DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Tommaso Ciriaco per ''la Repubblica''
Roccaforti isolate. Quasi ammalate di solitudine, per il vuoto che hanno intorno. Su 232 collegi, il Nazareno può mettere la mano sul fuoco soltanto su 28. E spera in altri 14. Quasi tutti lungo la dorsale appenninica, con uno spruzzo di rosso nel cuore delle grandi città.
Nel resto del Nord, poco o nulla. In province e periferie, lo stesso. Al Sud, il deserto. La fotografia di questo affanno è tutta negli appunti che passano di mano tra i big renziani. E di cui si discute in queste ore nel partito. Un elenco riservato dei seggi uninominali della Camera su cui Luca Lotti lavora notte e giorno, partendo dall' ipotesi di un centrosinistra tra il 26 e il 27%. L' obiettivo resta salvare il salvabile, che è parente stretto del " si salvi chi può". Come? Schierando i ministri. Sognando la "remuntada".
Una premessa: i collegi di Montecitorio sono 232, per i restanti 386 c' è il proporzionale. Ecco il primo scoglio: i dem hanno una distribuzione del consenso abbastanza equilibrata sul territorio. Per questo raccolgono parecchi seggi nel proporzionale, ma soffrono nell' uninominale: lì serve un voto in più per vincere e sono decisivi i picchi del centrodestra al Nord e dei grillini nel Centrosud. Che fare, allora?
Si punta sui ministri. Che magari non serviranno a strappare molti collegi, ma aumenteranno comunque il bottino di voti utili nel proporzionale. Ma quali sono le ridotte che al Nazareno pensano di poter davvero conquistare?
È bene partire dalla Toscana, culla del renzismo. Sulla carta si vince in 10 collegi su 14. Blindato sembra il Pd fiorentino, come quello di Empoli e Siena. Dove rischia davvero? A Massa Carrara, Lucca, Grosseto. E nella terra di Maria Elena Boschi: Arezzo. Con un' incognita: la performance di Liberi e Uguali. L' altro motore delle speranze del segretario è l' Emilia Romagna.
Lì i collegi sono 17, il Pd sente in tasca almeno 11 scranni. Ma a differenza di un tempo non si può stare tranquilli neanche nel collegio di Bologna, quello scelto dai democratici per far eleggere l' alleato Pier Ferdinando Casini. La ragione? Vasco Errani sta valutando di correre proprio lì, per affossare il diccì. Persa, poi, è Piacenza, patria del neo avversario Pierluigi Bersani. Altissime probabilità di sconfitta si registrano a Fidenza, alte in alcune aree costiere romagnole come Cesena e Rimini. E non mancano i timori anche per Forlì e Cento.
Quest' ultimo collegio raccoglie molti comuni del cratere sismico ed è catalogato come imprevedibile. In vantaggio, ma comunque da monitorare l' uninominale di Parma città, dove regna l' ex grillino Pizzarotti. La terza regione che blinda le aspirazioni dei dem è il Trentino Alto Adige. Sei collegi, quattro certi e due altamente probabili, grazie all' accordo con la Svp. L' ultima nota positiva arriva dall' Umbria: se l' uninominale di Perugia è dato per perso, si guarda con ottimismo a Terni e Foligno.
Poi la mappa si riempie di vuoti.
E la speranza si riduce all' aria di città. Sono i collegi con un vantaggio ridotto, spesso legati al voto d' opinione delle aree urbane. In Lombardia occhi puntati su 3 dei 4 collegi di Milano città: sono l' 1, il 2 e il 3. Al massimo, anche su Sesto San Giovanni, che però da tempo non è più la Stalingrado d' Italia. Quattro speranze su 35 collegi. Stessa musica in Piemonte: su 17 uninominali per la Camera, la sfida è aperta a Torino centro e nella storica roccaforte rossa di Collegno.
Sempre e solo città. Come nel Lazio, dove solo Roma può dirsi contendibile. Se va di lusso, dicono le proiezioni del Nazareno, i dem conquisterano un paio di scalpi: Roma centro, dove corre Paolo Gentiloni, che ha resistito anche al 70% di Virginia Raggi alle Comunali, e forse Trionfale. Un briciolo meglio di altre tre ipotesi di lavoro: Torre Angela, Tuscolana e Ardeatino. Poi arrivano davvero le dolenti note. La speranza di vincere almeno nel collegio di Genova città, in tutta la Liguria. Il deserto Veneto, se si esclude Venezia città. E ancora, zero (su 13) in Puglia, dove pesa la concorrenza di D' Alema. Zero su venti in Sicilia. Zero in Abruzzo e in Molise.
Zero in Friuli Venezia Giulia. Zero, a meno di miracoli, nelle Marche, dove volano i grillini.
Il Sud, poi, colma il Pd di amarezza. In Sicilia la partita è persa in partenza. In Sardegna lo stesso, anche se qualcuno guarda a Sassari.
E anche una Regione chiave come la Campania promette dolori: in vantaggio soltanto il seggio di Avellino, qualche chance a Napoli centro e a Salerno città, dove però il figlio di Vincenzo De Luca nel dubbio sceglie il proporzionale. In Calabria rischia di non tenere neanche il collegio di Corigliano: zero probabile anche lì. Solo in Basilicata le cose vanno meglio. Matera pare persa, ma resta Potenza. A meno che non ci pensi Liberi e Uguali a sgambettare anche lì i dem.
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