DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1 - TAV, NORD IN RIVOLTA IMPRESE E SINDACATI CONTRO I GRILLINI
Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
È una vera rivolta quella partita contro il governo sulla Tav. L' idea di abbandonare la Torino-Lione lascia perplessi gli stessi alleati della Lega e provoca un coro di proteste che unisce praticamente tutti i partiti, i sindacati e gli imprenditori. Non basta la mezza frenata di Palazzo Chigi, che fa trapelare che il dossier non è ancora sul tavolo del premier Giuseppe Conte e che ogni decisione sarà «condivisa» e «in linea con il contratto di governo».
È proprio il leader della Lega il primo a farsi sentire. A Radio 24, il vice-premier afferma che «dal punto di vista personale secondo me occorre andare avanti e non tornare indietro. Poi c' è l' analisi costi-benefici: se c' è una penale di 10 miliardi, ragazzi miei. Non è che faccio pagare agli italiani una penale di 10 miliardi». Il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari aggiunge: «Per noi resta un' importante opera strategica, il ministro Toninelli non ha mai parlato di stop, ha detto che avrebbe commissionato uno studio per verificare i costi. La dichiarazione di Conte ci sembra una fuga in avanti».
Le pressioni sulla Lega sono fortissime. Un portavoce della Commissione Ue ricorda che «è importante che tutte le parti mantengano gli impegni» e sottolinea che bloccare l' opera significherebbe anche perdere la quota di cofinanziamento europeo.
Fonti della Commissione fanno però sapere che l'Italia non rischierebbe una penale né l' esclusione dai finanziamenti per ulteriori progetti infrastrutturali, ma potrebbe dover rimborsare le somme già stanziate. Stephane Guggino, delegato generale del comitato della Transalpine che promuove l' alta velocità, si dice «desolato» e avverte che «abbandonare il progetto costerà all' Italia tanti, tanti soldi». È il commissario di governo per la Tav Paolo Foietta a dare cifre significative: «L' interscambio tra Italia e Europa dell' Est supera i 173 miliardi. Ho chiesto un incontro con Toninelli, ma non ho ricevuto risposta».
IMPRENDITORI SULLE BARRICATE
Sulle barricate anche gli imprenditori. Gli industriali di Torino, con il presidente Dario Gallina, si dicono «allibiti» perché «bloccare la Tav sarebbe un gesto autolesionistico, una disgrazia». Per il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli «le contraddittorie e irrituali dichiarazioni sul futuro della nuova linea Torino Lione sorprendono e creano estrema inquietudine».
Il presidente di Api Torino, Corrado Alberto definisce «assurda, inaccettabile e demenziale» l' ipotesi dello stop ai cantieri. Contrari anche Cisl e Uil, che si schierano con i segretari Annamaria Furlan («Sarebbe una sciagura») e Carmelo Barbagallo («Non possiamo rinunciare»). Tace Susanna Camusso, ma si schierano contro il blocco dei cantieri anche gli edili della Fillea-Cgil.
Governatori in campo Il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino chiede ai leghisti «di insorgere e bloccare questa deriva anti-piemontese, contraria agli interessi del Nord-Ovest e dell' intero Paese». Il segretario Pd Maurizio Martina parla di «follia che pagherà il Paese intero», Fi con Mara Carfagna accusa M5S di «buttare i soldi degli italiani» e per Giorgia Meloni di Fdi sarebbe «un passo indietro». Ma Luigi Di Maio si dice «tranquillissimo» perché «nel contratto di governo c' è scritto tutto. Il ministro Toninelli deciderà quando andare a parlare con l' omologo francese per avviare le contrattazioni».
2 - ORA DI MAIO TEME GLI ORTODOSSI "COSÌ RISCHIAMO L' ISOLAMENTO"
Federico Capurso per “la Stampa”
La Tav al Movimento 5 Stelle proprio non piace, non lo nasconde nessuno. A Luigi Di Maio, però, piace ancora meno finire al centro di una polemica. Specie se i riverberi scuotono l' alleanza con la Lega, irritano Parigi e preoccupano Bruxelles. «Se acceleriamo troppo e diventa una battaglia ideologica - ragionano i vertici M5S -, rischiamo di rimanere isolati e con le armi spuntate».
LE TENSIONI CON LA LEGA
Per bloccare la Tav, infatti, si deve passare dal voto del Parlamento. E senza un accordo con la Lega «non si va da nessuna parte», sintetizzano dal ministero delle Infrastrutture. Con Matteo Salvini l' argomento è stato affrontato proprio pochi giorni fa: «Valutiamo insieme i numeri del dossier a cui sta lavorando il ministero delle Infrastrutture», ha tentato di rassicurare Di Maio. In quelle carte verranno inserite le analisi dei costi e dei benefici dell' opera, le valutazioni sulle spese contrattuali in caso di recesso del contratto e gli eventuali risparmi.
«Ma le carte non saranno pronte prima di novembre. C' è tempo», ha aggiunto il vicepremier, assicurando un «coordinamento» con gli uomini di governo di Salvini. Promesse accolte dagli alleati e tuttavia troppo deboli per riuscire a placare le numerose preoccupazioni che si sono affastellate intorno al progetto.
Ne è una prova l' uscita pubblica dello stesso Salvini, dopo la notizia pubblicata ieri su La Stampa di un accordo già sancito tra Di Maio e il premier Giuseppe Conte per bloccare la Torino-Lione: «Sulla Tav occorre andare avanti e non tornare indietro», mette in chiaro il leader della Lega. Che tiene poi aperto uno spiraglio per la mediazione auspicata da Di Maio: «Sto garantendo un'analisi dei costi e dei benefici. Valuteremo su queste basi il progetto».
E anche dal ministero delle Infrastrutture, il sottosegretario Michele Dell'Orco ammette che «le divergenze con la Lega ci sono e alcune questioni del progetto Tav potrebbero finire davanti al Comitato di Conciliazione del governo, ma con i dati del dossier sotto gli occhi eviteremo molte incomprensioni».
Le divisioni nel M5S I nodi da sciogliere però non sono finiti. E la preoccupazione, questa volta condivisa dai due leader, nasce dalle storiche divisioni interne al M5S. In Senato si annida una nutrita truppa di Cinque stelle ortodossi, legati da sempre alle battaglie No Tav, che potrebbe non accettare la semplice revisione dell'opera. E senza i loro voti, i rischi di una figuraccia internazionale sono dietro l' angolo. Timori ingigantiti, all'improvviso, vedendo dal polverone delle polemiche sollevarsi la voce di Beppe Grillo, l'anima del Movimento. «La Tav è un progetto vecchio e ormai anacronistico. Sarà la mazzata finale all' economia piemontese», scrive il comico sul suo blog.
ALESSANDRO DI BATTISTA E SAHRA
L'uscita feroce del cofondatore del Movimento esplode ancora una volta in faccia a Di Maio, ne sgretola posizioni moderate, sfascia la tela diplomatica pazientemente intessuta.
Uno schiaffo, quello di Grillo, per rinverdire la linea delle origini. Di quel Movimento che guarda a sinistra, considerato oggi dal comico genovese l' unica alternativa per salvare il suo M5S dall' appiattimento di Di Maio sulle posizioni leghiste.
Il patto stretto con il presidente della Camera e leader degli ortodossi Roberto Fico è sempre più forte. Su questo nuovo fronte interno si è allineata da tempo la sindaca di Roma Virginia Raggi; adesso potrebbe finirci anche la sindaca di Torino Chiara Appendino, da sempre contraria al progetto della Tav. Salvini va contrastato, ragiona Grillo. E pazienza se per salvare la sua idea di Movimento Di Maio finirà travolto.
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