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Enrico Franceschini per "la Repubblica"
Un piccolo esercito di 500 commandos sovietici entra clandestinamente in Gran Bretagna, semina il caos facendo esplodere linee ferroviarie, centrali elettriche e vie di comunicazioni, quindi scatena il panico con attacchi a base di armi chimiche e biologiche. Ma è tutta una manovra per distrarre i servizi di sicurezza di Sua Maestà dal vero obiettivo: assassinare il primo ministro, l´unico cittadino del Regno Unito con il potere di lanciare un attacco nucleare contro l´Urss. Sbaragliato lui, Mosca può sperare di vincere un confronto atomico con l´Occidente.
O meglio: sbaragliata "lei". Perché il primo ministro in questione era donna: Margaret Thatcher. E perché il suddetto piano non è uno scenario sulla terza guerra mondiale di qualche videogioco, bensì il progetto messo a punto dal Kgb nel 1981, quando le relazioni tra Est ed Ovest avevano toccato il punto più basso dalla crisi di Cuba e dalla costruzione del muro di Berlino, altri due momenti in cui sembrò possibile una guerra a colpi di testate nucleari fra Urss e Stati Uniti (e i loro alleati). Ora quel piano salta fuori dagli archivi di stato britannici, che pubblicano progressivamente documenti riservati osservando la "regola dei trent´anni": devono passare almeno tre decenni fra la data del documento e la sua rivelazione.
Così la stampa e l´opinione pubblica inglese apprendono che nel 1981 l´allora capo dello spionaggio di Sua Maestà , sir Anthony Acland, inviò un rapporto "top secret" alla Thatcher, primo ministro da un paio d´anni, per avvertirla che era il bersaglio di un complotto sovietico. Secondo quanto lascia capire il documento, i servizi segreti britannici furono informati del piano da un ufficiale dell´esercito russo che aveva "defezionato", cioè era fuggito in Inghilterra, passando clandestinamente il confine con l´aiuto dell´MI6, il celebre servizio di spionaggio britannico - quello in cui serve il James Bond cinematografico, per intendersi.
E se non sembra di essere in un film o in un videogame, poco ci manca. Il rapporto informava la Thatcher che il piano prevedeva l´ingresso in Gran Bretagna di niente di meno che 500 unità delle forze speciali sovietiche, tutti membri degli "Spetsnaz", il corpo di élite dell´esercito dell´Urss. La loro missione: eliminare la capacità britannica di lanciare missili nucleari contro l´Unione Sovietica, nell´eventualità di un conflitto atomico o di un´invasione.
Una unità di Spetsnaz, secondo il rapporto, era già stata nel Regno Unito per individuare target e studiare come organizzare l´attentato che avrebbe dovuto uccidere la Thatcher. Senza un premier in carica, ragionava Mosca, Londra sarebbe rimasta paralizzata, almeno temporaneamente, perché solo il primo ministro ha l´autorità per ordinare l´uso di armi nucleari - e una guerra atomica si sarebbe decisa nel giro di mezz´ora o meno, il tempo impiegato dai missili ad attraversare un oceano o un continente.
Gli Spetsnaz avrebbero dovuto causare diversivi con attacchi a linee ferroviarie, strade, centrali elettriche, e con eventuali uso di armi bio-chimiche, prima di colpire il vero obiettivo: la Thatcher. Non si sa come la "lady di ferro" reagì alla rivelazione. A Washington c´era Ronald Reagan, che definiva l´Unione Sovietica "l´impero del male".
E al Cremlino c´era ancora Breznev. Poi, nel 1985, arrivò Gorbaciov e il primo leader occidentale che volle incontrare fu proprio la Thatcher: forse per dirle che aveva cancellato il progetto del suo predecessore di farla assassinare? Chissà . Di certo che la lady di ferro, dopo averlo incontrato, commentò: «Possiamo trattare con quest´uomo». Di lì a poco finirono la guerra fredda e l´Unione Sovietica.
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