“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Estratto dell’articolo di Marco Maroni per "il Fatto Quotidiano"
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7
Un accordo segreto tra i due maggiori quotidiani italiani. Un intreccio tra potere, affari e grandi giornali, che ha tra i suoi protagonisti la massoneria toscana, con la sua banca di riferimento, Banca Etruria.
E' ricostruendo la storia di quest' ultima, che un collettivo di giornalisti d' inchiesta che si firma con lo pseudonimo di Lucio Giunio Bruto, svela al grande pubblico, nel libro "La Banda Etruria", maneggi e accordi di cui sui giornali non si è parlato.
Di Banca Etruria sono note soprattutto le vicende del crack da un miliardo del 2015 (…) Meno noto è il fatto che Etruria sia stata la banca di riferimento della loggia P2 , la consorteria criminale guidata da Licio Gelli (…) Ed è tra le carte sequestrate a Gelli nel 1981 dai magistrati di Milano, che gli autori hanno scovato lo strano documento che riguarda Eugenio Scalfari, fondatore con Carlo Caracciolo del gruppo che edita L' Espresso e la Repubblica. (…)
Il documento, datato 5 luglio 1979 ha per titolo "Accordo gruppo Rizzoli-Caracciolo/Scalfari". In pratica, un' intesa tra i due principali quotidiani italiani (…) da sempre antagonisti e con linee politiche diverse.
(…)
ANGELO RIZZOLI BRUNO TASSAN DIN
Vi si legge che i due gruppi concordano di realizzare "operazioni di acquisizione di testate locali"; che agiranno insieme "nella risoluzione dei problemi particolari dell' industria giornalistica, quali la sistemazione di alcune grandi testate"; metteranno in atto "la più stretta collaborazione nella risoluzione dei nodi strutturali del settore ed in particolare su alcuni temi di fondo quali la legge sull' editoria, il rapporto con le televisioni, il problema della distribuzione, le politiche federative, le politiche dei prezzi".
eugenio scalfari carlo de benedetti
Per la Rizzoli l' accordo è sottoscritto dai due piduisti Angelo Rizzoli, editore, e Brunio Tassan Din, direttore generale. Sentito il 13 maggio 1981 dai giudici istruttori Giuliano Turone e Gherardo Colombo, Scalfari confermerà gli incontri (…) e la firma dell' accordo (…). Dichiarando però di non sapere come i documenti fossero finiti in possesso di Licio Gelli. Il radicale Massimo Teodori, della Comissione parlamentare sulla P2 ha scritto: "La pressione della P2 aumentava nel settore della stampa con l' intento (…) di allargare il sistema delle alleanze sulla base di tregue e di spartizioni monopolistiche. (…)Se si era sentita la necessità di mantenere il patto segreto, è ipotizzabile che l' accordo economico fra i due gruppi riflettesse un' intesa politica più sostanziale".
(…)
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