Giuseppe Fantasia per huffingtonpost.it
All’ultima Mostra del Cinema di Venezia - la prima nell’epoca del Covid - la vera rivelazione è stata lui, Pietro Castellitto, che con “I Predatori”, il suo primo film da regista, ha ricevuto più di dieci minuti di applausi in sala e il Premio Orizzonti per la Migliore Sceneggiatura.
pietro castellitto
“È un film drammatico che fa ridere, ma anche un film comico che fa piangere, non so”, spiega all’HuffPost a pranzo, in un hotel romano, davanti a una piccola boule d’insalata, con uovo, tonno e pomodorini.
“Ma che siamo in aereo?”, dice lui, condendo il tutto, prima ancora che con olio e sale, con quell’ironia tipica romana che lo caratterizza, “quell’ironia, cioè, che ti porta ad avere una certa sintesi e goliardia allo stesso tempo, a scherzare su tutto, anche su quello su cui non si può scherzare. Una battuta, continua, la fai, ma questo non vuol dire non essere serie e responsabili, ci mancherebbe”.
Di ironia - ma anche di ferocia, di grottesco e di surreale – ce n’è molta nel suo film che uscirà nelle sale il 22 ottobre prossimo prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci per Fandango con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution.
pietro castellitto
Un film tutto incentrato sui personaggi e i loro interpreti a dir poco perfetti (Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Nando Paone, Antonio Gerardi e Vinicio Marchioni), componenti – ognuno a suo modo - di due famiglie completamente diverse, i Pavone e i Vismara, gli intellòs e quelli più pop, la borghesia di sinistra e il popolo fascista, “personaggi che – come precisa il giovane regista fissandoci con i suoi occhi celesti – lottano per la propria libertà cercando di invertire il corso della propria vita senza però averne gli strumenti”.
Lei ha esordito come attore: a pochi mesi, in una culla, nel film “Il grande cocomero” di Francesca Archibugi, e poi nei film di suo padre, Sergio Castellitto e non solo- Quando ha deciso, invece, di fare il regista?
pietro castellitto photocredit giorgiocodazzi
In realtà, ho sempre avuto l’idea di farlo. Ho scritto questo film quando avevo 22 anni, quando smisi di fare l’attore. Capii che il regista era un mestiere che mi apparteneva di più. Non mi sentivo più nel mestiere di attore: alcune cose non andavano, ero giudicato male, percepivo una ferocia di giudizio senza che ci fossero, però, dei motivi validi.
Possiamo dire che il film nasce da un fallimento come attore?
Certo, totalmente. La mia fortuna è che ho conosciuto il fallimento da giovane e questo mi ha messo davanti al baratro, mi ha portato a vivere le cose fino in fondo.
C’è Federico, il protagonista del film, da lei interpretato, che seduto a un bancone di un bar davanti a una birra scura spiega all’amico che per vivere fino in fondo “siamo costretti a fare stronzate e a farle da soli”. È successo anche a lei?
Si. O soccombevo oppure tentavo il tutto per tutto. Questo mi ha portato a scrivere un film ambizioso, un film che va oltre ogni parametro, ogni stereotipo, ogni consiglio che i manuali di sceneggiatura contengono per un giovane regista emergente. L’idea era quella di costruire un contenitore che mi permettesse di esprimere le mie speranze, la mia rabbia, la mia ironia, la mia visione.
pietro e sergio castellitto margaret mazzantini
Nello scriverlo, prima ancora di realizzarlo, quanto hanno influito i suoi studi e la sua laurea in Antropologia Filosofica?
In realtà sono laureato in Filosofia con una professoressa che insegnava Antropologia Filosofica.
Lo capiamo, ma in ogni caso, è stata una scelta non certo semplice.
Quando smisi di fare l’attore, iniziai a pensare di fare il professore di filosofia. Dopo un po’mi laureai senza aver mai preso quel percorso ‘alla leggera’, sennò non dai esami con dodici crediti. Poi, però, mi resi conto che non ero in gradi di fare il professore. Pensi, invece, che da piccolo, volevo fare un mestiere sportivo (ride, ndr). Scegliendo il cinema ho trovato quella giusta via di mezzo tra i due. In questo ha influito molto Nietzsche.
pietro castellitto i predatori
Lo cita anche nel film, quando fa dire al suo personaggio che “la storia la mandano avanti le grandi personalità”. Di storia ha parlato anche nel suo discorso a Venezia, quando ha preso in mano quel Leone Nero - decisamente rock e fuori da schemi e stereotipi proprio come lei – dicendo che “dobbiamo stare in competizione con la Storia e non con il nostro tempo”. Ci spieghi meglio.
Intanto, ci tengo a precisare che quel discorso non me l’ero preparato e che quel premio è stata una sorpresa.
“Soltanto gli infami e i traditori – disse - sono bravi nei ringraziamenti”: una maniera per pensare a quello che avrebbe detto dopo?
PIETRO CASTELLITTO NEI PANNI DI FRANCESCO TOTTI
(Ride di nuovo, ndr). Scherzi a parte, ho detto quella frase perché penso che stare in competizione con la Storia sia l’unico modo per essere veramente puri e sinceri, artisticamente e intellettualmente. È l’unico modo per riuscire a creare cose nuove che ispireranno e cambieranno la morale corrente, altrimenti va a finire che ti ritrovi a perpetuare quei valori, quegli atteggiamenti finto-rivoluzionari che servono semplicemente per essere accettato nel tuo ambiente e quindi nel tuo Paese.
Come vede la sua Italia?
pietro castellitto
Non è sicuramente un Paese facile per un trentenne. Per alcune cose ha - e quindi abbiamo - delle risorse incredibili; per altre, invece è un Paese che può frustrarti e alienarti. L’Italia è così, soprattutto in questo periodo. Di contro, però, fuori dal nostro Paese non è che le cose siano poi tanto meglio, c’è anche più ignoranza. Si pensi alle scuole: quelle che abbiamo noi non le ha nessuno, così come il metodo di insegnamento e di studio. In Inghilterra saranno pure più svegli, ma gli studenti inglesi hanno delle lacune enormi. Permettiamo di farci giudicare anche da chi non potrebbe.
Questo è successo anche a lei?
Personalmente, ho subito la frustrazione della retorica, di gente che ti giudica senza sapere come va il mondo. Gente che ti giudica senza sapere nulla, che trova sempre la risposta facile ai propri fallimenti, che ti dice che ce l’hai fatta perché sei ‘figlio di’ oppure che non vali per lo stesso motivo.
pietro castellitto totti
Le è mancata mai l’aria?
Costantemente. Talvolta mi manca anche oggi.
Come è riuscito a tornare a respirare?
Stando, appunto, in competizione con la Storia. Non ho mai sofferto perché mamma (la scrittrice Margaret Mazzantini, ndr) ha venduto milioni di copie o perché papà (Sergio Castellitto, ndr) è un attore affermato, anzi. La frustrazione dell’essere ‘figli di’ è che spesso, quando sei giovane, confidi nel mondo che ancora non conosci. Vuoi uscire dal circolo dei tuoi amici e familiari, confidi nel futuro, ma la vita è misteriosa e non sai quello che ti aspetterà dopo.
pietro castellitto i predatori
Quando ti accorgi, poi, che la gente fuori dal cerchio delle tue conoscenze ti conosce già in quanto figlio di’ e ti giudica male - ti pregiudica – è lì che ti manca l’aria. Pensi che non potrai essere libero e che ovunque andrai ci sarà sempre qualcuno che si è fatta un’idea pregressa di me. Ho superato tutto questo, come dicevo, cercando di fare delle cose valide storicamente.
La famiglia fa la differenza e la sua lo dimostra.
La mia fortuna è stata proprio quella di essere figlio di Sergio e di Margaret, le mie guide, i miei punti di riferimento. Per quanto riguarda il mio il lavoro, potrei farle una lista di ‘figli di’ che ci provano, ma che non ci riescono. Fare un film è una cosa serissima. Se la tua ambizione è quella di fare tre parti in un film scadente, lì non basta essere ‘figlio di’. Puoi avere un’opportunità, ma poi devi dimostrare di valere. La capacità è ben altra cosa.
pietro castellitto i predatori
A proposito di ambienti: come si trova in quello romano, cinematografico in particolare? Qui a Roma c’è sempre la sensazione di vivere in un grande ‘paesone’ dove tutti si conoscono e dove a lavorare sono sempre i soliti noti che appartengono a certi giri, amicizie, letti.
A me, quello che mi ha sempre fatto soffrire, è l’ignoranza e la cattiveria gratuita di gente che non sa nulla. È inutile negarlo. Per il resto, l’uomo è pieno di risorse e di uomini pieni di risorse ce ne sono anche qui, nel cinema e non solo. Averle è fondamentale nella vita, perché una persona che ha risorse trova sempre il modo per poter andare avanti. Nel mio caso, nel trovare sempre questi espedienti per andare avanti, ho notato che miglioravo nelle cose che facevo. “I predatori” rispecchia quello che sono.
pietro castellitto foto di bacco
Chi sono i predatori oggi secondo lei?
(Ci pensa un po’, poi torna a fissarci, ndr). I predatori sono tutti coloro che hanno un potere enorme e che fanno finta di non averlo.
Ce ne sono fin troppi…
Troppi ce ne stanno, sì, è vero. Comandano tutto loro, dalle università alla stampa mainstream ai festival, fanno tutto loro.
Nel film, una delle due famiglie è fascista. In quest’ultimo periodo più che mai ci sono stati tanti episodi, e in più campi, chiaramente di stampo fascista. Che ne pensa?
Se per fascismo intendiamo la tendenza a sospendere la libertà di democrazia, il fascismo c’è e oggi trova persino armi sempre più raffinate per imporsi. Bisogna quindi stare molto, ma molto attenti. Un giorno, un artista mi disse una cosa meravigliosa: se vai Germania, ci sono le svastiche sui muri, ma anche tanta gente che le copre una grande X sopra. Perché – aggiunse - in questi 50anni non siamo riusciti a trovare un simbolo più forte della che ce la fa dimenticare.
Secondo lei perché?
Perché siamo un popolo decadente, perché non abbiamo più creato nulla, non c’è bastato dire chi era cattivo prima per avere potere. Viviamo nell’epoca del politically correct, nell’epoca della rivolta degli schiavi, quella in cui i mediocri sono al potere e ci arrivano solo perché sono più veloci di tutti gli altri.
Cosa le ha insegnato il lockdown?
pietro castellitto
In quel periodo, per la prima volta, la mia generazione si è sentita parte di una pagina di storia: inizialmente c’è stato il fascino della guerra senza stare in guerra.
Poi?
Dopo un po’ è diventato tutto o quasi tutto motivo di scontro ideologico. Io, personalmente, ho letto molti libri di economia.
Avrà pensato anche ai due film che usciranno a breve – Freaks Out di Gabriele Mainetti e la fiction su Francesco Totti – in cui invece ha recitato.
Ho avuto la fortuna di frequentare il set di Freaks Out per un anno e poi il mio come regista. Se non ci fosse stato quel set di Gabriele, sarei stato meno efficace e il mio film lo avrei fatto peggio.
Della fiction su Totti, invece, immaginiamo non potrà dire nulla.
Esatto, ma posso solo dirle che ho sensazioni molto positive. Mi spiace che ieri sia morto suo padre. Il mio desiderio è comunque di rendere felice Totti e tutti i romanisti. Spero di esserci riuscito.
Anche lei è un romano doc: cosa ne pensa della sua città?
Abito da solo, è piena di difetti, ma non riesco ad andarmene da questa città. Mi piace molto viaggiare tanto che ho speso tutti i soldi che avevo per prendermi una barca a vela.
freaks out di gabriele mainetti
Dove vuole andare?
Per scogli (ride, ndr). No, scherzo, non mi è ancora arrivata.
Quando arriverà, Covid permettendo, qual è il primo posto che raggiungerà?
Le isole Eolie, le adoro.
Non certo a caso: a Salina suo papà girò “Libero Burro”, il suo primo film da regista.
Sì, è un posto cinematografico per eccellenza, un capolavoro, ma tutte le Eolie sono per me l’oasi più bella del mondo, posti che ti permettono di continuare a guardare.
Lei, ovviamente, vuole continuare a farlo?
freaks out di gabriele mainetti
Certo.
In che modo?
Uscendo dalla morale del nostro tempo e facendo i conti con la storia e con l’universo. Questo, a volte ti permette di essere profetico, altre di morire solo, dipende. L’importante è credere sempre che verrai compreso postumo che è poi lo stimolo che ti consente di andare avanti anche quando fallisci.
Ci sono delle eccezioni, però, come nel suo caso. Lei, almeno per ora, è più che compreso.
pietro castellitto totti
Per ora sì, è così, poi dipenderà dal grado di libertà che mi lasceranno, fino a che punto potrò esprimermi.
Per Castellitto junior, la libertà è fondamentale.
Assolutamente. Viva la libertà. Sempre.