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    PILLOLE DI POLITICAMENTE MOLTO SCORRETTO – G. SALLUSTI: "NON CERCATE UN SENSO ALLA STORIA IBRA-LUKAKU, NON CE L’HA. O MEGLIO SÌ, MA NON È QUELLO CHE VI SPACCIANO LE PREFICHE PROGRAMMATICAMENTE SCANDALIZZATE CHE SDOTTOREGGIANO SUI GIORNALONI. CI FACCIAMO TUTTI IMMEDIATAMENTE PROMOTORI DI UN’INIZIATIVA NON PIÙ PROROGABILE: LA RESTITUZIONE DEL MONDIALE VINTO NEL 2006, GRAZIE ALLE RIPETUTE ASSERZIONI DI MATERAZZI SULLA PROFESSIONE SVOLTA DALLA SORELLA DI ZIDANE, LA PIÙ ANTICA DEL MONDO" - VIDEO


     
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    https://m.dagospia.com/condo-e-il-trash-talking-di-ibra-su-lukaku-ma-con-le-provocazioni-si-vincono-i-mondiali-e-nela-259447

     

     

    Giovanni Sallusti* per Dagospia

    *autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore

     

    Caro Dago,

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    fermi tutti, ché la Procura Federale, organo di giustizia presso la Figc, apre un’inchiesta sul caso dell’anno, il Watergate pallonaro, il mai accaduto in un campo da calcio: due giocatori che si insultano e minacciano vicendevolmente la rissa (senza peraltro che essa avvenga, come pure capitato in decine di altri casi).

     

    Ci sono da sezionare i virgolettati, da interpellare esperti di bon ton e forse anche di taglio e cucito, urge la Var dei gesti e delle sillabe, per dirimere l’affaire Ibra-Lukaku, che ormai ha relegato pandemia sanitaria, disastro economico e crisi politica nello scantinato del notiziario.

     

    Su tutto, commedia nella commedia, c’è la caccia Politicamente Corretta allo psicoreato, una nevrosi che racconta le ossessioni di chi guarda molto più che quelle dei due giganti contrapposti, ovvero il “razzismo” di Ibra.

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    Padre bosniaco musulmano, madre croata cattolica, infanzia e adolescenza in un sobborgo di Malmö a fortissima densità di immigrati, poi una vocazione biografica e sportiva da giramondo. Non cercate un senso in questa storia, non ce l’ha. O meglio sì, ma non è quello che vi spacciano le prefiche programmaticamente scandalizzate che sdottoreggiano sui giornaloni (su tutti svettano Tommaso Labate del Corriere della Sera e Gianni Riotta de La Stampa), l’Uomo Nero (ma è ormai metafora attenzionata ed essa stessa in odor di discriminazione), il caso-Ibra in mezzo alla comunità solitamente forbita ed irenica che corre dietro al pallone.

     

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    Il punto invece sono proprio loro, sono i farisei ringalluzziti dall’iniziativa della Procura (convocato l’arbitro Valeri, a breve si attendono anche gli ambasciatori di Svezia e Belgio) che riprendono ad invocare squalifiche esemplari per i due centravanti, ma ovviamente un po’ di più per il bianco che offende il nero (il nero che minaccia di “sparare in testa” al bianco è meno grave, anche volendo seguire la loro pseudologica poliziesca non si reperisce uno straccio di senso). Perché qui è all’opera uno dei sacri dogmi del Politicamente Corretto, che come ogni ideologia recita: non c’è realtà al di fuori di me.

     

    Non ci sono la competizione sportiva in tutte le sue manifestazioni, quelle cattiviste comprese, non c’è il lato nero che pulsa nell’agonismo come in ogni fenomeno umano, non ci sono i ghetti esistenziali (in questo caso annidati in entrambi i contendenti) e la pratica vecchissima del “trash-talking”, che come ha ricordato questo sito stava nella quotidianità di totem intangibili come Michael Jordan e Muhammad Alì, John McEnroe e Kobe Bryant.

     

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    No, per l’Inquisizione contemporanea esistono solo le proprie tabelle etiche (quindi immorali) precotte, la propria griglia interpretativa piccina, i propri tic eretti a categorie, le proprie parti in commedia già assegnate. “Torna a fare i tuoi riti voodoo” è per forza una questione di razzismo (peraltro io non mi offenderei se qualcuno mi invitasse a espletare “i miei riti cristiani”, il razzismo come sempre è nell’occhio dell’antirazzista), perché tutto lo è potenzialmente.

    POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI

     

    Il razzismo, insieme al sessismo e al machismo, è una delle pochissime chiavi di lettura ammesse per decodificare quella che Paul Feyerabend chiamava “l’abbondanza del mondo”, la varietà incomprimibile dell’umano, compreso una (quasi) scazzottata tra atleti.

     

    Benissimo, caro Dago, allora approfitto per girare una proposta all’Indignato Unico: avete ragione, inviati dal vostro iPhone, twittaroli multiculti compulsivi, burocrati della pelota indefessi, antirazzisti immaginari. Il rettangolo verde è un luogo in cui vige l’ideologia, nella fattispecie l’ideologia buonista. Quindi, ci facciamo tutti immediatamente promotori di un’iniziativa non più prorogabile: la restituzione del Mondiale vinto nel 2006, grazie alle ripetute asserzioni di Materazzi sulla professione svolta dalla sorella di Zidane, la più antica del mondo. Un flagrante caso di bieco sessismo potenzialmente femminicida. Perché la sorella di Zidane non vale meno della mamma di Lukaku, vero?

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