1. IL BANANA È GIÀ AGLI ARRESTI DOMICILIARI: DA PIÙ DI UN MESE NON ESCE DALLA VILLA DI ARCORE, CIRCONDATO DALL’AFFETTO DEGLI AVVOCATI, DEI FIGLI, DEL CANE DUDÙ,“LA MIA GIOIA” 2. DAL CANE REGALATO DA FRANCESCA PASCALE ORMAI DIPENDE L’UMORE DI SILVIO, TANTO CHE SANTORO, IL SUO MIGLIORE ALLEATO, LO HA SCELTO PER PROMUOVERE “SERVIZIO PUBBLICO” 3. COPPI E GHEDINI LO AVREBBERO CONVINTO A CHIEDERE L’AFFIDAMENTO AI SERVIZI SOCIALI. PER B. SAREBBE IL RICONOSCIMENTO DELLA CONDANNA, MA GLI HANNO SPIEGATO CHE I DOMICILIARI GLI IMPEDIREBBERO DI VEDERE FAMIGLIA, FALCHI E PITONESSE 4. DEVE DECIDERE ENTRO IL 15 OTTOBRE, ALTRIMENTI SI PRESENTANO I CARABINIERI ALLA PORTA. PROPRIO IN QUEI GIORNI IL SENATO VOTERÀ SULLA DECADENZA E LA CORTE D’APPELLO RIDEFINIRÀ L’INTERDIZIONE. TRE MINE CHE SILVIO NON SA PIÙ COME DISINNESCARE

1. VIDEO - "SERVIZIO PUBBLICO" DI SANTORO SCEGLIE IL CANE DUDÙ PER IL PROMO DELLA PRIMA PUNTATA

 


2. SERVIZIO PUBBLICO, IL PDL CHIEDE IL RITIRO DELLO SPOT CON DUDÙ
Da www.ilfattoquotidiano.it

E' il barboncino di Francesca Pascale, fidanzata dell'ex premier Silvio Berlusconi, il personaggio principale della seconda clip che annuncia il ritorno sul piccolo schermo di Michele Santoro e della sua squadra. Ma il Pdl insorge contro Servizio Pubblico e chiede il ritiro della clip di presentazione. "L'anteprima della trasmissione di Santoro che andrà in onda su La7 che mette in scena un cagnolino, chiaramente riconducibile al piccolo Dudù, il cagnolino di Francesca Pascale e del Presidente Berlusconi, che fugge dalla sua padrona circondato da un coro di odio, quasi un linciaggio, è una tristissima, vergognosa e brutale, sotto tutti gli aspetti, presentazione del programma di Santoro".

Lo dichiara in una nota la senatrice del Pdl, Manuela Repetti, invitando "l'autore e i produttori a ritirarlo, se non altro per il rispetto minimo dovuto alle persone e ai loro affetti in un paese civile". Intanto l'appuntamento a giovedì 26 settembre in prima serata su La7 e sul ilfattoquotidiano.it per una nuova stagione di Servizio Pubblico.


3. INSONNIA E PASSEGGIATE DA QUASI UN MESE L'AUTOESILIO DEL CAVALIERE
Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"

Dicono che il dramma sia la notte. E che a chiudere occhio durante le ore di buio Silvio Berlusconi non ci riesca proprio. Qualche volta prende Dudù, il cane di Francesca Pascale per il quale ha un'autentica venerazione, e lo porta a fare due passi nel mastodontico prato della villa San Martino. «Questo cane è la mia gioia», ripete a tutti. E lo si capisce dalla libertà granitica, totale, assoluta, che l'ex premier ha conferito all'animale domestico nel perimetro della residenza Arcore, dove Dudù sceglie a piacimento come , quando e soprattutto dove fare i suoi bisogni.

Altre volte, per sconfiggere l'insonnia e sempre in compagnia di un Dudù che ha preso l'abitudine a dormigli addosso, il Cavaliere si abbandona davanti alla televisione, anche se la «vede» ma non la «guarda». Ma questo l'ha sempre fatto, di notte. Anche ai bei tempi in cui era presidente del Consiglio. Come nel giugno del 2008, quando in piena notte aveva telefonato al «numero in sovraimpressione» e aveva ordinato i coltelli che gli si erano materializzati di fronte, nel bel mezzo di una televendita che «vedeva» ma non «guardava».

La decisione finale su come scontare la pena principale dovrà prenderla presto. E dovrà presto confermare o smentire la tesi di chi tra i suoi aveva scommesso sulla scelta dei servizi sociali. Magari per dare una mano alla casa di riposo di Mortara, provincia di Pavia, dove l'amata e compianta zia Bice aveva trascorso gran parte della sua vita dopo essersi fatta suora (e aver preso il nome di suor Silviana).

Quale che sia la scelta, però, è un fatto che il Cavaliere, da oltre un mese, si è praticamente autoconsegnato a un regime di arresti domiciliari. Cominciato in quel lunedì 5 agosto, all'indomani della manifestazione convocata a Palazzo Grazioli in cui aveva urlato il suo «io non mollo», e aveva pure pianto. E, tolta una sortita capitolina, di fatto da allora l'ex premier non s'è mosso da Arcore. Fino ad oggi, sono stati 37 giorni. Per un totale di 888 ore e 53.280 lunghissimi minuti.

Giorni, ore e minuti interminabili in cui dalla residenza di Arcore non si sono praticamente mai mosse neanche la fidanzata Francesca Pascale e nemmeno Maria Rosaria Rossi, il parlamentare che dagli ultimi anni è più a stretto contatto con l'ex premier. Va e viene, anche se sono a villa San Martino praticamente in pianta stabile, il tridente di legali composto da Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo.

A seguire, in questa speciale classifica, ci sono Gianni Letta, i manager-amici Fedele Confalonieri ed Ennio Doris, più i figli, il fratello Paolo e anche il giornalista Paolo Del Debbio, con cui il Cavaliere sta praticamente ri-studiando «i materiali» della Forza Italia che fu. Compreso il mastodontico archivio di testi e immagini che nel 2001 portò al confezionamento del libretto autobiografico Una storia italiana , poi spedito nelle case degli italiani.

I figli sono una storia a sé. Quelli di primo letto (Marina e Piersilvio) si muovono d'intesa con quelli di secondo (Barbara, Eleonora e Luigi) come mai era capitato prima. E sono tutti pronti a chiedere la grazia. Nelle confidenze umane a cui s'abbandona anche con gli interlocutori «politici», Berlusconi parla sempre più spesso di Barbara, la figlia più eretica con cui è tornato ad andare d'amore e d'accordo.

«Avete visto Barbara come lotta?», è stato il commento affidato a più d'un amico rispetto alle uscite con cui la terzogenita ha difeso con le unghie e con i denti «mio padre, che non è un delinquente». E gli interlocutori devono essere stati maliziosi assai se è vero che, nelle retrovie del Pdl, qualcuno si sta già domandando: «E se fosse Barbara», che in passato aveva confessato le sue simpatie politiche per il sindaco di Firenze, «a sfidare Renzi, un domani?».

Voci, soltanto voci, per adesso. Rumori di sottofondo per un Berlusconi che s'è divorato - nell'ordine - gli atti dei vecchi congressi di Magistratura Democratica («Le toghe rosse»), il libro di Fabrizio Cicchitto sull'Uso politico della giustizia e anche l'intervento che il magistrato Carlo Nordio («Bravissimo», è stato il commento) ha letto domenica a Cernobbio. Dudù, per la felicità del nuovo padrone, è sempre tra i piedi.

Settimane fa, durante una riunione con i maggiorenti del partito, il Cavaliere l'ha preso in braccio e l'ha scherzosamente avvicinato a un bicchiere di vino bianco, come fanno i nonni al battesimo dei nipotini. Francesca non era presente. Non si fa quasi mai vedere se ci sono «i politici». E, quando capita, non apre mai bocca. Gli parla soltanto quando «i politici» del Pdl non ci sono. E gli ripete sempre la stessa cosa: «Adesso devi pensare solo a te stesso».


4. BERLUSCONI E LA SCELTA DEI SERVIZI SOCIALI
Adalberto Signore per "il Giornale"

Come in una sorta di loop temporale, quella che va in scena ad Arcore è un'altra giornata fatta delle solite e ormai quotidiane riunioni con gli avvocati e i figli per cercare di iniziare finalmente a sciogliere alcuni dei nodi sul tavolo. Non solo la questione della sua decadenza da senatore che sta diventando motivo di tensione nella Giunta per le immunità di Palazzo Madama, ma pure i prossimi passi da fare sul fronte giudiziario visto che il 15 ottobre è ormai alle porte. E se per quella data Silvio Berlusconi non avrà presentato domanda di affido ai servizi sociali allora arriverà la notifica degli arresti domiciliari. La deadline, insomma, è ormai alle porte.

Ed è soprattutto di questo che si discute a Villa San Martino in queste ore, con gli avvocati (Franco Coppi in particolare) e i figli convinti che la scelta migliore sia quella dell'affidamento ai servizi sociali. Il Cavaliere in verità di dubbi ne aveva molti, perché il solo fatto di fare una simile richiesta la considera una implicita accettazione della condanna. In questi ultimi giorni, però, si sarebbe convinto, soprattutto davanti alle tante obiezioni che gli hanno messo sul tavolo gli avvocati. La detenzione ai domiciliari, infatti, per quanto nella dorata residenza di Arcore (è qui, nel caso, che sceglierebbe di stare) non è affatto facile come potrebbe sembrare.

Da detenuto, per esempio, Berlusconi potrebbe vedere solo chi abita ad Arcore e pure i cinque figli (che sono residenti altrove) dovrebbero far domanda al giudice ogni volta che vogliono andare a trovarlo. I domiciliari, insomma, comporterebbero serie restrizioni, soprattutto per chi vuole continuare a fare il leader del centrodestra e, dunque, tenere riunioni e incontri.

Per tutte queste ragioni, dunque, anche il Cavaliere si sarebbe deciso a chiedere l'affido ai servizi sociali, nonostante non dia affatto per scontato che gli vengano concessi perché ormai dalla magistratura «mi aspetto di tutto». A quel punto, sarebbe libero di continuare a fare la vita di prima e, se la situazione lo richiedesse, potrebbe anche decidere di utilizzare i servizi sociali come tribuna e catalizzatore mediatico.

Sul tavolo delle diverse e ripetute riunioni di questi giorni, però, continua a restare anche il tema della grazia. Insistono sul punto soprattutto i figli e pare che tutti e cinque abbiano già scritto e firmato una domanda di clemenza da inviare a Giorgio Napolitano. Sul punto, però, Berlusconi sembra non cedere e continua a dire di non avere alcuna intenzione di chiedere o far chiedere la grazia.

Questo, al momento, lo stato dell'arte. Anche se è chiaro che nelle prossime ore lo scenario può cambiare ancora visto che è legato ai dubbi e agli umori di un Berlusconi che sa bene quanto delicata sia la sua posizione.

Si allungano, intanto, i tempi. E, di conseguenza, la trattativa con il Quirinale continua ad andare avanti. La Giunta per le elezioni di Palazzo Madama si riunirà infatti mercoledì per una prima votazione sul Cavaliere e per metà ottobre la parola dovrebbe passare all'aula del Senato che ne dovrebbe sancire la decadenza.

Dopo, quindi, quel 15 ottobre in cui Berlusconi dovrebbero iniziare i servizi sociali o gli arresti domiciliari. Non un dettaglio perché se la decadenza fosse votata prima di quella data la procedura prevede che i carabinieri prendano in custodia il parlamentare decaduto, lo identifichino e lo riportino poi nella sua residenza. Un passaggio che all'ex premier certamente non farebbe piacere.

 

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