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    PIERINO, LA “PESTE” DEL DIAVOLO! POCHI GIORNI DOPO LA SCOMPARSA DELL’INTERISTA CORSO, MILANO PERDE UN ALTRO NUMERO 11: PIERINO PRATI, L’ATTACCANTE CHE VINSE TUTTO CON IL MILAN – QUANDO SI PRESENTO’ A ROCCO IN STILE FIGLIO DEI FIORI, IL 'PARON' LO FULMINÒ COSÌ: “GO DOMANDA’ UN ATTACCANTE, NON UN CANTANTE” - IN AZZURRO NON EBBE MAI MOLTO SPAZIO, GLI ANNI ALLA ROMA E IL RICORDO DI BRUNO CONTI – VIDEO


     
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    Stefano Mancini per “la Stampa”

     

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    Pochi giorni dopo Mariolino Corso, ci ha lasciato anche Pierino Prati. Il derby dei numeri 11, la Milano del calcio che negli Anni Sessanta domina in Italia e in Europa, ha perso due protagonisti particolarmente amati dalle due metà del tifo, che a entrambi avevano attribuito il diminutivo. Prati è morto a 73 anni dopo una lunga malattia. Nato a Cinisello Balsamo nel 1946, con la maglia della Nazionale vinse gli Europei del 1968 e visse dalla panchina la finale ai Mondiali di Messico 1970 contro il Brasile.

     

    In azzurro non ebbe mai molto spazio, chiuso com’era da un certo Gigi Riva a sinistra e Boninsegna in centro, ma riuscì comunque a ritagliarsi quattordici presenze impreziosite da sette reti. È con la maglia rossonera che ha lasciato un segno indimenticabile. Fu preso che era un ragazzino e poi mandato in prestito prima alla Salernitana e poi al Savona. Di ritorno al Milan nel 1967, ancora ventenne, fu presentato dai dirigenti a Nereo Rocco, che chiedeva rinforzi in attacco ma non c’erano i soldi per fare grandi acquisti. Prati si presentò in stile figlio dei fiori, con una sgargiante camicia hawaiana. Il Paron lo fulminò così: «Go domanda’ un attaccante, non un cantante».

     

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    Come andò è storia. Il giovanotto scese in campo e cominciò a segnare a raffica, 15 reti in 23 partite, capocannoniere nella stagione del debutto in Serie A. Quell’anno il Milan mise in bacheca campionato e Coppa Italia, nella stagione successiva arrivò la Coppa dei Campioni: celebre la finale al Santiago Bernabeu, tre gol all’Ajax di Crujiff (altro giovincello che farà la storia del calcio), l’ultimo di testa su assist telecomandato di Rivera. Poi arrivò anche l’Intercontinentale nella doppia, drammatica finale contro gli argentini dell’Estudiantes, per un en plein che non sarà più ripetuto fino all’era Berlusconi. Nel Milan, Pierino vinse ancora Coppa Italia e Coppa delle Coppe nel 1973, fallendo il triplete nella fatal Verona: la sconfitta 5-3 che regalò in extremis lo scudetto in volata alla Juve, e una delusione che brucia ancora in casa rossonera.

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    Prati lasciò Milano alla fine di quella stagione per lui tormentata da una serie di infortuni. Ma non furono né la delusione né la sensazione che il suo talento stesse entrando nella parabola discendente a indurre la società a liberarsene dopo 209 partite e 102 gol. Albino Buticchi, presidente rossonero oltre che petroliere, era stato investito dalla crisi del petrolio. Andreotti gli promise il suo aiuto, ma volle in cambio Prati alla Roma. Affare fatto. Pierino si trasferì nella Capitale, dove in giallorosso segnò 28 reti in 82 partite di campionato, senza però vincere più nulla. Nella serata sono arrivati messaggi di cordoglio. «Dal Bernabeu alla Bombonera: Piero Prati ha dato lustro in tutto il mondo ai colori rossoneri. Ciao Piero». Con questo tweet il Milan ha salutato il suo grande attaccante, mentre Stefano Pioli gli ha dedicato il successo per 4-1 a Lecce, alla ripresa del campionato dopo la lunga sosta. «Riposa in Pace Grande Pierino» ha scritto invece Bruno Conti sul proprio profilo Instagram, postando una foto che lo ritrae con Prati ai tempi della Roma, due generazioni di campioni.

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