mario draghi joe biden
Alessandro Barbera per “la Stampa”
«Sono pessimista e preoccupato, non vedo soluzioni». Se ci si fermasse alle immagini dei sorrisi in favor di telecamere, si potrebbe dedurre che il vertice di Versailles dei Ventisette capi di Stato europei sia solo uno dei tanti. Le parole di Emmanuel Macron ai giornalisti e le impressioni raccolte dopo la prima giornata restituiscono altro. Mario Draghi è persino più pessimista e preoccupato del collega francese. E non solo per le sorti del conflitto: ai giornalisti lo nega, ma nelle conversazioni con i ministri del suo governo teme per l'Italia una spirale di recessione.
SALVINI PUTIN
Dopo una lunga telefonata mercoledì, il premier anticipa il programma della trasferta in Francia per vedere di persona Macron all'Eliseo. Draghi è consapevole di non avere un ruolo centrale nella trattativa diplomatica. Le scorie dei governi gialloverdi e l'ambiguità di Cinque Stelle e Lega verso Mosca e Pechino pesano ancora. L'autorevolezza e la fede atlantista di Draghi non bastano. La telefonata a quattro di lunedì fra Washington, Parigi, Berlino e Londra è stato il primo indizio.
mario draghi joe biden g20 9
La controprova precede di poche ore il vertice di ieri: Macron organizza una telefonata con lo Zar di Russia e il tedesco Olaf Scholz. Non ne esce nulla di buono, ma è la conferma che quel poco di peso l'Europa lo può spendere ancora solo grazie all'antico asse franco-tedesco. Per Draghi quel che conta è minimizzare le conseguenze della guerra.
Siamo il Paese che più di altri dipende dal gas russo, con la benzina più tassata d'Europa, in affanno per il blocco delle forniture di grano e semi di girasole dall'Ucraina. Il vertice offre il peggio della tradizione comunitaria: tedeschi, olandesi, austriaci e ungheresi si alleano per la linea morbida sul gas russo, e frenano chi vorrebbe nel comunicato finale mandare un segnale forte a favore dell'ingresso dell'Ucraina nell'Unione.
grillo con l'ambasciatore cinese
Draghi, che all'inizio del conflitto sull'energia era sulla linea tedesca, ora fa di necessità virtù: l'importante è che il taglio delle forniture russe non sia superiore alla quantità di gas che può essere realisticamente rimpiazzato. Dopo i contatti con Algeria e Qatar sul metano, ieri si è preoccupato di aiutare l'Eni a compensare il taglio del petrolio di Mosca: la prima telefonata è stata con il governo del Congo.
«L'Europa cambierà di più con la guerra che con la pandemia», dice Macron. A un mese esatto dal primo turno delle presidenziali, il francese deve mostrare un lato ottimista. Ma non ha torto: l'Unione uscirà da Versailles con un aumento significativo del budget per la difesa comune. Con un però: senza la svolta di Scholz, che ha deciso nel frattempo cento miliardi di nuove spese per l'esercito tedesco, mai l'Europa sarebbe stata in grado di fare un simile passo. Nemmeno con la guerra alle porte e due milioni di rifugiati da gestire.
salvini putin
Al vertice i profughi ucraini è come se non esistessero: non c'è in agenda nessun piano di redistribuzione, perché sta avvenendo nei fatti, e perché i leader sanno che se ne discutessero finirebbero per litigare. Meglio dividersi su cose meno imbarazzanti. L'olandese Mark Rutte affossa ad esempio l'ambizione di Macron e Draghi di un nuovo Recovery Plan per finanziare le nuove spese per la Difesa: ognuno farà per sé. Resta da capire se per fare di più occorra che la guerra superi i confini dell'Ucraina. -
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