Gianluca Baldini per “la Verità”
Con il matrimonio tra Fca e Psa alle porte, ora il tema che più preoccupa i lavoratori è quello occupazionale. Ieri il premier Giuseppe Conte ha detto che si tratta di una «un' operazione di mercato, non posso giudicare l' accordo ma quello che preme al governo è che sia assicurato il livello di produzione e quello di occupazione in Italia e quindi la continuità aziendale».
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Dal canto suo, il ministro francese dell' Economia, Bruno Le Maire, ha fatto sapere di accogliere «favorevolmente» il progetto di fusione tra Psa e Fca, ma lo Stato francese, azionista di Psa al 12%, resterà «particolarmente vigile» sulla tutela dell' apparato industriale in Francia, ha spiegato in una nota diffusa dal ministero francese.
I TIMORI DEI DIPENDENTI
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Tra gli obiettivi del nuovo colosso automobilistico, spiegano da Fca e Psa, ci sarebbe l' intenzione di dare il via a «sinergie annuali a breve termine stimate in circa 3,7 miliardi di euro, senza chiusure di stabilimenti». Non chiudere gli stabilimenti, però, non è per forza garanzia di occupazione. Il timore dei lavoratori è infatti che il numero di stabilimenti resti inalterato, ma non il numero di posti di lavoro. La paura maggiore, poi, è che i tagli a livello occupazionale finiscano per essere attuati più in Italia che non in Francia, Paese dove storicamente il governo, che è anche socio di Psa, è sempre attento a non perdere posti di lavoro.
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Al momento il Lingotto ha nove impianti sparsi sul territorio europeo che si occupano di produrre automobili (a questi si devono aggiungere molti altri stabilimenti che producono componentistica). Psa, che ha di recente comprato la tedesca Opel, conta invece su 14 siti produttivi da cui escono macchine.
john elkann presidente del gruppo fca
Le due aziende coinvolte nel sodalizio hanno fabbriche gestite in maniera diametralmente opposta. Fca è un gruppo che semmai soffre di sovracapacità produttiva cronica, soprattutto negli stabilimenti italiani, dove il ricorso alla cassa integrazione non è più un provvedimento straordinario ma, con il tempo, sempre più abituale. Lo stabilimento di Mirafiori, per fare un esempio, lavora a metà della sua capacità. Per intendersi, un buon impianto lavora ad almeno l' 80%.
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Gli ingredienti, dunque, perché la Francia si tenga i suoi posti di lavoro a scapito dell' Italia, ci sono tutti. Inoltre, l' ad del gruppo Psa, Carlos Tavares - l' uomo che guiderà il nuovo colosso italofrancese - ha rimesso in sesto Psa nel 2014 e Opel nel 2017 tagliando i costi (e le teste), semplificando le linee produttive e facendo salire i prezzi in listino. Perciò la sua «ricetta» per risanare le aziende è ben nota.
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A questo si aggiunga che Psa ha già annunciato l' intenzione di portare il tasso di utilizzo delle sue fabbriche entro il 2022 all' 85%, attraverso il rimpatrio di modelli costruiti altrove o da altre case automobilistiche partner. Anche in questo caso, più produzione in Francia e meno all' estero Il problema, dunque, è tutto di natura politica. La Francia, come azionista di Psa, avrà tutto l' interesse a spingere perché venga garantita il più possibile l' occupazione entro i confini transalpini e tutto questo potrebbe avere importanti ripercussioni sull' occupazione degli stabilimenti italiani e non solo di Fca.
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«È ancora presto per capire cosa succederà sul piano occupazionale. Il nostro vantaggio», spiega alla Verità un portavoce della Federazione italiana metalmeccanici Fim Cisl, «è che le fabbriche Fca sono state rinnovate tutte più di recente rispetto a quelle Psa». Un' arma a doppio taglio, spesso gli stabilimenti più moderni sono anche quelli che vanno avanti con il minor numero possibile di dipendenti.
GIANNI AGNELLI A MIRAFIORI carlos tavares psa 1
«È probabile però che ci saranno problemi sul piano occupazionale per le aziende del gruppo Fca che non si occupano strettamente di automotive come ad esempio Comau», che produce impianti di automazione industriale.
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«In quel caso bisogna capire come intendano muoversi i due gruppi in questione. La soluzione al problema può essere solo di natura politica. Il punto è che mentre il governo francese è già al lavoro per evitare che ci siano ripercussioni sul piano occupazione, in Italia le istituzioni non si sono ancora mosse davvero».
EVITARE I DOPPIONI
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Un altro esperto contattato dalla Verità, Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor, istituto di ricerca indipendente sull' economia del settore automotive e professore all' Università di Bologna, spiega che «l' unico modo per evitare problemi sul piano occupazionale è quello di lavorare a modelli che non siano sovrapponibili». Alla base del sodalizio tra Fca e Psa c' è «l' utilizzo di piattaforme comuni. Quello è il segreto: utilizzare la stessa piattaforma per produrre modelli il più possibile diversi e che non si facciano concorrenza tra loro».
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La verità è che, per salvare il posto dei dipendenti Fca, serve che il governo faccia «muro contro muro» con l' esecutivo francese. Se non si fa nulla e Parigi avrà la meglio, per il mercato del lavoro italiano saranno guai.
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