Michele Bocci per “la Repubblica”
movida a ponte milvio 16
Serate di aperitivi ravvicinati, spiagge sempre più affollate con ben pochi volti coperti, ristoranti poco attenti alle regole del distanziamento. Nella Fase 3 gli italiani, o almeno una parte importante di loro, non hanno più molta paura del coronavirus. Sono tanti i segnali del generale rilassamento. Prima di tutto i comportamenti in pubblico, poi ci sono i pochi download di Immuni, la scarsa adesione all'indagine sierologica e il crollo delle vendite delle mascherine.
«Il Covid è ancora tra noi, non bisogna abbassare la guardia e gli assembramenti che vediamo in questi giorni sono uno schiaffo per tutti, per i medici e per i 34mila italiani che non ci sono più», ha detto ieri il ministro agli Affari regionali Boccia.
MASCHERINE, CROLLATE LE VENDITE
Le mascherine sono state l'oggetto più cercato nelle settimane peggiori della pandemia. Oggi che dovrebbero essere utilizzate per ridurre ancora l'ormai bassa circolazione del virus si comprano molto meno.
guanti e mascherina 4
«Rispetto al periodo più caldo, registriamo una calo delle vendite di oltre la metà - dice Marco Cossolo di Federfarma - È un errore, così rischiamo ». E mentre alcune regioni, come Lombardia e Veneto, pensano di togliere l'obbligo all'aperto, i grossisti sono preoccupati. «E non perché vendano meno, visti i bassi margini - spiega Giuseppe Scrofina rappresentante in Europa di Adf, l'associazione dei distributori farmaceutici - ma per le conseguenze sanitarie».
IMMUNI, POCHI DOWNLOAD
MASCHERINE AL PARCO
L'hanno scaricata in pochissimi, neanche 3,5 milioni di italiani, cioè molti meno dei 23 milioni che in base ad alcuni sondaggi si dicono disponibili a metterla sullo smartphone. Si tratta di un numero troppo basso di persone perché serva al tracciamento dei contatti dei positivi. Immuni non decolla e questo malgrado le rassicurazioni sul rispetto della privacy. E allora anche il sospetto è che molti non la scarichino perché non temono più il virus.
INDAGINE SIEROLOGICA FLOP
Qualcuno è stato chiamato anche 15 volte e non ha mai risposto. Dietro al flop dell'indagine sierologica c'è sicuramente anche il sospetto degli italiani nei confronti dei numeri sconosciuti, che fanno subito pensare all'odiato telemarketing. La Croce rossa doveva telefonare a 195mila persone per arrivare al campione di 150mila indicato dall'Istat. In questo modo si intendeva scoprire come ha circolato il virus.
immuni app per il coronavirus 7
Ma il responsabile area salute della Croce rossa, Michele Bonizzi, spiega: «Abbiamo contattato 156mila cittadini e hanno risposto in 97mila». Tra le persone raggiunte, quelle che hanno accettato di fare il prelievo sono state circa 55mila. Dopo 4 settimane di telefonate si è raccolto un terzo del campione. «Tra il 30% che dice subito di no - spiega Bonizzi - qualcuno lo fa per motivi legati alla privacy, o sostiene di temere il prelievo. Altri dicono di essere malati, o di temere di non poter andare a lavorare se risultano positivi».
I TEST NELLE SCUOLE
test sierologici coronavirus
Se c'è un pezzo di Paese che non ha paura, governo e tecnici discutono invece su un appuntamento riguardo al quale i timori sono molti: l'apertura delle scuole. Ieri la ministra Azzolina ha annunciato che sarà il 14 settembre ma in una riunione dei ministri si è discusso dell'ipotesi di fare il test sierologico a tutto il personale, docente e non, prima dell'avvio dell'anno scolastico. Il Comitato tecnico scientifico dovrà esprimersi sul punto ma anche sull'ipotesi di rivedere le distanze all'interno delle aule. Nelle linee guida le Regioni vorrebbero introdurra la superficie di 1,8 metri quadrati ad alunno (togliendo il metro di distanza tra i banchi)-, entrate e uscite scaglionate, classi divise in gruppi e l'utilizzo di palestre e aule di laboratorio.
SEMPRE NECESSARI I DUE TAMPONI
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Ieri il Cts ha deciso di non seguire le indicazioni dell'Oms sulla certificazione di fine della malattia. L'Organizzazione mondiale della sanità aveva chiesto di non fare più tamponi e di attendere, trascorsi 14 giorni dalla diagnosi, altri 3 giorni senza sintomi prima di dichiarare la guarigione. Gli esperti italiani, visto che quella non è una decisione vincolante, hanno deciso che da noi sarà ancora necessario il doppio tampone negativo per sancire la fine della malattia.