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AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, C'È UN EURO-PUZZONE IN PIÙ – GIORGIA MELONI HA PROPOSTO A VIKTOR ORBAN L'INGRESSO NEL GRUPPO DEI CONSERVATORI, PER CONVINCERLO A NON ROMPERE IL CAZZO SULL’ADESIONE DELL’UCRAINA ALL’UE. È UN MODO PER TENTARE DI EVITARE IL SORPASSO DI “IDENTITÀ E DEMOCRAZIA”, CHE RIUNISCE SALVINI E LE PEN. MA COSÌ, RISCHIA DI “SPORCARSI” IMBARCANDO UN ALTRO PARIA DELL’UE – LA DECISIONE DI MACRON E SCHOLZ DI SPEDIRE LA SORA GIORGIA E IL DOPPIOPESISMO DELLA PREMIER SULLE FOTO: SE LE FA DRAGHI IN TRENO VERSO KIEV È POLITICA “STERILE”, SE È LEI RITRATTA MENTRE SBEVAZZA IN HOTEL È UN GRANDE RISULTATO…

1. MELONI È L'UNICA LEADER A INTESTARSI LA MEDIAZIONE PER KYIV. PER L'AMICO VIKTOR ORA C'È L'ECR

Estratto dell’articolo di Simone Canettieri per “il Foglio”

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

“La mediazione è andata bene: Viktor è uscito al momento del voto”, dice, e fa sapere, Giorgia Meloni quando la notizia “storica” (aggettivo usato da tutti i leader) del via libera del Consiglio ai negoziati per l’ingresso nella Ue dell’Ucraina fa impazzire le agenzie di stampa presenti qui al Palazzo Europa.

 

[…] Meloni in tutta questa scena si ritaglia un ruolo visibile (in quanto fotografico) e – rivendica – anche fattuale. Alla vigilia di questa giornata ha fatto le ore piccole prima con Emmanuel Macron (due ore) e poi anche con Olaf Scholz all’hotel Amigo. La mattina seguente ha visto “l’amico Viktor”, all’ottavo piano di questo palazzone di vetro e acciaio. Anche qui: sorridete, flash, clic.

 

GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES

La sedia vuota lasciata dal primo ministro di Budapest al momento del fatidico ok del Consiglio europeo potrebbe essere occupata sempre da lui all’interno della famiglia dell’Ecr, il partito dei Conservatori guidato da Meloni, in trattativa per accoglierlo nonostante le difficoltà, dopo le prossime europee. E questo è un elemento che gira forte dalle parti della leader di Fratelli d’Italia: un altro peso messo sul piatto della bilancia di una trattativa ampia.

 

[…] “Ci hanno affidato il ruolo di pontieri”, è il messaggio che con forza vogliono far trapelare dal governo. Si piazzano bandierine, insomma. Tanto che c’è una differenza sostanziale nel commento del via libera ai negoziati per l’Ucraina.

 

mario draghi olaf scholz emmanuel macron sul treno per kiev

Va letto il comunicato di Palazzo Chigi. Ecco la prima parte: “Giorgia Meloni esprime grande soddisfazione per i concreti passi avanti nel processo di allargamento raggiunti al Consiglio europeo per Ucraina, Moldova, Georgia e Bosnia Erzegovina”. Fin qui nulla di strano.

 

Seconda parte: “Si tratta di un risultato di rilevante valore per l’Unione Europea e per l’Italia, giunto in esito a un negoziato complesso in cui la nostra nazione ha giocato un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente sia Paesi del Trio orientale sia la Bosnia Erzegovina e i Paesi dei Balcani occidentali”.

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

[…] Confrontando le parole degli altri leader, a partire da Macron e Scholz, nessuno rivendicherà un ruolo “primario” nella risoluzione di questo rompicapo. Roma lo fa. Tra realtà e propaganda. […]

 

[…]  Il veto ungherese questa volta è saltato con “la politica della sedia vuota”. Ora c’è da capire se quello italiano di veto sul Patto di stabilità sarà solo un’arma per trattare fino alla fine o una possibilità concreta. […]

 

2. ORBÁN NEI CONSERVATORI E PIÙ SOLDI A BUDAPEST IL PATTO COL DIAVOLO PER EVITARE LA PARALISI

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki

A volte serve un patto col diavolo, perché l’alternativa è addirittura peggiore. Quello con Viktor Orban nasce mercoledì notte, attorno a un tavolino del privé dell’Amigo, tra i calici vuoti di vino e champagne. È un trilaterale alcolico e drammatico.

 

Tocca a Emmanuel Macron condensare l’angoscia dei commensali. E spiegare a Giorgia Meloni e Olaf Scholz che la leadership ungherese va riportata alla ragionevolezza. Che non si può inviare il segnale devastante di una paralisi sull’adesione dell’Ucraina all’Unione. […] Stallo, in fondo, significa implosione. Con il potere di veto, Orban può bloccare il bilancio comunitario, stroncare le ambizioni e la resistenza di Kiev, boicottare ogni dossier sensibile nei mesi e negli anni a venire. In fondo, ha tempo davanti: è stato da poco rieletto, ricorda Macron.

 

giorgia meloni urla alla camera contro conte 2

Serve un percorso politico che lo riporti al tavolo, dopo il suo addio al Ppe. E servono soldi, molti soldi. I tre decidono che bisogna aprire a nuove concessioni economiche, nonostante i dieci miliardi appena scongelati dalla Commissione dopo essere stati a lungo bloccati per le violazioni dello Stato di diritto del governo ungherese. Alla fine, dovrebbero essere circa dieci miliardi in più. E concordano anche su un altro punto: dopo le Europee del 2024, un ingresso di Orban nel gruppo dei Conservatori continentali potrebbe aiutare la causa comune.

 

Come in ogni trattativa davvero vitale, i protagonisti si dividono i compiti. […] Quello nobile se lo ritagliano Macron e Scholz: saranno loro, faccia a faccia con il Presidente ungherese e in nome dei principi europeisti, a minacciare misure drastiche. Lo faranno accompagnati da Ursula von der Leyen e Charles Michel, che detengono i cordoni della borsa europea.

 

meloni orban

Apriranno all’opzione di garantire altri fondi aggiuntivi rispetto a quelli già liberati alla vigilia del summit, certo. Ma lasceranno intendere che nessuna arma politica, anche quella più estrema, può essere esclusa. Il riferimento è all’articolo 7 del Trattato, che congela la partecipazione di uno Stato membro al Consiglio.

 

Già al termine del summit di mercoledì notte, Meloni sa che dovrà incontrare l’ungherese. Da sola, però. Uno sgarbo dei due partner? Sul punto, le versioni divergono: secondo fonti europee, è una scelta che in qualche modo indica una gerarchia nella trattativa, relegando l’italiana al secondo gradino della scala.

 

mario draghi olaf scholz emmanuel macron sul treno per kiev

Per Palazzo Chigi, si tratta di un congegnato gioco di sponda tra alleati che collaborano. In ogni caso, la premier vede Orban subito dopo il quartetto composto da Macron, Scholz, von der Leyen e Michel. Lo conosce da anni, vanta una comune appartenenza sovranista. L’ha invitato ad Atreju, cantando assieme l’inno antisovietico “Avanti ragazzi di Buda”. […] adesso cerca di contenere l’alleato di un tempo, per pragmatismo e per favorire la tenuta della coalizione europeista che punta al bis di von der Leyen, o comunque a isolare l’estrema destra di Le Pen e Salvini.

 

LA DATA SUL FAX DI LUIGI DI MAIO SVENTOLATO DA GIORGIA MELONI

[…] Orban […] Da un anno, tratta con l’italiana il possibile ingresso del suo partito, Fidesz, nell’Ecr. Farebbe comodo ai Conservatori, minacciati dal sorpasso di Identità e democrazia. La proposta è rinnovata: entra, inciderai negli equilibri del prossimo Consiglio, avrai un portafoglio di commissario all’altezza.

 

[…] Meloni sente di nuovo Macron e Scholz (sono i protagonisti della foto notturna all’Amigo, gli stessi della foto con Mario Draghi sul treno per Kiev, e dunque non si capisce bene perché allora si trattava di sterile politica estera a colpi di istantanee, mentre oggi dimostra protagonismo italiano, come scrive la premier, ma questa è un’altra storia).

IL VIAGGIO IN UCRAINA DI DRAGHI, MACRON E SCHOLZ BY OSHO

 

[…]  La trattativa riparte. Il segnale arriva nel pomeriggio: Orban si assenta dalla sala al momento del voto sull’Ucraina, che avviene a Ventisei, ma il processo di adesione di Kiev può partire. Il ricatto politico si sposta sul bilancio comunitario […].