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Domenico Di Sanzo per "Il Giornale"
beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3
Non basta più nemmeno l'Elevato. Per il M5s ci vuole il neurologo. Beppe Grillo spedisce i grillini dallo strizzacervelli parlando pochi secondi durante un filmato in memoria di Gianroberto Casaleggio. Assenti tutti i big, Grillo non poteva mancare all'appuntamento per ricordare Casaleggio. Il comico dunque timbra all'evento virtuale Sum, organizzato dall'Associazione intitolata all'altro fondatore del Movimento. «Cinque anni che non ci sei, ma vedessi quello che sta succedendo», esordisce Grillo all'inizio del video.
Il Garante parla per 25 secondi. Il suo intervento sembra un attacco ai fuoriusciti, Alessandro Di Battista su tutti, sferrato proprio dal «palco» allestito da uno che ormai è più fuori che dentro, ovvero Davide Casaleggio. «Comunque noi stiamo andando avanti, facciamo cambiamenti - prosegue Grillo - gente che se ne va, gente che torna, gente che va nei gruppi misti, stra-misti, gente che ha delle rivoluzioni culturali, dei mancamenti di intelligenza».
Quindi la conclusione dell'Elevato, che di nuovo si diverte a prendere in giro i suoi figli rinnegati. «Abbiamo delle psicopatologie, ci vorrebbe un neurologo». Ripreso in t-shirt blu, da quella che sembra la sua scrivania, Grillo manda un messaggio politico chiaro. Dice di non comprendere le ragioni della fronda. Di chi è andato via, come Di Battista. Di chi sta per andare via, come Casaleggio. Di chi impedisce gli accordi con il Pd, come Virginia Raggi a Roma. Dibba e la Raggi, a differenza del comico, appaiono a più riprese nel filmato confezionato per omaggiare Casaleggio senior.
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Inevitabilmente il video è un album di figurine dell'area, anche culturale, che è ancora vicina a Rousseau. Ci sono lo storico Aldo Giannuli e il proto grillino Antonio Di Pietro. I giornalisti Massimo Fini e Gianluigi Nuzzi, il braccio destro di Casaleggio junior Enrica Sabatini. Oltre a Grillo, tra chi ha preso strade diverse, compare Rocco Casalino, spin doctor di Giuseppe Conte, l'uomo che firmerà il divorzio tra il M5s e Rousseau. Soprattutto ci sono i due frontman politici: Raggi e Di Battista. Che aspettano Conte al varco delle comunali di ottobre. Se a Roma il M5s dovesse bissare il Campidoglio, o avere un buon risultato con la Raggi in solitaria, e nelle altre città dovesse naufragare lo schema giallorosso, il nuovo leader sarebbe subito messo in discussione.
E a quel punto nessuno potrebbe escludere un'altra rifondazione, nel segno dell'ortodossia. Ma adesso Conte è ostaggio del Tribunale di Cagliari. Dal M5s si aspettano in tempi brevi il sollecito del Pm sulla votazione per l'organo collegiale. L'ex premier e Grillo proveranno a sfruttare a loro favore la situazione. L'obiettivo è far entrare Conte nel direttorio, assegnandogli il ruolo di «team leader», come trapelato ieri. Scopo non facile da realizzare. Ci sarebbe bisogno infatti di alcune deroghe allo Statuto. Una prima per consentire all'ex premier, non iscritto al M5s, di correre per l'organo collegiale.
BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE
Un'altra per istituire una figura apicale all'interno del comitato direttivo. Casaleggio darà il via libera alla votazione chiesta dalla Procura sul comitato direttivo, ma potrebbe non dare l'ok per ulteriori consultazioni per modificare lo Statuto. Come nel gioco dell'oca, si torna al punto di partenza. Grillo e Conte, quindi, dovranno giungere per forza a un accordo con Rousseau per sbloccare lo stallo. La soluzione consisterebbe in un divorzio consensuale con buonuscita. Altrimenti l'unica alternativa è la fondazione di un nuovo partito.
Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”
BEPPE GRILLO DAVIDE CASALEGGIO
(…) Ma soprattutto Grillo stoppa l'idea dell'ex premier di un cambio di simbolo. Il garante vuole rimanere nell'alveo del Movimento, è concorde al cambio di statuto e lo ha detto chiaramente a Conte. La scelta di Grillo fa piombare di nuovo lo stato maggiore del Movimento in un vicolo cieco: al momento i pentastellati sembrano quasi rassegnati o a una trattativa a oltranza con Davide Casaleggio o ad attendere che il tribunale di Cagliari li costringa a una votazione sul comitato direttivo, una votazione che molto probabilmente non vedrà della partita Giuseppe Conte nonostante il pressing di alcuni pentastellati.
L'ex premier aveva bocciato oltre un mese fa l'idea di prendere parte a un voto che lo vedesse in corsa per la nuova struttura collegiale (sia per una questione di ruoli sia - soprattutto - per non dover gestire in coabitazione i nodi su Rousseau e norme) e diversi pentastellati rimarcano come da allora ad oggi la situazione che si troverebbe ad ereditare non sia cambiata di una virgola. Ciò che sembra certo è che l'ex premier - in caso di ingresso nel Movimento - potrebbe ripercorrere le orme di Enrico Letta, cambiando come prima mossa i direttivi di Camera e Senato. L'idea del voto sul comitato, nel frattempo, ha risvegliato le tensioni e le guerre interne tra i parlamentari. «Se ci sarà, chi ne farà parte avrà un ruolo delicatissimo nel gestire la transizione e gli equilibri», sottolinea una fonte.
Un guazzabuglio intricato, specie per quello che riguarda i rapporti con Rousseau. L'associazione che regola la piattaforma, intanto, è tornata all'attacco. Con un post dal titolo esplicito «Aperti alle critiche. Le sei fake news su Rousseau della settimana», ha risposto alle critiche arrivate dai vertici del Movimento. Il capogruppo Davide Crippa aveva detto: «Abbiamo 7 milioni e 400mila euro bloccati nel conto delle restituzioni, perché la piattaforma Rousseau non ci fa votare».
«Il Movimento può restituire i 7 milioni e 400mila euro ai cittadini senza la necessità di effettuare una votazione», replica Rousseau. E poi puntualizza anche sui costi della nuova organizzazione del M5S, che richiede «un contributo dai parlamentari tre volte superiore ossia mille euro mensili a fronte degli attuali 300» e sul fatto che «il tetto dei due mandati è previsto nel codice etico». L'associazione sottolinea anche che Casaleggio non percepisce un compenso, ma potrebbe perché «la legge lo consente» e che «il M5S è il titolare dei dati degli iscritti, mentre l'Associazione Rousseau è responsabile del trattamento».
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