Miriam Massone per "la Stampa"
AURELIO PICCA
C' è chi dice «no». Nicola Lagioia, scrittore e direttore editoriale del Salone del Libro di Torino, da novembre in libreria con La città dei vivi (Einaudi), mette le mani avanti e fa un passo indietro: un «tango» necessario per chiarire, preventivamente e pubblicamente, che non intende essere candidato al premio letterario più importante d' Italia, lo Strega, quello a cui ogni autore ambisce, il «pallone d' oro» della letteratura italiana dal 1947. La decisione, per nulla scontata e a lungo meditata, arriva proprio nei giorni decisivi: c' è tempo, infatti, fino al 5 marzo per inviare le segnalazioni.
Chance di finire nella cinquina (e magari vincere) ne avrebbe avute, considerato il feedback dei lettori e il consenso della critica: la possibilità di giocarsela era concreta, visto che tra i 400 Amici della domenica, ovvero i grandi elettori del premio, c' è chi voleva proporlo.
AURELIO PICCA - IL PIU' GRANDE CRIMINALE DI ROMA E' STATO AMICO MIO
«Allo Strega non è sufficiente che qualcuno ti candidi. Devi accettare la candidatura. Io non solo l' ho già vinto, ma l' ho fatto con il mio libro precedente, La ferocia», spiega Lagioia con un post che ha ottenuto like da oltre 1800 fan. «Temo, vale a dire, che tornare a partecipare ora possa essere un gesto di arroganza, non solo verso gli altri, ma (poiché non ci si conosce mai fino in fondo) anche verso me stesso».
Nel suo ultimo libro racconta l' omicidio di Luca Varani, una storia vera, l' identikit del Male sullo sfondo di una Roma malata, con la chirurgica penna di un narratore a tratti storiografo e anche un po' cronista. Un parto che ha richiesto una lunga gestazione:
«Sono uno scrittore lento, pubblico un libro ogni cinque o sei anni, è un lavoro a cui dedico tutto me stesso, sono felice per ogni lettore in più che riesco a raggiungere.
Aurelio Picca
Però penso anche che fare ogni tanto un passo indietro potendone fare uno in avanti sia un buon insegnamento, un esercizio di misura e (a suo modo) una scommessa». Nel gesto di Lagioia dunque non c' è nessuna polemica, anzi, lui si dice grato con chi «reputa che il mio libro possa ambire a un premio tanto prestigioso».
Lo stesso Stefano Petrocchi, direttore dello Strega, definisce La città dei vivi un «libro splendido, che tanti avrebbero visto bene a concorrere per il premio». Poi puntualizza: «Lui non ha rinunciato alla candidatura, ha piuttosto chiesto e chiarito, proprio perché se ne discuteva molto, di non essere candidato e di non volerlo essere: sono due cose diverse».
In realtà avrebbe potuto partecipare nonostante avesse già conquistato il podio nel 2015: se trascorrono più di tre anni si può infatti ritentare. Ma è evidente che per Lagioia è questione di merito e non di metodo. Non è il gesto di un ribelle, la protesta di un anticonformista allergico alla competizione, ma piuttosto un patto con sé stesso, «una questione privata».
Aurelio Picca
E infatti Lagioia non giudica i colleghi che invece la doppia candidatura l' hanno vissuta senza troppi pensieri: la scorsa edizione il premio è andato, per Il colibrì, a Sandro Veronesi, già vincitore nel 2006 con Caos calmo. «Credo che l' idea di incoraggiare chi ha già vinto lo Strega a parteciparvi una seconda volta sia, oltre che sensata, giusta», dice ancora Lagioia. «Veronesi ha fatto bene a partecipare l' anno scorso».
Ma ciascuno ha la propria storia, e quella di Lagioia vive di tempi lenti e cammini lunghi: «So che con La città dei vivi è successo qualcosa di diverso rispetto a ciò che ho fatto in passato. È il motivo per cui continuerò ad accompagnare questo libro nel suo viaggio, sperando faccia ancora strada».
2 - PICCA ALLO STREGA TRA I CANDIDATI PURE MARILÙ OLIVA
aurelio picca
Ida Bozzi per il "Corriere della Sera"
Si infoltisce il numero dei candidati al Premio Strega, con le dieci nuove proposte degli «Amici della domenica» pubblicate ieri. E diventano ufficiali anche le prossime scadenze del premio: il 22 marzo sarà resa nota la dozzina dei semifinalisti, il 10 giugno si terrà la votazione per la cinquina, l' 8 luglio la serata finale.
Tra i candidati da ieri c' è Aurelio Picca, con Il più grande criminale di Roma è stato amico mio , edito da Bompiani e proposto da Edoardo Nesi. Proprio Nesi aveva annunciato l' intenzione di candidare Picca su «la Lettura» #462 del 4 ottobre 2020 e ieri lo ha fatto spiegando che il libro offre, si legge nelle motivazioni, «il portento del male raffigurato, e nelle pagine migliori arriva a svolgere uno dei compiti più sacri della letteratura, quello di mostrarci il mondo slabbrato e vuoto e insensato nel quale viviamo».
AURELIO PICCA
Ambientato sui colli Albani, tra i laghi Albano e Nemi, il libro è ispirato alla storia vera della banda di Laudovino De Sanctis e ai sequestri di persona che terrorizzarono Roma negli anni Settanta, vista con gli occhi di un apprendista criminale, Alfredo Braschi.
Non è un romanzo storico bensì un' epopea («Non mi interessa la storia, ma la leggenda», chiarisce Picca) e nemmeno una crime story . «Con i libri di crime - spiega lo scrittore - non c' entra. È lo specchio dell' antico, del pagano di quei luoghi, è la storia di quest' uomo, Alfredo, che deve fare i conti feroci con la propria vita ma ha anche una grande umanità».
AURELIO PICCA
Lieto della candidatura e della «grande generosità di Nesi», Picca prosegue: «Sono contento, anche perché il libro mi è costato molta fatica, mi ha coinvolto: ho fatto come gli attori dell' Actors Studio, sono andato a vivere sul lago Albano per scrivere il romanzo. Che è terribile, ma anche celeste , nel senso dantesco del cielo della Luna. Me lo sono scritto addosso». Narratore di un mondo e di un' epoca con le sue ruvidezze e dolcezze, Picca conclude che «Hemingway diceva: "Scrivo le storie che conosco". E io aggiungo: ma non per fare autobiografia. I colli Albani sono luoghi arcaici molto potenti, sono i luoghi a Sud di Roma dove Roma è nata. E io amo la geografia dei miei romanzi: per me i luoghi sono personaggi principali, non caratteristi».
Tra le candidature annunciate dai rumor anche quella di Marilù Oliva con Biancaneve nel Novecento (Solferino) proposto da Maria Rosa Cutrufelli («Mescola il presente al passato - spiegano le motivazioni - per raccontarci come il dolore e la sofferenza non si lascino dimenticare»). Gli altri candidati sono Patrizia Busacca con Madri gotiche (Linea edizioni) proposto da Giorgio Amitrano; Benedetta Cosmi con Orgoglio e sentimento (Armando Editore) candidato da Antonio Augenti; Alessandro Gazoia con Tredici lune (nottetempo) proposto da Gaia Manzini.
nicola lagioia foto di bacco
Si prosegue con due libri editi da Ponte alle Grazie, Cara pace di Lisa Ginzburg, proposto da Nadia Terranova, e Gli affamati di Mattia Insolia candidato da Fabio Geda. E poi Sabrina Ragucci con Il medesimo mondo (Bollati Boringhieri) portato da Maria Teresa Carbone; Alessandro Raveggi con Grande Karma (Bompiani) presentato da Giorgio Van Straten; Isabella Schiavone con Fiori di mango (Lastaria) candidato da Giulia Ciarapica. I nomi si aggiungono ai cinque già candidati: Paolo Di Stefano, Antonella Lattanzi, Loredana Lipperini, Stefano Sgambati ed Emanuele Trevi. Per gli altri, gli «Amici» hanno tempo fino al 5 marzo.
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