Emiliano Guanella per “la Stampa”
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Il cuore di Maradona, che pesava il doppio del normale, non è più con lui, ma sul tavolo di un laboratorio specializzato a La Plata dove oggi sarà analizzato a fondo dai medici forensi che stanno indagando sulla sua morte. I migliori esperti in materia condurranno sotto gli occhi dei procuratori Laura Capra e Cosme Iribarren un accurato esame istologico per approfondire il risultato della prima autopsia, che determinava un edema polmonare ed insufficienza ventricolare.
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Si vuole andare a fondo e per questo sono stati estratti frammenti di altri organi, oltre a urina, sangue e una ciocca di capelli. L'esame tossicologico scoprirà se c' erano nel suo corpo tracce di alcool o sostanze stupefacenti, quello su organi e tessuti se c' erano delle patologie che non sono state curate come meritavano.
L' Argentina è ancora stravolta dalla perdita del campione, la sensazione è che si voglia arrivare ad un colpevole, un responsabile di quanto è successo. Nessuno può accettare che il maggior idolo nazionale sia stato abbandonato a se stesso, alla sua depressione, al suo delicatissimo stato di salute.
DALMA MARADONA
Convalescente dopo un' operazione al cervello Diego soffriva di un quadro di depressione e d' alcolismo, ma è morto per un attacco di cuore. Per il neurochirurgo Leopoldo Luque non c' erano problemi cardiaci, ma le sue parole cozzano con quanto dice l' infermiera Dahiana Gisela Madrid, che si sta rilevando una fonte importante per la procura. Mediante il suo avvocato la Madrid ha detto che Maradona aveva battuto la testa il 18 novembre e che il giorno dopo stava soffrendo di tachicardia, con il cuore a 115 battiti per il minuto.
«Il battito alto è una conseguenza delle pastiglie che prendeva per la depressione, ma nessun cardiologo lo ha visitato». Per gli inquirenti risulta chiaro che c' è stata una negligenza da parte dei medici. Il cerchio si chiude, oltre che su Luque, anche sulla psichiatra Agustina Cosechov il cui studio è stato perquisito ieri pomeriggio. La si considera responsabile delle scelte che venivano prese, ad iniziare dal «ricovero domiciliare» poco adatto al trattamento di un paziente nel suo stato.
matias morla e diego armando maradona
L' ex compagno di squadra Oscar Ruggeri ha riportato in televisione quanto gli ha detto Claudia Villafane. «Viene da morire nel vedere il posto dove l' hanno messo». L'avvocato dell' infermiera ha rincarato la dose. «La casa non era preparata per accoglierlo, non c' era un piano per un' emergenza. Non si capisce perché non l' abbiano portato a casa sua, a Brandsen, dove si sarebbe sentito più a suo agio».
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Le figlie Giannina e Jana, oltre all' ex fidanzata Veronica Ojeda, assieme al piccolo Diego Fernando sono andate e visitarlo, ma lui non aveva voglia di parlare, sembrava un leone malato chiuso in una gabbia. La giustizia ha esaminato anche le conversazioni del gruppo di whatsapp composta da Dalma, Giannina, Jana, Diego Junior e la psichiatra Cosachov. Il 14 novembre Dalma propone di cercare un medico che coordini il pool, Giannina chiede come sta il padre, Jana risponde che sta vedendo video di vecchie partite, ma che si lamenta perché vorrebbe più privacy.
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Mentre le indagini proseguono e si attende il risultato degli esami ci si chiede che fare con i resti di Diego. Lui voleva essere sepolto accanto agli amatissimi genitori, ma c' è il rischio di trasformare il cimitero Bella Vista, ancora presidiato dalla polizia e chiuso agli estranei, in un mausoleo non autorizzato, oltre al timore che la tomba sia profanata. La storia argentina ha una lunga tradizione di necromania; nel 1987 fu profanata la tomba del generale Peron, il cadavere della moglie Evita fu nascosto per 13 anni sotto mentite spoglie al cimitero Musocco di Milano per paura di atti vandalici.
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Per ora, comunque, non si può fare molto: la legge argentina impedisce la cremazione quando c' è un' inchiesta aperta e poi ci sono le istanze di riconoscimento di altri presunti figli di Maradona, tra Argentina, Cuba e la Colombia. Dopo una vita vissuta a mille all' ora per Diego non c' è pace nemmeno dopo la morte.
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