Quirino Conti per Dagospia
QUIRINO CONTI CARLA FENDI PIERO TOSI A SPOLETO
Quando insieme a Natalia Aspesi ci capitava di essere a Roma, avevamo preso l’abitudine di incontrarci per cena con Carla Fendi; che, orgogliosissima della sua città, ce ne svelava ogni perfezione e qualsiasi segreto. Tra questi, tra amici che sceglieva "pour faire beau le paysage", il più prezioso, il Magnifico, era Piero Tosi. Da lei richiesto come la meraviglia delle meraviglie: come un dono sempre atteso e mai deludente.
Incontrai e conobbi Piero Tosi dentro una foggia elegante e austera: camicia grigia, cravatta monocroma e in tono, abito del medesimo colore. Ma, da subito, di altro tono si rivelò la sua conversazione, che pungolata e stimolata dai presenti-complici lasciava noi – nuovi a quel cenacolo – incantati.
piero tosi con zeffirelli sul set de la traviata
Con la naturalezza del conoscitore narrava infatti volentieri non solo dei suoi esordi professionali nel teatro e nel cinema, ma anche degli studi e della giovinezza a Firenze, in piena guerra; e di amici e maestri straordinari: da Palazzeschi e Rosai a un singolarissimo antiquario che si spostava solo su un carrozzino tirato da un pony scampanellante; fino agli "americani", presenza salvatrice in quella città semi-distrutta.
piero tosi 1 piero tosi 3
Raccontava che da ragazzo (poco più che un bambino) aveva persino lavorato accanto a loro in un ospedale militare fiorentino. E il suo racconto era sempre tra l'estasi di quel che vedeva e si incideva in lui – come ogni cosa – lasciando stigmate e ferite d'incanto; e caratteri e notazioni sociologiche assieme ad appunti più spregiudicati e arditi.
Costantemente immersi in un'anomala sensibilità già da allora totalmente definita. Era difficile, a quel punto, distinguere in lui il semiologo dal geniale costruttore di immagini. Lui che le leggende vogliono si attardasse per giorni attorno a una piega ma che poi, con la medesima precisione, concludeva le sue riflessioni affermando che il cinema non è altro che un grande oblò: dal quale si affacciano un volto e uno sguardo. Nient'altro.
piero tosi, lucia bose', danilo donati
In tal modo andavo scoprendo in lui una profonda consonanza con chi afferma che ogni epoca ha certo un abito, una forma, ma soprattutto un "volto", una fisionomia vincitrice; e dunque che gli abiti, seppure graziati dalla filologia e da quella poeticità che solo Piero sapeva misteriosamente imporre, in realtà avrebbero sempre dovuto cedere il passo a una “testa acconciata" e conformata a una “fisionomia interiore" che era solo di quel Tempo e non di un altro.
quirino conti piero tosi gabriella pescucci carla fendi giorgio ferrara
E poi i racconti su Silvana Mangano: che al Lido, mentre si girava Morte a Venezia, nella stanza d’albergo dove le stava costruendo addosso la madre di Tadzio, per un attimo vide come svanire davanti propri occhi, per poi ricomporsi nell’ovale di uno specchio in quell’aristocratica polacca. E su Anna Magnani, Alida Valli, Sophia Loren, Claudia Cardinale; e su quanti altri – un’infinità – sotto il suo sguardo magistrale aveva avviato verso un’anima e un’identità diverse.
mostra in onore di piero tosi (9)
Uscendo da quelle serate con la prospettiva di un rapido rientro a Milano, ci sentivamo condannati a un esilio: dove, in altre serate nelle quali costituire adepti e neofiti, potevamo solo perpetuare il culto di Piero Tosi. Un culto sofisticato ma anche umanissimo: per come Piero – lo scoprimmo con il tempo – si concedeva e si concede agli affetti; e per come li coltiva fino all’immolazione di sé, si direbbe.
Tanto che, non di rado, divenne vittima di una voce a lui ben nota: quella di una distinta signora – in realtà un uomo – che dai Castelli Romani lo raggiungeva per farsi narrare ancora una volta qualcosa dell’amata Maria Callas. E lui, tollerante e paziente, scendeva nell’androne di casa per concedersi ancora una volta a quel bizzarro rito: nato chissà dove e come in una simile e curiosissima mania.
tosi visconti mangano
Ho avuto la fortuna di lavorare con Piero in poche ma felicissime occasioni, tutte indimenticabili e tutte a Spoleto. La prima, per vestire Peppe Barra in un Théâtre minute che lo vedeva rinato come un Gilles di Watteau; quindi, impegnati con le voci bianche della Cappella Sistina, per farle divenire angeliche creature di un teatro seicentesco.
quirino conti piero tosi gabriella pescucci
Nella stessa occasione vestì tre gemelli identici: diciassettenni, cubani e danzatori classici; ne fece tre figure canoviane. Ma il suo capolavoro, forse perché l’ultimo nel tempo, e il primo riguardante un certo Settecento (lo aveva già affrontato altre volte, ma non in quella maniera), fu per Il matrimonio segreto di Cimarosa. Cosa ricordo? Un naufragio di rose albicocca nel più confortevole e rassicurante dei porti. Come volare sorretti da tenaci ali d'aquila. Senza un dubbio, un timore, un’ansietà. Perché, in modo che nulla trasparisse, il titanico Piero Tosi ogni cosa aveva caricato su di sé; rendendo a tutti la navigazione più leggera e sicura.
quirino conti piero tosi giorgio ferrara
Pochi sanno quanto colto e sofisticato fosse all’inizio il mestiere del cinema; ma per Piero fu davvero una storia di predestinazione: amico di letterati, pittori, architetti, musicisti, poeti, antiquari, insieme a ogni genere di creatura la più umile e semplice fosse stato nelle condizioni di raggiungere con la sua tenerezza, la sua bontà ma anche la sua inestinguibile curiosità.
Rubinstein TOSI
Un ultimo ricordo: in una trasferta collettiva a Salerno per un Nabucco, Carla Fendi volle invitarci a visitare la Certosa di Padula. Feci l’impossibile per guadagnarmi un posto accanto a Piero. Ne fui ricompensato: giacché per tutto il viaggio, applicandosi sulla mia spalla che gli era prossima, mi spiegò filologie e metafore di ogni evoluzione che quel giromanica aveva subìto tra Sette e Ottocento; con scarti e modifiche anche solo di qualche anno, neppure di decenni.
Ma questo era il Piero che poi si stupiva del fatto che tra Balenciaga e Givenchy fosse nata un’amicizia di stima proprio perché, tra loro – come novelli Foucault – quegli argomenti erano divenuti sostanza di incendiari dibattiti e confronti all’ultimo sangue.
quirino conti piero tosi
Quando poi le stelle divennero l’unico lume al nostro rientro in albergo, chiesi a Piero – legati com’eravamo entrambi al racconto di Proust sul bordello di Jupien sotto i bombardamenti – se a Roma si fossero vissute esperienze del genere. Naturalmente la sua documentazione si dimostrò vastissima: mi narrò di Firenze e non solo di Roma. Sorridendo e ridacchiando su notazioni e dettagli esilaranti.
Non avevamo fatto i conti però con un baldanzoso signore suo amico, ancora biondo e bellissimo, che da dietro, ascoltandoci, ci rimproverò: “Sempre con questi argomenti in bocca!”. Allora Piero, rivolgendosi a me con il tono mesto e pacato di un confessore francese seicentesco: “Vedi, è sempre così: con il tempo, i ragazzi di vita divengono bigotti!”. Rivelando in sé Balzac, Proust, Colette, Pasolini e tutta quella mole di letteratura che conosceva e ricordava come letture di ogni giorno.
piero tosi federico fellini
Perché Piero era un filosofo, un moralista, e dunque anche un letterato. Che per pura bizzarria del destino e per rallegrare l'umanità (forse anche gli dèi) ha intrapreso il mestiere del cinema. Ma per me, oltre che l'autore delle immagini più belle che abbia mai visto sullo schermo, un paziente, tenero e sensibile confidente.
Lunedì 12 Agosto, presso la Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini in via Giulia alle ore 17,00 ci saranno i funerali religiosi in forma privata mentre a settembre ci sarà la commemorazione ufficiale.