Pietro Senaldi per “Libero quotidiano”
pietro senaldi
Due settimane fa l' Unione Europea aveva rimandato all' Eurogruppo fissato per ieri qualsiasi decisione in merito al piano di salvataggio del Continente dalle devastanti conseguenze economiche della pandemia. I ministri si sono ritrovati in videoconferenza e le posizioni degli Stati sono rimaste distanti migliaia di chilometri, proprio come la lontananza fisica dei partecipanti. Anche l' Europa è un teatrino della politica dal finale prevedibile. Si perde tempo in chiacchiere fino all' ultimo momento buono, poi si trova la soluzione più di compromesso, che consente a tutti di cantare vittoria e cambia poco o nulla.
paolo gentiloni ursula von der leyen
Alla fine andrà così: l' Italia, come vuole il Pd, borbotterà ma firmerà il Mes, il nuovo Meccanismo di Stabilità che le consentirà di prendere a prestito 36 miliardi a condizioni non capestro ma che comunque si riveleranno una supposta. Se l' epidemia proseguirà a lungo, sterminerà aziende e produrrà decine di milioni di disoccupati, forse arriveranno pure i famosi eurobond. Ma sarà Bruxelles, o Francoforte, a decidere come potremo usare i soldi delle obbligazioni Ue che dovranno finanziare la ripresa. Il che, visto come la nostra classe politica è solita scialacquare i denari delle tasse, forse è il minore dei mali.
CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON
Il Covid-19 è una malattia globale. Si avventa su tutti ma fa male, fino a poter rivelarsi letale, soprattutto a chi è logoro e in cattiva salute. Quindi rischia di ammazzare anche l' Unione Europea, vecchia, egoista, disarmonica e sclerotizzata. La reazione della Ue è un monito a chi va cianciando sui giornali e in tv che la pandemia migliorerà l' umanità. Balle, la povertà rende più cattivi e soli. Da Paese più colpito, ci siamo presentati subito a Bruxelles con la mano rivolta verso l' alto, in attesa di carità. Le signore Merkel, Lagarde, von der Leyen e il loro fido scudiero Dombrowskis, ci hanno sputato dentro. Poi, quando hanno capito che la bufera avrebbe toccato anche le loro terre, si sono fatti più dialoganti.
lagarde merkel macron
NESSUN REGALO
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles
L' elemosina ci sarà, ma non sarà un regalo, perché ciascuno in patria ha i propri sovranisti, e se l' Europa fosse generosa con l' Italia, per tutto il Continente si leverebbero proteste: «Prima gli olandesi», «Prima i francesi», «Prima i tedeschi», «Prima i lettoni». Perché non è che la Ue non esiste, c' è ma fa schifo, è una squadra in cui ciascuno cerca di prevalere sull' altro, anche giocando scorrettamente.
Però, a essere sinceri, i nostri partner non hanno tutti i torti. Peggio di loro, ci siamo noi.
PIETRO SENALDI VICE DIRETTORE DI LIBERO
È vero che, nel 2008, Germania e Francia hanno salvato biecamente le loro banche, piene di spazzatura per speculazioni sbagliate, con i soldi di tutti, anche i nostri. Come è vero che costava meno graziare la Grecia piuttosto che affossarla, facendole perfino aumentare la mortalità infantile. Ma è anche vero che, in vent' anni di euro, abbiamo risparmiato mille miliardi di interessi sul debito pubblico. Se avessimo impiegato in modo assennato quei soldi, avremmo dimezzato il debito; invece lo abbiamo aumentato del 30-40%.
CONTE MERKEL charles michel ursula von der leyen david sassoli christine lagarde come le ragazze di porta venezia
Quel che è più grave, è che nessuno può sa dire che cosa abbiamo fatto di questa montagna di denaro. Siamo l' unico Paese Ue che in vent' anni non ha migliorato la qualità di vita dei propri cittadini. Abbiamo alzato le tasse e abbassato i servizi, massacrato sanità e ricerca senza spendere un soldo per migliorare le infrastrutture, e neppure per conservarle, visto che crollano i ponti delle autostrade. Abbiamo solo distribuito prebende. Siamo i più vecchi d' Europa ma abbiamo abbassato l' età della pensione. Distribuiamo redditi di cittadinanza a chi lavora in nero e bonus preelettorali a chi è garantito. Parliamo di riforme da secoli, siamo tutti d' accordo che va snellita la burocrazia, velocizzata la giustizia, resa competitiva la scuola, ma non si fa nulla per non scontentare statali, magistrati e professori.
valdis dombrovskis paolo gentiloni MARK RUTTE ANGELA MERKEL
Ci battiamo il petto e ci impegniamo a cambiare ma poi ci basta avere la pancia piena per due minuti e torniamo a fare quel che ci pare. Naturale che, quando ci presentiamo in Europa, ci guardino come furfanti nella migliore delle ipotesi e come idioti nella peggiore. Sulle riforme ci siamo fatti bagnare il naso pure da Portogallo e Spagna. Lo Stato è tecnicamente fallito però ci vantiamo dei nostri 4.200 miliardi di risparmi privati. Se qualcuno ci chiede di usare un po' dei nostri quattrini per uscire dai guai in cui ci siamo messi da soli, gridiamo al ladro. Ma la Germania, spiace dirlo, i soldi per uscire dai guai non li chiede in giro, e neppure ai suoi cittadini.
La storia rischia di finire male: l' Europa ci presterà soldi e lo Stato toserà i contribuenti onesti per onorare il debito, tagliando le gambe all' economia reale. Intanto, chi si è ingrassato in questi trent' anni inciuciando con la politica, continuerà a farci la morale e arricchirsi facendo affari con il Palazzo.