1. "A GUIDARE IL GOVERNO DEVE ESSERE UNO DEGLI AUTORI DEL CONTRATTO"
Estratto dall'articolo di Luca De Carolis per ''il Fatto Quotidiano''
michele ainis col suo libro
"Questo contratto è un programma di governo, quindi per rispettare la Costituzione il presidente del Consiglio dovrà essere uno di coloro che l' hanno scritto. Chi siede a Palazzo Chigi non può essere un mero esecutore di un programma preparato da altri, e su questo la Carta è molto chiara". Il costituzionalista Michele Ainis, docente di Diritto pubblico all' Università di Roma Tre, sfoglia il contratto appena redatto da Lega e Cinque Stelle. E si sofferma sulle parti più strettamente giuridiche.
Che impressione le fa il testo?
Il punto centrale è che rappresenta il programma del futuro governo. Ed è un' inversione della sequenza temporale prevista dall' articolo 92 della Carta, secondo cui il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e i ministri. Se ne desume che, una volta raccolta una maggioranza di governo, il presidente scriva un programma e su questo ottenga la fiducia in Parlamento. Il motto di Lega e M5S invece è "prima i temi, poi i nomi".
E questo è un primo punto problematico. Non sono affezionato alle prassi e trovo bello partire dalle cose da fare. Però il presidente del Consiglio non può essere un mero esecutore del programma, come mi pare qualcuno abbia detto (Luigi Di Maio, ndr), visto che l' articolo 95 della Costituzione prevede che "diriga la politica generale del governo". Ovvero, che ne sia il motore.
Quindi?
Per restare nel quadro costituzionale, il presidente del Consiglio potrà essere solo qualcuno che abbia concorso a scrivere il programma, ossia il contratto. Quindi Salvini, Di Maio o uno degli altri che erano al tavolo. Il programma non può essere un menu da consegnare a un esterno. (...)
giuseppe conte
2. «SIAMO ALL'ULTIMO MIGLIO» I NOMI DI ROVENTINI E CONTE
Emanuele Buzzi e Marco Cremonesi per il ''Corriere della Sera''
A uno a uno. Guardandoli negli occhi. Matteo Salvini ieri ha ottenuto all' unanimità il via libera del consiglio federale leghista sul contratto per il «governo del cambiamento» con il Movimento 5 Stelle. Il leader leghista ha chiesto a ciascuno dei presenti - segretari e presidenti nazionali, governatori, capigruppo in Parlamento - di esprimersi sul lavoro fin qui svolto.
Oggi e domani, la parola passa ai circa 1.000 gazebo organizzati dal partito.
Salvini in via Bellerio non ha fatto il nome del possibile premier, ma ha osservato che il programma di governo «è quintessenzialmente leghista» e «accoglie la politica del "prima gli italiani" e il 90% delle richieste» del partito. E quindi, ai tanti che gli chiedevano di non rinunciare alla premiership ed insistere in questo senso con i 5 Stelle, lui avrebbe risposto con una metafora di navigazione: «Quando la rotta è ben definita, non è così importante chi guida».
luigi di maio con papabili ministri a sinistra giuseppe conte
Importante è che però l' esecutivo in gestazione non sia un governo Di Maio, anche se nella Lega serpeggia ancora la preoccupazione che il Quirinale possa suggerire una soluzione più netta con il capo dei 5 Stelle alla guida. Salvini, riferisce chi gli ha parlato, avrebbe anche tratteggiato il profilo del premier di area stellata da proporre a Sergio Mattarella: quella di «una figura di alto profilo, magari un professore universitario, non organica al partito». Da questo punto di vista, l' identikit non sembra distante da quello di Andrea Roventini, indicato dai Cinque Stelle per il ministero dell' Economia, o anche da quello di Giuseppe Conte, docente di Diritto privato a Firenze e a Roma.
giuseppe conte
Il Movimento, dal canto suo, non si sbilancia su Palazzo Chigi e rivendica di aver inserito nel programma di governo tutti gli impegni promessi. Luigi Di Maio lo fa con un lungo video su Facebook, elencando uno a uno le conquiste con «copyright» Cinque Stelle. «Alla fine siamo riusciti a realizzare quanto avevamo annunciato in campagna elettorale». E voto a parte quello che emerge dai pentastellati è che ci sia la convergenza su un nome. Patto chiuso anche su premier e squadra di governo? «non ancora. Una soluzione c' è e siamo a un passo dall' accordo, forse il giorno sarà domani (oggi per chi legge, ndr)».
Il capo politico pentastellato invita i suoi a mantenere riservatezza e un profilo basso: «Siamo all' ultimo miglio». Gli ultimi nodi, oltre al via libera per l' inquilino di Palazzo Chigi dovrebbero riguardare la definizione delle caselle ministeriali, in particolare l' Economia.
«Siamo fiduciosi», ribadiscono alcuni parlamentari, anche se c' è qualche eletto, come la senatrice Paola Nugnes, che invece rilancia sul suo profilo Facebook post critici nei confronti del contratto.
luigi di maio andrea roventini
C' è anche, però, chi guarda già più in là: «Con la Lega troveremo un equilibrio negli assetti e nella gestione del governo». Intanto Di Maio ieri in serata e nella mattina di oggi è a Ivrea dove - oltre alla campagna elettorale in vista delle Comunali - dovrebbe incontrare Davide Casaleggio. Un incontro che giunge poco prima del rush finale in vista dell' appuntamento di lunedì al Quirinale.
E così, nel weekend Salvini e Di Maio torneranno a sentirsi per arrivare dal capo dello Stato con una sola voce. Salvini si sentirà certamente anche con Giorgia Meloni. Al consiglio federale, Giancarlo Giorgetti avrebbe caldeggiato il sostegno dei Fratelli d' Italia al governo in gestazione.
E la risposta di Salvini pare sia stata di apertura convinta: «Continuo a ritenere che una loro partecipazione sarebbe assolutamente positiva». Anche qui, la formula è da trovare ma il laboratorio è aperto. Non si tratterebbe soltanto di aggiungere i 18 senatori del partito alla maggioranza legastellata. Sarebbe anche un segnale che il centrodestra, a dispetto della rottura con Forza Italia, esiste ancora.
roventini
3. MATTEO: "LUIGI ORMAI SI È ARRESO" MISTER X NON SARÀ ISCRITTO AL M5S
Amedeo La Mattina per ''la Stampa''
Sarà un funzionario, un burocrate, un uomo di Stato, un docente universitario. Sembra proprio che a questo punto l' abbia spuntata Matteo Salvini che ai suoi a Milano comunica: «Di Maio finalmente ha mollato. Adesso aspetto che mi comunichi il nome».
Dunque, non sappiamo ancora chi sarà il premier ma abbiamo un profilo e una traccia: sarà comunque il M55 a indicarlo, come già anticipato. Ma a una condizione: non sarà iscritto al Movimento.
Un modo per escludere tutti i nomi fatti circolare ad arte dai grillini per coprire Di Maio, nella speranza mai abbandonata di poter portare il leader a Palazzo Chigi. Uno scenario ormai improbabile che vive solo nei cuori dei 5 Stelle. Di Maio informerà Salvini sul nome, poi telefonerà al Capo dello Stato prima di salire al Colle lunedì. Anche se al Quirinale non risulta alcuna richiesta di incontro.
L' identikit
SALVINI DI MAIO
A cercare questo mister X ci si imbatte in vari indizi. Poche certezze. Ancora alte sono le quotazioni del civilista e docente universitario Giuseppe Conte, l' unico nome finora pronunciato di fronte a Sergio Mattarella, durante le ultime consultazioni. Ma sul professore, nonostante la disponibilità della Lega, regna un po' di scetticismo. Più che altro sullo scarso curriculum politico e istituzionale. Infatti, la caccia al premier avrebbe puntato su una personalità che ha già avuto esperienze ministeriali, ruoli ad alto livello amministrativo e magari con passati incarichi in ambito comunitario.
«Uno alla Franco Frattini, che per ovvi motivi, per noi, non può essere proprio lui», si lascia scappare un deputato grillino in corsa per un posto di governo. Ministro degli Esteri per Silvio Berlusconi, ex consigliere di Stato e successivamente commissario europeo. L' identikit ideale anche per il Quirinale.
Tra oggi e domani conosceremo chi avrà il compito di guidare il «governo del cambiamento», un esperimento basato su contratto di 30 punti vincolante per l' azione dell' esecutivo. Di fatto, il futuro premier, esterno a M5S e Lega, orfano di un partito e non legittimato dal voto popolare, non potrà avere grande autonomia. Sarà costretto ad attenersi al programma firmato e controfirmato. Immaginiamo la scena: quando partner internazionali gli chiederanno le ragioni delle scelte politiche, lui dovrà per forza di cose limitarsi a ricordare l' impegno sottoscritto dai due partiti che lo hanno messo alla loro testa.
salvini berlusconi di maio
Una sorta di Re Travicello che avrà un confronto quotidiano con i leader, Di Maio e Salvini, entrambi seduti al Consiglio dei ministri, magari anche nella veste di vicepremier. Ma a Palazzo Chigi, l' eventuale premier avrà un controllore in più: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che a questo punto dovrebbe essere Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini, che potrebbe incassare la delega ai servizi dopo la rinuncia al ministero dell' Economia
Massolo agli Esteri
A via XX Settembre è confermato che andrà un tecnico, come da desiderio del Colle . E sarà interessante conoscere la figura in grado di realizzare le radicali ricette economiche al limite del 3% di deficit dei grillo-leghisti. Agli Esteri non andrà Di Maio, ma, come previsto e gradito al Capo dello, dovrebbe andare Giampiero Massolo, altro tecnico frequentatore di governi e ambienti politici, da ex ambasciatore ed ex capo dei servizi. Oggi presidente dell' Istituto di politica internazionale, Massolo sarà il garante degli equilibri internazionali, soprattutto verso l' amministrazione americana.
MASSOLO
Va detto, però, che dal Colle confermano che di ministri Mattarella intende parlare solo con il presidente del Consiglio incaricato. Nessuna lista di nomi sarà accettata. Neanche la squadra ideale dell' esecutivo stilata negli ultimi giorni da M5S e Lega. Di Maio dovrebbe andare allo Sviluppo economico, o, novità delle ultime ore, alla Sanità. Salvini all' Interno.
Se alle Infrastrutture andrà Laura Castelli, i 5 Stelle si prenderebbero il cuore produttivo del Paese. La Lega avrebbe le mani sulla sicurezza.
calderoli - giancarlo giorgetti
Rispetto alle anticipazioni dei giorni scorsi, c' è una new entry in rappresentanza del Veneto: il vicepresidente leghista Lorenzo Fontana, che potrebbe andare alla Cultura o alla Difesa. Nessuna chance per i fanta-ministri economici indicati prima delle elezioni da Di Maio. Il matrimonio con la Lega ha deluso Andrea Roventini, Lorenzo Fioramonti (unico parlamentare tra i tre) e Pasquale Tridico: dichiaratamente di sinistra e critici verso le misure del Carroccio. « Un programma troppo di destra - lo liquida Tridico - Non ci sono questioni che mi stanno a cuore come l' articolo 18 »