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Stefano Folli per “la Repubblica”
L’allarme del governatore della Banca d'Italia sul calo del Pil fino al 10 per cento quest' anno fa da contrappunto alla stanca, verbosa chiusura dei cosiddetti "Stati generali" domenica sera. «L'incertezza non deve essere una scusa per non agire» ha aggiunto Visco ed è difficile non leggere in questa frase una sentenza amara verso il governo Conte, reduce dai dieci giorni indecifrabili di Villa Pamphilj.
«Agire», nell'analisi del governatore, significa per esempio pensare a una riforma generale del fisco, anziché gettare l'amo di una ipotetica "riduzione" dell'Iva, utile a blandire l'opinione pubblica e a guadagnare tempo. È evidente che il Paese non può permettersi una divaricazione sulle cose da fare e su come farle tra la Banca d'Italia e l'esecutivo: la prima che preme e il secondo che rinvia. Ma è altrettanto chiaro che l'estate non porta la soluzione del rebus.
nicola zingaretti giuseppe conte
Da un punto di vista politico il professor Conte può trarre vantaggio ancora una volta dall'inerzia del sistema. Vale a dire dall'incapacità delle forze politiche di individuare un'alternativa credibile all'attuale assetto Pd-M5S-LeU. Un'ingessatura che fra quattro mesi potrebbe essere frantumata dallo sconquasso economico e sociale prefigurato da Visco, ma che per ora regge grazie al patto di potere su cui si fondano la maggioranza e il governo.
I segnali che qualcosa si muove sotto la superficie stagnante non mancano, ma sono ancora troppo deboli per essere significativi. L'asse portante dell'equilibrio resta, è ovvio, il Pd gestito da Zingaretti e proteso verso una confederazione di fatto con il grosso dei Cinque Stelle.
roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte 1
Chi vuole incrinare l'asse deve partire dunque dal vertice del Pd e infatti lì mirano i primi contestatori. Giorgio Gori, in particolare. La sua critica al segretario (e alla carenza di dibattito interno) sarà anche in anticipo sui tempi e non sufficiente a ribaltare gli assetti, ma è la prima scossa che fa tintinnare i vetri in Largo del Nazareno.
GIUSEPPE CONTE MICHELE EMILIANO
Poi ci sono altri indizi, come la candidatura in chiave liberale di Scalfarotto in Puglia, volta a far inciampare il presidente uscente Emiliano, uomo di notevole potere locale nonché simbolo dello stesso incrocio Pd-5S che governa a Roma. Sono tasselli sparsi di un mosaico ancora da comporre.
NICOLA ZINGARETTI GIORGIO GORI
Per certi aspetti coincidono con il tentativo di dar voce a una nuova classe dirigente, a sinistra come a destra, che per essere credibile dovrà avere idee volte alla rinascita del Paese, cioè alla sua modernizzazione.
Quindi il rinnovamento non riguarda solo il centrosinistra, ma deve coinvolgere in forme da definire anche il centrodestra (su questo terreno persino più esitante rispetto alla controparte). Ecco perché vale la pena osservare i personaggi destinati a trovarsi presto o tardi al centro del palcoscenico. I presidenti delle Regioni, in primo luogo.
stefano bonaccini luigi di maio patto per l'export farnesina
Non a caso Bonaccini, Emilia-Romagna, è visto come il possibile protagonista di una nuova stagione del centrosinistra: l'uomo che può parlare il linguaggio del mondo produttivo. Idem nel centrodestra con Zaia, Cirio, Toti: nessuno di loro ha un profilo nazionale, ma in un rimescolamento di carte potrebbero crearselo.
Peraltro al momento il personaggio forse più interessante viene dal sindacato, anch' esso bisognoso di esser parte in modo diretto o indiretto del processo di modernizzazione. Si può prevedere sotto questo profilo che Marco Bentivogli sarà una figura politica di primo piano nel prossimo futuro.
GIUSEPPE CONTE STEFANO BONACCINIGIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINImarco bentivogli
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