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    NEGLI STATI UNITI SI PIANGE PER IL LATTE (IN POLVERE) VERSATO - PIÙ DELLA METÀ DELLE SCORTE DI LATTE ARTIFICIALE SONO ESAURITE NEGLI USA, METTENDO IN GINOCCHIO MOLTE FAMIGLIE - IL FENOMENO SI È ALLARGATO DOPO CHE LA ABBOTT HA DOVUTO RITIRARE LE FORMULE GIÀ CONSEGNATE AI NEGOZI E CHIUDERE LO STABILIMENTO PRINCIPALE PERCHÉ LA FDA HA TROVATO SULLE LINEE DI PRODUZIONE TRACCE DI PERICOLOSI BATTERI - IN AMERICA IL LATTE IN POLVERE È PARTICOLAMRMENTE PREZIOSO ANCHE PERCHÉ LE DONNE DEVONO TORNARE AL LAVORO POCHE SETTIMANE DOPO IL PARTO...


     
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    Massimo Gaggi per il Corriere della Sera

    LATTE IN POLVERE LATTE IN POLVERE

     

    Il Paese più ricco e tecnologicamente più avanzato, la superpotenza mondiale che non riesce ad alimentare i suoi neonati. Arriva fino alle culle la crisi sociale di una nazione che, pur disponendo delle cure e dei vaccini migliori, è arrivata a un milione di morti per il Covid-19 e che, tra stragi da oppiacei ed epidemie di diabete e obesità, registra un calo delle aspettative di vita della sua popolazione di dimensioni mai viste in nessun Paese avanzato, nel Dopoguerra.

     

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    La carenza di «baby formula», il latte artificiale dato ai neonati che non vengono allattati al seno dalle madri, è un fenomeno avvertito dall'estate scorsa per via dei problemi che la pandemia ha creato anche nella catena di produzione e distribuzione di questo alimento essenziale.

     

    La crisi si è aggravata però da marzo, quando la Abbott ha dovuto chiudere il suo principale stabilimento a Sturgis, in Michigan, e ha ritirato le formule già consegnate ai negozi dopo che gli ispettori della Food and Drug Administration (Fda) hanno trovato sulle linee di produzione tracce di pericolosi batteri.

     

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    Un problema non nuovo per la Abbott, visto che cronobatteri erano stati trovati anche in formule messe in vendita nel 2019 e nel 2020. L'immediata chiusura dell'impianto e il ritiro dei prodotti della casa farmaceutica ha trasformato un problema latente in una dramma nazionale, con madri impossibilitate ad allattare, che girano per ore nei supermercati, passando da città a città, cercando la preziosa polverina.

     

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    Ormai quasi la metà di questi prodotti è esaurita in tutto il Paese e il poco che si trova costa carissimo. C'è chi allunga con più acqua la poca formula che trova, chi prova a prodursela in casa usando riso, mais e vecchie ricette dei bisnonni e chi, quando il bebè ha qualche mese, tenta col latte intero di vacca. Chi può, torna all'allattamento naturale, sospeso perché in America molte donne devono tornare al lavoro poche settimane dopo il parto.

     

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    È un problema industriale, ma le conseguenze sono anche politiche: la popolarità di Joe Biden è ai minimi anche perché gli americani tendono a considerare il governo responsabile anche del raddoppio del prezzo della benzina, dell'inflazione galoppante, della difficoltà di reperire tanti prodotti e, ora, anche della crisi del latte artificiale.

     

    Il presidente lo sa ma può fare poco: è intervenuto chiedendo alla Federal Trade Commission di indagare sull'anomalo aumento dei prezzi e di prendere provvedimenti se ravvisa violazioni delle norme.

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    Quanto alla Fda, ha appena raggiunto un accordo con la Abbott per la riattivazione dell'impianto di Sturgis: la società si è scusata con gli americani, promette che cercherà di riconquistare la fiducia delle famiglie con più igiene nell'impianto e un miglior addestramento del personale. Ma, per diventare operativo, l'accordo ha bisogno dell'approvazione di un tribunale. Poi ci vorranno due settimane per riaprire la fabbrica e altre otto per produrre e far arrivare le formule sugli scaffali dei negozi. Le mamme «fai da te» sono avvertite: anche quelli estivi saranno mesi d'emergenza.

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