Jacopo Iacoboni per “la Stampa”
vladimir putin
Il 14 maggio 2020, neanche due mesi dopo l'ormai famosa telefonata tra Giuseppe Conte e Vladimir Putin che vara la missione di «aiuti russi in Italia per il Covid», Kirill Dmitriev - il capo del Fondo sovrano russo, potentissimo oligarca della prima cerchia di Putin - viene insignito di una delle più alte onorificenze della Repubblica, l'Ordine della Stella d'Italia, «a titolo di riconoscimento del supporto del Fondo sovrano russo nella lotta contro la pandemia. Grazie alle azioni congiunte del Fondo e del ministero della Difesa della Federazione Russa sono stati recapitati tempestivamente in Italia i sistemi di test mobili Emg ad alta precisione prodotti con il supporto del Fondo e utilizzati dal gruppo di specialisti inviati dalla Difesa russa in Italia».
Francesco Vaia DELLO SPALLANZANI 1
Veniamo poi informati che il Fondo «sviluppa partnership» con varie importanti aziende e istituti italiani, e «sta collaborando ai fini della ricerca dei nuovi strumenti di lotta contro il coronavirus». Undici mesi dopo, l'8 aprile 2021, Dmitriev firma di suo pugno, per la parte russa, un "Memorandum d'intesa per la collaborazione scientifica" tra l'Istituto Spallanzani, il Centro russo "Gamaleya", e il Fondo russo.
Vaccino Sputnik a Mosca
Il 4 marzo, appena un mese prima, gli Usa avevano già sanzionato 14 entità russe e tra queste tutti i principali centri di ricerca chimico-biologici russi, compreso il 48o Centro, che ha collaborato con il Gamaleya, e l'accademia di Kirov, da cui vennero tanti dei medici militari arrivati in Italia. Secondo Tesoro e Commercio Usa, questi centri hanno relazioni di diverso tipo con il dispiegamento di armi chimiche come il Novichok che ha avvelenato Alexey Navalny. Ma riavvolgiamo il filo ancora all'indietro.
Vaccino Sputnik V
A metà febbraio 2021 un "Gruppo di Lavoro Sperimentazione Vaccini e Terapie Innovative" dello Spallanzani, di cui diversi ricercatori interni dicono a La Stampa di non aver mai sentito parlare prima, produce un "parere tecnico scientifico sul vaccino Sputnik V", su carta intestata della direzione sanitaria (di solito per queste cose parla la direzione scientifica), primo firmatario il direttore sanitario Francesco Vaia.
Il "parere" riproduce contenuti di uno studio iniziale di Lancet su Sputnik V, e si chiude così: «In base a tali considerazioni si ritiene che il vaccino Sputnik V possa avere un ruolo importante nei programmi vaccinali contro la SARS.CoV-2». Poco dopo, italiani e russi firmano il Memorandum. Perché lo Spallanzani abbandona Reithera, un molto promettente vaccino adenovirale italiano che era stato annunciato un mese prima proprio all'Istituto, per abbracciare la sperimentazione di un vaccino adenovirale russo?
putin conte
In quella fase alcuni scienziati italiani non tacciono. Rischiano. Enrico Bucci muove rilievi molto seri e tecnici all'articolo di Lancet che pubblicava i risultati della fase 1 di Sputnik. E parla Antonella Viola, che oggi denuncia: «Quando sul vaccino Sputnik venne pubblicato il lavoro, insieme a Enrico Bucci e ad altri colleghi a livello internazionale scrivemmo su Lancet un commento per dire che il vaccino effettivamente non funzionava. In quei giorni, a parte che il mio telefono cominciò a dare dei seri problemi, ricevetti una telefonata molto strana, di una persona che disse di essere del ministero degli Interni, della sicurezza, non ricordo. E mi disse che voleva informazioni: voleva sapere se io sapessi di più sul vaccino Sputnik. Una strana telefonata, mi chiedeva dati».
AGOSTINO MIOZZO
Un importante dirigente dello Spallanzani «nel giugno 2020, due mesi prima che Putin annunciasse l'approvazione di Sputnik, viene avvicinato - ci viene messo per iscritto da una fonte, e confermato da altra fonte - da funzionari di stato russi che gli offrono parecchi soldi (circa 250 mila euro), ma lui prima ancora di farli finire, chiama i carabinieri e infatti qualche giorno dopo si presentano all'Istituto due signori dei Servizi per parlare con lui».
Sergey Kikot
Le pressioni russe sono vaste. I modi duri. Agostino Miozzo, allora coordinatore del Comitato tecnico scientifico, che partecipò a una riunione con il generale Luciano Portolano e il generale russo Sergey Kikot nei primissimi giorni della missione degli aiuti russi in Italia, ricorda: «Kikot voleva avere accesso a tutti i luoghi dell'amministrazione, e riteneva di essere stato autorizzato al massimo livello a farlo (noi lo impedimmo). Allora avevamo tutti rapporti ottimi coi russi. Tuttavia so per certo che le antenne si erano alzate alla Difesa italiana, che tirò un compasso di trenta chilometri per tenere i russi lontano da obiettivi sensibili militari in Italia».
ANTONELLA VIOLA
Proprio la toppa confermava l'esistenza del buco. Il Copasir, oggi in plenaria per la programmazione dei lavori, convocherà molto probabilmente l'allora premier Giuseppe Conte. Al Comitato, il Dis riferì che la missione-aiuti russi si era svolta in ambito sanitario, ma nella relazione annuale il Copasir scrisse poi che la vicenda dell'arresto di Walter Biot, il capitano di marina accusato (in un'altra storia) di spionaggio per i russi, non era affatto isolata: «Un chiaro esempio del metodo di avvicinamento a soggetti appetibili operato dai servizi russi, caratterizzato soprattutto nello status degli officer presenti nei vari Paesi occidentali, i quali sono tutti o quasi tutti coperti da status diplomatico e in genere tendono a infiltrare le istituzioni. Cercano anche aspetti economici».
walter biot