DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giovanna Vitale per la repubblica.it - Estratti
GIORGIA MELONI E IL CASO ACCA LARENTIA - VIGNETTA DI ELLEKAPPA
Mettere la testa sotto la sabbia. Come gli struzzi. E aspettare che passi la bufera. È la strategia di Giorgia Meloni sulla selva di braccia tese che si è materializzata domenica notte in Via Acca Larentia per commemorare i tre ragazzi del Fronte della Gioventù uccisi 46 anni fa nell’omonima sezione dell’allora Movimento sociale.
«Fino a quando potrà continuare a tacere?», si domandano per tutto il giorno le opposizioni, esortando la presidente del Consiglio a rompere il muro del silenzio alzato intorno all’adunata nera celebrata a Roma. Che adesso rischia di costarle caro anche fuori dai confini nazionali: infrangere il sogno sempre vagheggiato di condizionare, dopo le elezioni del 9 giugno, i futuri assetti delle istituzioni comunitarie. «In Europa non c’è posto per il saluto fascista e noi lo condanniamo con la massima fermezza», ha avvertito il leader del Ppe Manfred Weber. «Siamo pienamente d’accordo e accogliamo con favore la chiara posizione assunta dal vicepremier Antonio Tajani», conclude il capo dei popolari, apprezzando la presa di distanza del segretario forzista.
MANFRED WEBER A PALAZZO CHIGI PER INCONTRARE GIORGIA MELONI
L’occasione, anche, per provare a spiegare il senso di alcune affermazioni pronunciate ieri in Commissione Segre, contestate dal centrosinistra. «Vietare si è rivelato operativamente meno proficuo», ha detto Piantedosi a proposito della manifestazione neofascista di domenica. «Non vi è dubbio» che quanto è successo «suscita indignazione, è contrario alla nostra cultura acquisita», ha precisato il ministro riferendosi ai saluti romani, ma si tratta di un evento che «si tiene da anni con le stesse modalità e, in passato, con una partecipazione addirittura più grande», ha minimizzato.
MANFRED WEBER INCONTRA GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI - 11 NOVEMBRE 2022
«Ma ciò non toglie il valore o il disvalore delle immagini viste». Che hanno fatto il giro del mondo, «scioccanti» le ha definite il capogruppo di Renew Europe Stefane Sigourné, e provocato un unanime moto di sdegno. Non in Fratelli d’Italia, però, che insiste sul vittimismo, evocando un complotto per rovesciare il governo: «Nessuno ha ricordato che i morti erano di destra e i carnefici di sinistra», protesta di Giovanni Donzelli, meloniano della cerchia ristretta. «Per 100-200 imbecilli, molto più utili alla sinistra che a noi, stanno provando a fare il ribaltone». Mentre il ministro Lollobrigida tenta una paragone impossibile: «Acca Larentia è come la commemorazione della morte di Verbano, se ci sono i centri sociali che inneggiano ai terroristi non è che lo fa il Pd».
GIORGIA MELONI - GIULIANO CASTELLINO - ACCA LARENTIA
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Una bufera che ha finito per coinvolgere anche Ignazio La Russa per le sue riflessioni sui saluti romani: «Per alcune sentenze della Cassazione non era reato, per altre invece sì», ha spiegato a Repubblica il presidente del Senato, auspicando che «si faccia chiarezza dal punto di vista giuridico. Una cosa è l’apologia di fascismo, un’altra la commemorazione di deceduti». Il 18 gennaio sarà la Corte a sezione unite a dire la parola definitiva. E dal Pd Andrea Orlando ironizza: «La Russa attende la Cassazione. Scemi noi che pensavamo bastasse il 25 Aprile del ‘45».
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