inter milan
Ha fatto precedere la lettera da una telefonata: «Vorrei che la considerasse lo sfogo di un padre scandalizzato e amareggiato che ha portato per la prima volta il figlio di 9 anni allo stadio. La prima e anche l’ultima, e spiegherò perché. Può anche non firmarla, non è questo l’aspetto più importante e poi non sono alla ricerca di visibilità». Dopo averla letta non credo che serva una risposta, un commento: dentro c’è tutto, ci sono i nostri stadi.
L’autore, il padre, ad ogni modo, è un magistrato, Roberto Spanò, presidente della sezione Penale del Tribunale di Brescia. Caro direttore, scrivo per segnalare gli incresciosi episodi di cui sono stato - purtroppo - spettatore nella giornata del 5 febbraio, in occasione del derby Inter-Milan, verificatisi, a mio giudizio, anche e soprattutto a causa delle gravi manchevolezze evidenziate dal servizio d’ordine gestito dalla società ospitante.
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Sabato pomeriggio mi sono recato al Meazza a seguito delle insistenze di mio figlio di 9 anni, che mai aveva assistito prima di quel momento dal vivo a una partita di calcio. Forse, ingenuamente, non avendo dimestichezza con lo stadio, non ho considerato che i biglietti del primo anello blu mi avrebbero esposto alle angherie di parte dei tifosi della squadra avversaria, assiepati (ma i posti non dovrebbero essere a sedere?) lungo la ringhiera dell’anello superiore. Pensavo, evidentemente a torto, che certi fenomeni appartenessero al passato.
Una volta raggiunti i posti assegnati, il clima festoso vissuto all’esterno si è infatti ben presto trasformato in un incubo. Dall’alto è cominciato a piovere di tutto, acqua, birra e, soprattutto, sputi. Per sottrarre me e il bambino al tiro al bersaglio mi sono avvicinato alla ringhiera dietro la porta, giusto in tempo per vedere sotto i miei occhi un ragazzo cadere nel vuoto a testa in giù ad un altezza di più di due metri in un eccesso di esultanza dopo la rete segnata dall’Inter.
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La scena è stata di notevole impatto. Dapprima il tifoso non ha dato segni di vita, poi, quando si è girato, aveva il volto completamente imbrattato di sangue. L’incidente è sfuggito del tutto agli steward, intervenuti solo a seguito di ripetute invocazioni di soccorso da parte dei presenti.
Il peggio è tuttavia accaduto dopo, quando un gruppo di persone vestite di nero e incappucciate si è materializzato all’improvviso nel nostro settore iniziando a colpire con calci e pugni tutti coloro che trovavano sulla loro strada, provocando un fuggi-fuggi generale. Per fortuna la capienza limitata ha ridotto l’eventualità che si creasse una calca pericolosa.
Gli steward? Non pervenuti. Mio figlio, di fronte a tanta violenza, si è impressionato e si è messo a piangere a dirotto, chiedendomi di tornare subito a casa. Mentre cercavo di tranquillizzarlo, anche con l’aiuto di altri spettatori che, vedendo la scena, si erano inteneriti, sono proseguiti gli sputi e il lancio di oggetti, tra cui due bottiglie di plastica (di piccole dimensioni) che hanno reso vano ogni ulteriore tentativo di sdrammatizzare ciò che accadeva.
invasore picchiato dagli steward durante il derby di milano 9
E gli steward? Di nuovo assenti. Volgendo lo sguardo verso l’angolo di destra del terreno di gioco si poteva scorgere una vistosa macchia gialla creata dalla concentrazione in quel luogo di una ventina di addetti alla sicurezza.
Le due invasioni di campo e la reazione maldestra del personale di vigilanza cui abbiamo assistito nell’abbandonare l’impianto hanno costituito la cartina di tornasole della inadeguatezza del servizio d’ordine, i cui compiti, a quanto pare, sono quelli di invitare i tifosi (quelli non facinorosi) a stare seduti e a indicare i posti assegnati.
invasore picchiato dagli steward durante il derby di milano 8
Con grande amarezza, ma senza poter ribattere, nel rincasare ho appreso che mio figlio non ha intenzione di mettere più piede in uno stadio di calcio.
Aggiungo che quanto accaduto non ha avuto nessuna eco, per quanto a mia conoscenza, sui mezzi d’informazione; men che meno sono state mostrate le riprese televisive dei disordini. Evidentemente si è preferito nascondere la polvere sotto il tappeto per non danneggiare l’immagine che si vuole dare all’estero del campionato italiano.
roberto spanò