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    PERCHÉ IL PRESIDENTE DELL'ANTIRICICLAGGIO DEL VATICANO, RENÉ BRUELHART, SI E’ DIMESSO? - GLI “ADDETTI AI LIVORI” SUSSURRANO CHE IL SUO LAVORO DI RICERCA DI INTRECCI OPACHI, TRA LE MAGLIE DELLE FINANZE DELLA SANTA SEDE, SIA STATO CONSIDERATO TROPPO INTRAPRENDENTE - DA PELL A LIBERO MILONE, DA GIANI A BRUELHART FINO A DI RUZZA: LE NOMINE SBAGLIATE DAL PAPA…


     
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    RENE BRUELHART RENE BRUELHART

    Massimo Franco per il “Corriere della sera”

     

    Trasparenza finanziaria vaticana, addio. «Stiamo tornando indietro di dieci anni. E rischiamo l'isolamento nelle istituzioni di controllo internazionali: da Moneyval al gruppo Egmont», il forum che riunisce informalmente circa centocinquanta unità di intelligence finanziaria. A tre giorni dalle dimissioni del presidente dell'Aif, lo svizzero di Friburgo René Bruelhart, i motivi del suo abbandono stanno assumendo contorni più precisi. E inquietanti.

    TOMMASO DI RUZZA jpeg TOMMASO DI RUZZA jpeg

     

    La tesi che se ne sia andato perché in scadenza di contratto ha retto pochi giorni. E dai misteri vaticani comincia a emergere una verità diversa. «L'Aif, cuore delle operazioni di antiriciclaggio dei soldi del Vaticano e di vigilanza sui movimenti bancari», fa notare una fonte anonima che di questo sa molto, «è stata decapitata». Prima, all'inizio di ottobre, la sospensione del direttore Tommaso Di Ruzza. Cinquanta giorni dopo, Bruelhart, per cinque anni garante dei rapporti con Moneyval e Egmont, è stato di fatto indotto alle dimissioni.

     

    carlino di ruzza mauriello tirabassi sansone indagati in vaticano carlino di ruzza mauriello tirabassi sansone indagati in vaticano

    E papa Francesco? «Nel ringraziarlo per il servizio reso», ha spiegato il 18 novembre scorso una nota della sala stampa vaticana, «il Santo Padre ha provveduto a designare il successore, individuando una figura di alto profilo professionale e accreditata competenza a livello internazionale...».

     

    In realtà, Bruelhart si sarebbe sentito abbandonato, racconta chi ha avuto modo di parlargli. Fin dall' inizio, ha visto il provvedimento contro Di Ruzza come un segnale destinato in realtà a lui e all' Aif, considerata troppo intraprendente nel cercare tra le maglie delle finanze vaticane gli intrecci più perversi.

     

    Per cinque settimane avrebbe tentato di capire come mai fosse stato sospeso Di Ruzza, dopo una perquisizione compiuta senza nemmeno avvertire Bruelhart; e perché la Gendarmeria avesse sequestrato tutti i documenti nell' ufficio del direttore, senza farne nemmeno un inventario.

     

    RENE BRUELHART RENE BRUELHART

    In un colloquio gonfio di imbarazzo col procuratore di giustizia della Santa Sede, Gian Piero Milano, Bruelhart non sarebbe riuscito a conoscere nemmeno le accuse rivolte al suo collaboratore. Così, dopo un duro comunicato col quale rinnovava la sua completa fiducia a Di Ruzza, ha preso atto che la sua stagione era finita.

     

    Ufficialmente, il cortocircuito è scattato con la storiaccia del palazzo londinese di Sloane Avenue che ha ingoiato oltre 200 milioni di euro dell' obolo di San Pietro, cassaforte della carità papale: una vicenda gestita maldestramente tra Segreteria di Stato, mediatori spregiudicati e misteriosi fondi di investimento. Da lì, il 1° ottobre scorso, è stata comunicata la sospensione di cinque dipendenti del Vaticano, tra i quali Di Ruzza: di nuovo, un caso gestito in modo poco trasparente che ha provocato, a cascata, le dimissioni del capo della Gendarmeria, Giandomenico Giani.

     

    LIBERO MILONE PAPA FRANCESCO BERGOGLIO LIBERO MILONE PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

    Si è assistito perfino a un raro scambio di accuse tra il segretario di Stato, cardinale Piero Parolin, e l'ex numero due, cardinale Giovanni Angelo Becciu, per l'«operazione opaca», secondo Parolin, del palazzo di Londra, difesa da Becciu. Si è saputo che a inizio di aprile l'Aif aveva sconsigliato di procedere con l'affare immobiliare, perché il Vaticano si era affidato a mediatori poco raccomandabili. Ma l'impressione è che quell'episodio abbia rivelato un' involuzione in atto da tempo; e la persistenza di comitati d'affari che agiscono indisturbati dietro il velo del papato riformatore. Le dimissioni di Bruelhart segnano una svolta.

     

    LIBERO MILONE LIBERO MILONE

    «Se l'Aif non riesce più a operare, cade anche l'ultimo tentativo di offrire garanzie di trasparenza alle istituzioni di controllo internazionali». Il rosario dei «caduti» su questo fronte, con motivazioni a volte opache o perfino false, è lungo.

     

    Il caso più eclatante è stato quello di Libero Milone. Nel giugno del 2017 il primo revisore generale dei conti, scelto da Francesco, si dimise. Si accreditò un abbandono volontario, mentre mesi dopo si sfogò che per farlo andare via era stato minacciato di arresto. Eppure, alla fine non risultò pendente nessun processo a suo carico. Milone in seguito scrisse cinque lettere al Papa: mai ricevuto risposta.

    GEORGE PELL GEORGE PELL

     

    A oggi, non è stato ancora sostituito. Ci sono voluti due anni e mezzo perché il Pontefice nominasse qualcuno al posto del cardinale George Pell, ex prefetto per l' Economia. Pell, in «congedo» dal 2017 per affrontare un processo per molestie sessuali contro minori, oggi è in prigione a Sydney dopo essere stato condannato da un tribunale del suo Paese.

    Pochi giorni fa, il Papa ha designato come suo successore un gesuita spagnolo, Guerrero Alves: un «uomo nuovo», si dice, chiamato a accelerare riforme insabbiate da tempo.

     

    E ora si consuma la rottura con i vertici dell' Aif. Il nuovo presidente dovrebbe essere nominato al ritorno del Pontefice dal Giappone. Ma troverà una scatola vuota e un clima ostile. Si parla di dimissioni di alcuni dei quattro membri del Consiglio direttivo, dopo l' uscita di scena di Bruelhart.

     

    Soprattutto, l'Aif rischia di essere esclusa dallo scambio di informazioni «sensibili» del gruppo Egmont, al quale è stata ammessa nel 2013. Il Vaticano ha l' obbligo di tenere segreti documenti come quelli sequestrati a Di Ruzza. Sembra che a candidarsi come interlocutore delle istituzioni finanziarie, almeno temporaneamente, sia la magistratura vaticana. «In bocca al lupo», ironizzano quanti hanno seguito da vicino le convulsioni dell' Aif. Non sorprende che Francesco, durante il volo per l' Asia, per ora abbia preferito non rispondere a domande su questioni così scivolose.

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