1 - MILANO, COLTELLATE A SINISTRA PISAPIA ATTACCA IL PREMIER
Antonio Ruzzo per “il Giornale”
PISAPIA RENZI 1
Non si sono mai amati. E forse anche mai sopportati. Giuliano Pisapia e Matteo Renzi, «colleghi» sindaci per un periodo, sono due mondi distanti nella ormai confusa galassia della sinistra. Due generazioni a confronto negli ultimi anni costretti, nonostante tutto, a collaborare perché il sindaco di Milano pesa quanto un ministro e perché, dalla sicurezza ai patti di stabilità all'Expo, le occasioni di contatto non sono mancate. Però appena possono qualche sassolino dalle scarpe se lo tolgono.
È dal 2012 che è così, da quando Pisapia prese le parti di Bersani nelle primarie di coalizione. Scese il gelo tant'è che quando l'avvocato ha annunciato che non si sarebbe ricandidato a Milano dal premier non è arrivato nemmeno un tweet per dirgli di ripensarci. E Renzi di solito un tweet non lo nega a nessuno. Via così tra sguardi negati, sorrisi forzati e piccole ripicche.
PISAPIA RENZI
E ieri è stato il turno di Pisapia di dar fuoco alle polveri.«Anche se lo statuto del Pd lo prevede, è sbagliato che un segretario del partito sia anche premier - ha spiegato a Maria Latella su SkyTg24 - perché se uno fa il presidente del Consiglio non ha la possibilità di seguire i territori. Un segretario di partito deve conoscere perfettamente cosa succede e dare indicazioni e questo si è visto a Napoli e in Liguria...».
turandot renzi e pisapia
E la «voracità» d'incarichi del premier non è un problema da poco. Anche perché tra i democratici la mancanza di una persona che rappresenti l'intero partito molto spesso si traduce in un'incapacità di dialogo. E il riferimento ai fatti milanesi e alle prossime primarie non è puramente casuale. «Ci sono molte persone che sarebbero in grado di far ciò - ha continuato Pisapia -. Io considero il Pd un partito di centrosinistra e non condivido l'idea che sia geneticamente modificato. Un partito, termine che non mi piace, della nazione...».
Con Renzi non si scende a patti, soprattutto quando si parla di un accordo per un posto da membro della Corte costituzionale: «Se non fosse detto col sorriso direi che è una calunnia - spiega Pisapia -. Diciamo che è una bufala che qualcuno cerca di far girare per denigrare e per evitare che si capisca qual è il senso vero per cui io continuerò a fare il sindaco di Milano con tutto il mio impegno fino alle elezioni e poi deciderò cosa fare».
SALA PISAPIA
Anche se la cosa più complicata è decidere cosa fare a breve, magari il 28 febbraio data che ha indicato per le primarie milanesi e per risolvere un pasticcio che a sinistra sta creando non pochi imbarazzi. E decidere soprattutto chi appoggiare anche se non serve un mago per capirlo: «È una leggenda metropolitana il fatto che io punti su Francesca Balzani - assicura Pisapia -. Certo che la scelta del vicesindaco segnerebbe la prosecuzione di un percorso. È stimata e vuole veramente l'unità del centrosinistra, cosa a cui tengo. Ma non ha ancora sciolto la riserva. Quando avrò con certezza l'elenco dei candidati prenderò le mie decisioni».
Con Giuseppe Sala il feeling però è quello che è: «Abbiamo lavorato quattro anni e mezzo insieme per Expo che è stato un successo non solo del commissario ma anche del Comune di Milano. I sondaggi lo danno in vantaggio? Ultimamente hanno sbagliato in molti casi...». Fine.
PISAPIA SALA BALZANI
Anzi no, perché l'ormai a fine corsa sindaco milanese piccona anche a destra, quasi non avesse ancora deciso sul serio se star fuori dalla partita o se far l'arbitro però di parte: «Non so cosa faccia Berlusconi che arriva sempre all'ultimo momento, a volte con idee geniali- spiega -. Non vedo candidati nel centrodestra di grande forza, Sallusti ora è il più forte tra quelli che circolano ma fa il giornalista e gestire una città è una cosa complicatissima. Ci vogliono, come si dice, veramente le palle...». Convinto lui.
2 - SUL FLOP DEI BANCHETTI HA RAGIONE IL FATTO
renzi tra i banchetti pd a rignano
Dipende tutto fai punti di vista. Per Repubblica, la giornata che ha portato «380mila visitatori nei 2.113 banchetti allestiti da 20mila militanti Pd» va immortalata con toni lirici. Sentite qua: «Per il presidente del Consiglio il ritorno nel paese d’origine è un rito frequente nel fine settimana, la gente lo saluta, lui bacia e abbraccia tutti, si fa fotografare, entra in macelleria e in farmacia, si ferma a parlare, fa pure una diretta con la tv dell’Unità».
renzi tra i banchetti pd a rignano
Tutto bellissimo? Non proprio. Perché a sfogliare il Fatto quotidiano la giornata pare aver preso una piega ben diversa. Basta leggere il titolo: «Pd Flop ai banchetti: poca gente e tanta disillusione». E anche nell’articolo le cose non sembrano sorridere ai dem. «A Torino c’è tanto materiale ma poca gente»; «A Milano, di gente al gazebo se ne vede poca»; A Roma un militante è stufo degli slogan del governo: «L’Italia riparte? Per cortesia, facciamo i seri». A noi non resta che tirare le somme della giornata. Certo, fa effetto dirlo, ma per una volta bisogna dar ragione al Fatto di Travaglio
maria elena boschi a ercolano