DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
«Abusivi! In cabina elettorale ricordatevi di noi!» Un appello così spudorato no, non si son sognati di farlo. Ci mancherebbe. Ma il messaggio della giunta Crocetta col ripescaggio della sanatoria berlusconiana del 2003, quella che l’allora segretario Pietro Fassino bollò come «il peggior condono mai visto a fini elettoralistici», è chiarissimo. Tanto più che è stato lanciato poche ore prima dei ballottaggi per le Comunali siciliane.
Dice ora il governatore, che si era presentato come portatore di una stagione di rinnovamento, che lui non sapeva, che le malizie sulla coincidenza con le elezioni sono immotivate, che ha fatto tutto l’assessore Maurizio Croce, che in fondo si tratta d’un passaggio tecnico perché come spiega la circolare la scelta «è legata alla necessità di non soccombere davanti ai contenziosi».
Vari abusivi che avevano costruito in aree soggette a vincolo «non assoluto» di inedificabilità, come quelle a rischio idrogeologico o sottoposte a tutela paesaggistica, avevano infatti già vinto ricorsi al Consiglio di Giustizia Amministrativa, che nell’isola ha il ruolo del Consiglio di Stato.
Il tutto perché in quel lontano 2003 il parlamentino regionale dominato dalla destra recepì solo i termini di presentazione delle domande della sanatoria nazionale e non la norma nel suo insieme: temeva fosse di manica più stretta rispetto a quella locale. Una «dimenticanza» che spalancò la porta alle richieste di condono anche per abusi altrimenti impossibili da condonare. Richieste rimaste per anni sospese nel vuoto. Col risultato che ora, come ieri denunciavano in coro gli ambientalisti, da Legambiente alla Federazione dei verdi, da Italia Nostra ai grillini, i comuni sarebbero costretti a riesaminare trentamila domande. Una follia.
La giunta Crocetta (anche se si dovrebbe parlare di «giunte» dato che il governatore è rimasto lo stesso ma di assessori ne ha cambiati trentatré!) ci aveva in realtà già provato, tra mille polemiche, a recuperare il condono berlusconiano, con una circolare dell’allora assessore Mariella Lo Bello.
Circolare poi revocata esattamente un anno fa, tra gli applausi degli stessi ambientalisti e perfino dei grillini, dalla nuova responsabile del Territorio Maria Rita Sgarlata, lei stessa successivamente scaricata per la famosa «piscina abusiva» che poi si sarebbe rivelata, stando alle inchieste, una forzatura un po’ «bufalesca».
Il deputato regionale del Pd Anthony Barbagallo, che si presenta come «il volto nuovo della politica siciliana» (andiamo bene…), esulta per lo sblocco del condono. Consentirà, dice, «il rilascio della concessione edilizia in sanatoria in tutte le zone sottoposte a vincolo di inedificabilità relativa, con un duplice vantaggio: da un lato si consente ai cittadini di regolarizzare la loro posizione, dall’altro si consente all’erario di incassare quanto dovuto a titolo di risarcimento».
Il tutto a poche ore, come dicevamo, dai ballottaggi in zone diciamo così «sensibili». «Fra le zone più colpite dell’abusivismo», scriveva ieri Emanuele Lauria sulle pagine locali di Repubblica , c’è ad esempio l’area fra Milazzo e Barcellona dove «i duelli elettorali coinvolgono anche il Pdr, ovvero il partito di Croce», cioè l’assessore che ha firmato la circolare. Non solo: «fra le zone a più alto tasso di violazioni urbanistiche c’è Gela, la città di Crocetta, dove il candidato del Pd, Angelo Fasulo, si gioca la partita con il grillino Domenico Messinese».
CASE ABUSIVE NELLA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO
Cosa sia Gela lo spiega Giorgio Galli nel libro «Petrolio e Complotto italiano» scritto due anni dopo il condono berlusconiano: «è stata a lungo il regno della mafia» ed è «la capitale italiana del mattone selvaggio: su 77 mila abitanti, 17 mila sono le richieste di sanatoria e l’80% della periferia è fuori legge».
Di più: il recupero da parte del centrosinistra isolano della vecchia sanatoria berlusconiana arriva a ridosso (coincidenza bis…) della sfida del procuratore Ignazio Fonzo agli amministratori agrigentini («mandate le ruspe o procedo per omissione di atti d’ufficio») che da decenni non eseguono gli abbattimenti decisi da sentenze definitive di circa 600 edifici abusivi nell’area di tutela accanto alla Valle dei Templi.
CASE ABUSIVE NELLA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO
Al di là del fatto che l’erario non ha mai incassato «quanto dovuto a titolo di risarcimento», perché come ha dimostrato lo studioso Paolo Berdini sommando tutti i condoni edilizi «per incassare in totale poco più di 15 miliardi di euro d’oggi, lo Stato ha dovuto spenderne poi in oneri d’urbanizzazione 45», cioè il triplo, vale la pena di ricordare quale è la situazione isolana.
Spiega un dossier Legambiente che la Sicilia, con 63.089 case abusive costruite dal 1994 al 2003, cioè tra il primo e il secondo condono berlusconiano, copre da sola un sesto dell’intero panorama (362.676) dell’edilizia illegale italiana esplosa in quel decennio. Spiega ancora che un’abitazione su tre «non è occupata e quindi rientra tra le cosiddette “seconde case”» che si potrebbero abbattere senza lacrime di senzatetto. Eppure sapete quante ne hanno abbattute, negli anni? Lo 0,3% di quelle colpite dall’ordine di demolizione. Lo zero virgola tre.
Dice tutto, del resto, il risultato della «sanatoria delle sanatorie» varata da Totò Cuffaro. L’autocertificazione offerta ai 400 mila siciliani colpevoli di abusi edilizi, i quali dopo aver pagato la 1ª rata del condono per fermare le inchieste e le ruspe avevano lasciato per anni ammuffire le pratiche nella certezza che nessuno li avrebbe disturbati, fu accolta così: 1,1% di adesioni a Palermo, 0,37% a Messina, 0,037% a Catania…
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