Federico Capurso per “la Stampa”
giulio regeni
La morte di Giulio Regeni è stata provocata da «torture prolungate per una settimana». Ne è convinto l'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, che in audizione di fronte alla commissione d'inchiesta sulla morte del giovane ricercatore dell'università di Cambridge, smentisce le «conclusioni abbastanza generiche» fatte invece dalle autorità egiziane e riconosce il peso avuto dalla famiglia Regeni e delle organizzazioni che si sono occupate del caso, nell'esercitare una «pressione decisiva» a livello internazionale.
Il primo elemento oggettivo che ha aiutato a smontare la cosiddetta "ipotesi del pulmino", accarezzata dal Cairo, si è avuta con l'autopsia: «Nonostante fossero state asportate alcune parti del cadavere - dice Pignatone - , l'autopsia fatta da uno specialista vero, incaricato dalla procura di Roma e con le risorse della tecnologia, ha descritto un quadro frutto di torture prolungate per una settimana». Delle sevizie che erano «incompatibili con la tesi della banda dei rapinatori o truffatori» che avrebbero caricato Regeni su un pulmino.
OGGETTI DI GIULIO REGENI RECUPERATI NEL SUO APPARTAMENTO AL CAIRO
La collaborazione tra l'autorità egiziana e quella italiana «a livello giudiziario ha avuto - secondo l'ex procuratore - un andamento altalenante». Riconosce che una «collaborazione fattiva c'è stata», ma certamente non puntuale. Non è stato dato dal Cairo - lamenta Pignatone - tutto quello che si poteva dare o che è stato chiesto dalla procura di Roma: «Risulta agli atti che le rogatorie sono state evase solo in parte o con grandissimo ritardo. E prima di avere i tabulati telefonici e il traffico delle celle in alcune zone ci sono state decine di mail, telefonate».
genitori di giulio regeni
D'altronde, senza un trattato di cooperazione tra i due paesi, ogni passo diventa faticoso. Non è possibile interrogare o fare intercettazioni in un Paese straniero e non si possono identificare con certezza le persone. Eppure, nonostante i ritardi e la farraginosità dei procedimenti, «mai saremmo potuti arrivare al punto in cui si è arrivati, se l'Egitto non avesse trasmesso alcune carte, tra cui il video della conversazione tra il capo del sindacato e Giulio Regeni».
giulio regeni 1
La procura generale del Cairo, in segno di collaborazione, ha infatti dato alla famiglia Regeni una copia completa degli atti. Copia che si è rivelata essere più completa di quella della procura di Roma, come ammette lo stesso Pignatone. E questa, dice, «è stata una forma di collaborazione piuttosto significativa». Durante le indagini, poi, Pignatone riconosce di aver sentito la sensazione di quanto fosse «importante» il ruolo dei genitori del ricercatore italiano e quello del mondo delle organizzazioni e associazioni che hanno sostenuto e sono state accanto alla famiglia.
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Perché «non c'è dubbio - spiega l'ex procuratore di Roma - che ha esercitato sia sul governo italiano, sia a livello di opinione pubblica mondiale, una pressione significativa che in certi momenti è stata decisiva per alcuni passaggi». Ora si attende, il 14 ottobre, l'inizio del processo a Roma per i quattro 007 egiziani accusati di sequestro e, per uno di loro, di omicidio.
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