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    PIPPO BAUDO RICORDA LA CARRA’ COME UNA “SOUBRETTE” E SCOPPIA IL PUTIFERIO SUI SOCIAL – "PIPPO CI HA RICORDATO CHE LA TV DI UN TEMPO ERA FATTA DA UOMINI, PER UOMINI, CON UOMINI. MA RAFFAELLA, PURTROPPO PER LORO, HA SCONVOLTO I PIANI" - C’E’ CHI DIFENDE BAUDO: "NON E’ CERTO UN’OFFESA. L'ETIMOLOGIA DI SOUBRETTE RIMANDA AL LATINO "ESSERE SOPRA”.  BAUDO HA VISSUTO UN TEMPO TELEVISIVO DIVERSO. ALL’EPOCA SOUBRETTE ERA UN TERMINE IMPORTANTE” 


     
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    Silvia Fumarola per “la Repubblica”

     

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    «La forza di Raffaella era la normalità» dice Pippo Baudo. «Era una donna normale che è riuscita a diventare una primadonna grazie a una forza di volontà eccezionale, un desiderio di farcela che non l' ha mai fatta fermare davanti alle difficoltà. Non sapevo che fosse malata, la notizia è stata un colpo al cuore». Lunga pausa. «Aveva un sorriso bellissimo e uno sguardo sorridente. Io la voglio ricordare così».

     

    Baudo, quando vi siete conosciuti?

    «Una vita fa. Eravamo due provinciali sbarcati a Roma: io da Catania lei, da Bellaria. Era determinatissima».

     

    In tv c' eravate lei, Mike, Corrado, Vianello, Tortora. E c' era Raffaella Carrà.

    «Era una donna speciale, che in tv ha fatto tutto, ha avuto coraggio e ha anche rischiato. Diciamo la verità: quale donna avrebbe avuto il coraggio di fare coppia con Mina?

    Era bellissima, cantava da Dio, era più alta di venti centimetri... Invece Raffaella fece Milleluci. Senza sfigurare. Anzi».

     

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    Il pubblico l' amava.

    «La amò subito, anche perché era simpatica: sapeva comunicare. Nel varietà di Antonello Falqui si impose, cantava con Mina e cantava benissimo».

     

    Il segreto del successo?

    «Lo studio. Non lasciava niente al caso, era una perfezionista. Con una caratteristica in più, fondamentale: la normalità. Una normalità straordinaria, ma le donne si riconoscevano in lei.

    Quando le ragazze la guardavano in tv pensavano che avrebbero potute essere anche loro le nuove Carrà».

     

    Che poi non è così vero perché la forza di volontà della Carrà era rara.

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    «Verissimo. Però non era una creatura irraggiungibile, era una "diva casalinga", nel senso che era la diva della porta accanto anche se ha fatto cose pazzesche: era una soubrette completa. E ha sempre cantato, ha fatto le tournée in America Latina, ha avuto un successo pazzesco in Spagna.

     

    Non potrò mai dimenticarlo: ero a Madrid, vedo un manifesto, Raffaella Carrà a Plaza de Toros.

    Compro il biglietto, si esibiva lei da sola con il suo gruppo: c' erano ad applaudirla trentamila persone. Una cosa incredibile, un amore come per nessun' altra italiana».

     

    Tutti ricordano che era una perfezionista. Oggi è cambiato tutto?

    «Ma non parliamone nemmeno, ora pensano che basta apparire una volta, essere belle. Raffaella lo era perché studiava tanto. Ogni volta che affrontava un programma si preparava. Mai dato niente per scontato. Ma oggi chi lo fa? Si guardi in giro».

    baudo bongiorno corrado tortora baudo bongiorno corrado tortora

     

    Non vede nessuno?

    «Nessuno. Si guardi intorno: lei è rimasta l' ultima soubrette, il simbolo di una televisione bella, scritta, pensata».

     

    Non avete mai lavorato insieme.

    «Era il mio sogno. Ci siamo trovati tante volte insieme, ricordo la conferenza stampa clamorosa in cui passammo a Canale 5 con Silvio Berlusconi che ci presentava. Era felice di aver catturato due prede come noi... Ma non abbiamo fatto programmi insieme. Per me resta un grande rimpianto».

     

    Se lo desiderava perché in tanti anni non siete mai riusciti a combinare?

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    «Perché lei era molto amica di Corrado, molto affezionata a lui. E non c' è mai stata l' occasione».

     

    Quella di Raffaella Carrà è stata una carriera lunga, ha sempre saputo rinnovarsi.

    «Amava il suo lavoro. Riflettevo sulla sua vita privata, so che aveva il rimpianto di non aver avuto figli, ma alla fine credo che sia stata felice. Ha fatto teatro, cinema con Frank Sinatra. Bucava lo schermo, ha combattuto per il successo e lo ha ottenuto».

     

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    Era modernissima: passava dai varietà alle canzoni, le sigle sono rimaste nella memoria.

    «Avendo avuto come spalla e come compagno Gianni Boncompagni, che era eccezionale, ha sperimentato tanto. Era spiritosa e Gianni è stato il navigatore che l' ha portata in alto. Com' è bello far l' amore da Trieste in giù è un capolavoro».

     

    Perché la cantava lei.

    «Certo. Perché la cantava lei col suo stile, camminando su quell' Italia in miniatura di cui si impossessava. Geniale».

     

    Non c' è un' erede di Raffaella Carrà?

    «Ma per carità, viviamo in una mediocrità totale».

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