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“CREDO CHE L’IDEA DI MANGANO FOSSE STATA DI DELL’UTRI” – PER LA PRIMA VOLTA, UN BERLUSCONIANO PARLA DI COME IL BOSS DI PALERMO DIVENNE LO “STALLIERE DI ARCORE” – A “REPORT” ALFREDO MESSINA, EX TESORIERE DI FORZA ITALIA E GIÀ MANAGER DEL CAV, RACCONTA: “C’ERA IL TIMORE CHE RAPISSERO I FIGLI DI BERLUSCONI DELL’UTRI LO CONOSCEVA PER ALTRI MOTIVI. FU LUI A PROPORRE UNA UTTELA PARTICOLARE. LA PRESENZA DI MANGANO POTEVA ALLONTANARE IL PERICOLO DI UN RAPIMENTO…”

 

Estratto dell’articolo di Saul Caia per “il Fatto quotidiano”

 

 

SILVIO BERLUSCONI - ALFREDO MESSINA - URBANO CAIRO - MARCELLO DELL UTRI

“Mangano… Lei ricorda quel periodo quando venivano rapite persone? C’era il timore che rapissero anche i figli di Berlusconi. E allora credo che non fosse stata di Berlusconi l’idea di Mangano, ma fosse stata di Dell’utri, che lo conosceva per altri motivi, a proporre se si metteva una tutela particolare e evitiamo di rapire qualche ragazzo”.

 

Dopo anni di racconti sfumati e mai del tutto chiari sul perché il boss Vittorio Mangano da Palermo divenne lo “stalliere di Arcore”, per la prima volta un esponente berlusconiano di elevato spessore, come Alfredo Messina, manager di B. dai primi anni 90 e tesoriere di Forza Italia tra il 2016 e il 2023, spiega chiaramente quanto era stato più volte negato da Dell’utri e dai suoi legali nei processi, ovvero che Mangano nel 1973 venne assunto per “proteggere” Berlusconi e la sua famiglia dai sequestri di persona della criminalità organizzata in voga nei primi anni 70 a Milano. E non per le competenze su cani e cavalli.

ALFREDO MESSINA - REPORT

 

“Fu preso come stalliere, la presenza di Mangano poteva allontanare il pericolo di un rapimento”, dice Messina.

 

“Perché era mafioso?”, lo incalza Bertazzoni. “Non lo so, se era mafioso”, risponde. Ad ogni modo Messina non era ancora nell’entourage di B., può parlare solo per quanto appreso dopo.

 

Anche Dell’utri, […] a bocca stretta, aveva confermato al giornale amico, Il Foglio (14 ottobre 2021): “Mi ricordo quando Mangano e Tanino Cinà vennero a Milano dalla Sicilia. Berlusconi dopo averli squadrati, mi fa: ‘Uhm, accidenti che facce’.

 

VITTORIO MANGANO

[…]  Eravamo negli anni 70, e la faccia di Mangano poteva tenere lontani i malintenzionati in un periodo violentissimo della storia di questo Paese. Una faccia da duro. C’erano i rapimenti allora. Mangano venne a vivere ad Arcore con la moglie, la mamma della moglie e le due figlie.

 

Che giocavano in giardino con i figli di Berlusconi. Non sembrava un mafioso vero, sembrava il personaggio di un film con Alberto Sordi in Sicilia. Uno sul quale si può persino fare dell’ironia”.

 

SILVIO BERLUSCONI MARCELLO DELL'UTRI

Eppure, diciassette anni prima, la tesi difensiva dell’ex senatore era stata un’altra. Nelle dichiarazioni spontanee (29 novembre 2004) agli atti del processo che lo condannano, Dell’utri dice di essersi rivolto a Mangano perché cercava “una persona che capisca di terreni, che capisca di cavalli, che capisca di cani” […]  E se ai pm il 26 giungo 1996, Dell’utri dice: “Mangano si intendeva di cavalli, cani ed anche di coltivazioni. La parte essenziale del suo lavoro riguardava però la cura dei terreni”, otto anni dopo (2004) corregge: “Si interessa di cani, peraltro non sapevo neanche di cavalli, perché era appassionato il Mangano di mastini napoletani […]...”.

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MARCELLO DELL UTRI AL FUNERALE DI SILVIO BERLUSCONIalfredo messinaALFREDO MESSINA