Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
giorgia meloni e joe biden - g20 new delhi
Il presidente Biden viene oggi all’Onu anche per promuovere la riforma del Consiglio di sicurezza, con nuovi seggi permanenti. Lo fa per corteggiare il Sud globale, e in particolare sfilare i Brics dall’abbraccio con Cina e Russia, diluendo così il potere di Pechino e Mosca al Palazzo di Vetro e deragliando il progetto di costituire un nuovo blocco geopolitico anti occidentale. Così resuscita un vecchio fantasma che agita i sonni dell’Italia, timorosa di essere esclusa e marginalizzata al Palazzo di Vetro e sulla scena mondiale.
Roma però è convinta di avere l’arma per rispondere, ossia la riforma alternativa del gruppo “Uniting for Consensus”, che punta sulla democraticità per prevalere, o quanto meno impedire il successo della formula concorrente.
lula xi jinping ramaphosa modi lavrov vertice brics di johannesburg 2023
Il Consiglio di Sicurezza è il principale organismo dell’Onu, perché è l’unico che ha il potere di approvare risoluzioni legalmente vincolanti e decidere gli interventi militari. Al momento ha 15 membri: 5 permanenti con potere di veto, ossia i vincitori della Seconda guerra mondiale Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna; e 10 non permanenti, eletti ogni due anni.
Da almeno tre decenni si discute la riforma, perché questo modello non funziona più, per due motivi. Primo, il potere di veto che i 5 permanenti si sono regalati paralizza ogni iniziativa concreta di pace, come sta dimostrando l’invasione dell’Ucraina. Secondo, i paesi emergenti sono sotto rappresentati.
xi jinping al vertice brics di johannesburg
La prima questione è irrisolvibile, perché i P5 non accetteranno mai di suicidarsi, rinunciando a un potere che li garantisce dalle brutte sorprese.
[…] La seconda invece dovrebbe e potrebbe essere risolta, dando più legittimità e rappresentatività al Consiglio, ma manca l’accordo sul come. Fin dagli anni ‘90 gli Usa sostenevano il “quick fix”, ossia fare entrare Germania e Giappone, soprattutto per i contributi economici che potevano offrire a un’organizzazione ancora finanziata per quasi il 25% da Washington, e poi dare tre seggi ad Africa, Asia e Sudamerica.
joe biden assemblea onu 4
L’Italia si era energicamente opposta a questa ipotesi, grazie all’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, che aveva inventato il gruppo dei paesi esclusi, tipo Argentina, Pakistan, Messico, Canada, Spagna, Turchia, Corea del Sud, passato alla storia come il “Coffee Club”.
[…] In seguito l’Italia aveva elaborato la proposta alternativa “Uniting for Consensus”, che punta sulla democraticità perché non creava nuovi gruppi di paesi privilegiati. Questa proposta farebbe salire a 26 i membri del Consiglio, senza aggiungere seggi permanenti, ma solo elettivi, 9 a lungo termine e 2 a rotazione biennale.
joe biden giorgia meloni
Così si aggiungerebbero 3 seggi non permanenti ma a lungo termine per il Group of African States; 3 per l’Asia Pacific Group; 2 per il Latin American and Caribbean Group; 1 per il Western European and other States Weog; più 1 di due anni per l’Eastern European Group e 1 per il gruppo SIDS/Small States.
Biden, secondo quanto ha confermato a Repubblica il suo portavoce John Kirby, chiederà di «rivedere l’architettura del Consiglio per renderlo più inclusivo». Nella pratica, aggiungere 5 o 6 seggi permanenti, ma senza veto, da dare a Germania, Giappone, India, Brasile e Sudafrica. La motivazione stavolta è forte, perché lo scopo è contrastare la sfida lanciata dalle autocrazie contro le democrazie.
joe biden assemblea onu 2
Il metodo però è vecchio, non democratico, e non è certo che Africa, Asia e Sudamerica accettino seggi permanenti senza veto, ossia la terza categoria del Consiglio. Perciò l’Italia, che col ministro Tajani partecipa oggi a una riunione del gruppo “Uniting for Consensus”, resta convinta di avere la proposta migliore per bloccare quella che la emarginerebbe.
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