ALESSIA CANDITO per repubblica.it
arresti gioia tauro
Alla sua età c’è chi si intrattiene con i videogiochi, chi preferisce il pallone e chi si divide fra i due. Il figlio di Agostino Cambareri, 46enne di Gioia Tauro arrestato oggi come capo di una piccola ma agguerrita organizzazione in grado di piazzare droga in tutta la Calabria, a soli 8 anni faceva il narcotrafficante. E non per gioco. “Questo qua un giorno mi farà le scarpe” si vantava il padre, orgoglioso di quel bambino “addestrato” a gestire insieme a lui un gigantesco giro di spaccio.
porto gioia tauro
Perfettamente a conoscenza di tutte le attività criminali del padre, al piccolo non è stato risparmiato nulla. Sotto le direttive del genitore, arrestato oggi dai carabinieri insieme ad altre 12 persone, era il bambino a gestire tramite messanger i contatti con spacciatori e sodali, assisteva agli incontri e per tutti era una presenza fissa e affidabile.
E nessuno del gruppo ha mai avuto remore ad interloquire con il figlio del capo, nonostante i suoi soli 8 anni, per trasmettere messaggi su forniture o cessioni di droga. Meno che mai ha esitato a coinvolgerlo Cambareri, che insieme al bambino ha persino consegnato una dose ad una cliente abituale, per poi scherzare con lui “hai visto com’era ubriaca quella?”.
baby narcos
Addestrato dal padre a riconoscere tutte le droghe, così come i materiali migliori con cui tagliarle, veniva messo al corrente anche degli “incidenti di percorso” come quello provocato da una partita tagliata male e da sostituire in fretta “prima che qualcuno finisce in ospedale”.
Al piccolo, Cambareri spiegava anche come e fino a che punto di potesse “cucinare” la cocaina. “Quelli, gli additivi, non mi servono più a niente! Allora io solo una cosa devo fare, come me ne portano altri chili... gli ho detto di portarmeli sia ad uno che all'altro” gli spiegava intercettato in un’occasione. In un’altra invece commentava scontento “questa solo si fa con l'acqua. Viene con Antonio per riprendersela Come si è combinata!”. E il bambino, che probabilmente stava guardando o toccando il panetto, interveniva con fare esperto “gingomma!” (gomma da masticare ndr).
Prudente come un criminale consumato, nei mesi in cui il padre è stato intercettato, più volte gli investigatori lo hanno sentito parlare come un sodale in tutto e per tutto inserito nell’organizzazione. Anzi, quasi un prezioso consigliere per il genitore. È stato il bambino per esempio a raccomandare al padre di coprire le tracce dei suoi traffici, ricordandogli di coprire la buca in campagna dove presumibilmente erano stati bruciati degli scarti di lavorazione. “D’ora in poi non si brucia più niente, si porta via con i sacchi” concordava contento il padre.
droga
Oltre alla pratica, l’apprendistato criminale del piccolo comprendeva anche la teoria. Attento, ascoltava con interesse quando Cambareri, ascoltato dalle cimici, gli spiegava le dinamiche del traffico internazionale e la differenza nella gestione dei contrasti fra l’Italia e l’America Latina. “Sai che facevano – racconta, intercettato dagli investigatori – una guerra succedeva qua ... avevano kalashnikov, tutto ... così lo potevi ammazzare, lo sotterravi e non sapeva niente nessuno, invece lì i colombiani .. venivano qua e sai che facevano? Il macello».
Sulle forze dell’ordine invece, il bambino non aveva necessità di lezioni, perché già sembrava aver assimilato il disprezzo, se non l’odio per le divise. “Tutti gli stessi” lo hanno sentito commentare quasi disgustato, quando il padre si è accorto di essere stato seguito e fotografato da agenti in borghese.
carabiniere
“Questa è la fotografia peggiore delle dinamiche purtroppo così comuni della nostra terra da aver spinto il Tribunale dei minori ad avviare il programma per allontanare i figli da questo genere di famiglie” ha detto il procuratore Giovanni Bombardieri. Un destino che potrebbe toccare anche al giovanissimo figlio di Cambareri, trasformato dal padre in un baby trafficante prima ancora di raggiungere l’età della punibilità per legge. O magari, proprio per questo.
carabinieri