ho un telefono vecchio, come me. Non so neanche cos' è, WhatsApp. Se vogliono farmi gli auguri, mi sa che dovranno telefonare».

     

    Cosa desidera per i suoi 80 anni? L'Italia qualificata al Mondiale?

    «Tiferò con tutto il cuore, sono sicuro che ce la faremo. Mancini e i ragazzi non devono farmi nessun regalo, sono campioni d'Europa, devono solo fare quel che sanno e tutto andrà per il meglio». Quindi che regalo vuole? «Che il buon Dio mi lasci qui ancora un po', per veder crescere i miei nipotini».

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