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“BEATRICE VENEZI È MOLTO PIÙ VITTIMA CHE COLPEVOLE” – ALBERTO MATTIOLI E IL PASTROCCHIO DELLA NOMINA DELLA “BACCHETTA NERA” COME DIRETTRICE DELLA FENICE: “NULLA NUOCE AL PADRONE QUANTO I SERVI SCIOCCHI. POSTO CHE LA NOMINA DI VENEZI È SBAGLIATA, C'ERA TUTTO IL TEMPO PER FARLA TRANGUGIARE AI DIRETTI INTERESSATI” – “VENEZI NON È AFFATTO UNA DILETTANTE: HA STUDIATO DA DIRETTRICE, È UNA PROFESSIONISTA. MODESTA, SECONDO IL GIUDIZIO PRESSOCHÉ UNANIME DI CHI SA DI COSA STA PARLANDO, MA NON È UN'IMPOSTORA” – “IN QUESTO MODO LA GIOVANE STAR ‘DI AREA’ CHE SI VOLEVA CONSACRARE È STATA BRUCIATA, E CON UNA ROZZEZZA CHE FORSE NON MERITAVA. HANNO DAVVERO FATTO TUTTO DA SOLI: UN AUTOGOL DI QUELLI CLAMOROSI…”

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Alberto Mattioli per “La Stampa”

 

BEATRICE VENEZI

La vicenda di Venezi a Venezia appare bloccata. Lei non fa passi indietro e annuncia querele. Idem, querele a parte, il sovrintendente, Nicola Colabianchi. Il ministro, Alessandro Giuli, proclama che Venezi è «un'eccellente artista», proprio mentre il celebre maestro Fabio Luisi, che forse ha più titoli per una valutazione tecnica, argomenta l'opposto.

 

Di certo, la scelta ha fatto l'unanimità al contrario: l'orchestra resiste a una nomina opaca nel merito e demenziale nel metodo, e una petizione anti Venezi lanciata sul web dal musicologo Stefano Aresi ha superato le 14 mila firme. Il sindaco di Venezia e presidente della Fondazione Fenice, Luigi Brugnaro, annuncia una mediazione che non sembra semplicissima.

 

Rebus sic stantibus, e si presume che ci resteranno a lungo (l'incarico di Venezi dovrebbe iniziare nell'ottobre '26), vanno ricordati due aspetti che sono finora sfuggiti ai più.

 

NICOLA COLABIANCHI

Il primo è che Venezi non è affatto una dilettante: ha studiato da direttrice, lavora da anni come tale e insomma è una professionista. Modesta, secondo il giudizio pressoché unanime di chi sa di cosa sta parlando, ma se non è la nuova Karajan come blaterano i suoi sprovveduti sponsor non è nemmeno un'impostora come vuol far credere l'opposto estremismo.

 

Secondo: colpita e affondata in laguna dal fuoco amico, Venezi è molto più vittima che colpevole di questa situazione. Questa vicenda è l'ennesima dimostrazione di due vecchie verità: gli amici sono molto più pericolosi dei nemici, e nulla nuoce al padrone quanto i servi sciocchi.

 

alessandro giuli a piazza italia, la festa di fdi a roma foto lapresse.

Posto che la nomina di Venezi è sbagliata, c'era tutto il tempo, un anno abbondante, per farla trangugiare ai diretti interessati. Bisognava trattare, mediare, scritturare la signora prima per un concerto e poi magari per un titolo d'opera «facili», cercare un compromesso, elaborare un progetto artistico e, scusate la parolaccia, culturale sensato, insomma agire con un minimo di savoir faire, o di semplice intelligenza.

 

Invece Colabianchi ha annunciato la scelta pochi giorni dopo aver assicurato tutti che ancora non l'aveva fatta. Poi sul buco ha steso una toppa ancora peggiore, spedendo un'incredibile lettera dove si scusava di quel che aveva fatto.

 

giorgia meloni beatrice venezi

Ora, i casi sono due: o Colabianchi non sa fare il suo mestiere, o fra un annuncio e l'altro ha ricevuto una telefonata di quelle cui non si può dire di no (a ben vedere, però, un'ipotesi non esclude l'altra). Ma in questo modo la giovane star «di area» che si voleva consacrare definitivamente, avanti a destra, «abbiamo una bacchetta» come un tempo gli altri una banca, è stata bruciata, e con una rozzezza che forse non meritava. Hanno davvero fatto tutto da soli: un autogol di quelli clamorosi.

 

E qui forse si può allargare il discorso su questa destra che è nella stanza dei bottoni da anni ma continua a non saperci stare. La politica non ha solo il diritto ma anche il dovere di occuparsi di cultura.

 

pietrangelo buttafuoco beatrice venezi

Ma per fare, appunto, una politica culturale, che per essere culturale non smette di essere politica.

Questa destra irrimediabilmente maldestra la scambia però per un'occupazione di poltrone senza che ci siano mai una visione, un progetto, un'idea, sostituite da slogan mediocri e che tali restano anche se ripetuti a oltranza.

 

L'altro giorno mi sono dovuto sciroppare mezz'ora di dibattito radiofonico con una starlette della destra giornalistica (almeno educato, però).

 

NICOLA COLABIANCHI

Ribadiva a macchinetta sempre le stesse bufale, ce l'hanno con Venezi perché è una donna, perché è giovane, perché è bionda, perché è di destra, premettendo ogni volta «ma io di musica non so niente»: e allora stai zitto!

 

Perché altrimenti siamo alla solita mancanza di competenza, sostituita dall'amichettismo modello «è brava perché è dei nostri», quando sarebbe molto più intelligente, invece, provare ad arruolare nei loro qualcuno perché è bravo.

 

BEATRICE VENEZI

Il tutto condito con modi, arroganze e goffaggini da elefanti nel negozio di vetri (di Murano, nel caso). I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ci siamo giocati la Fenice, che di fatto è ingovernabile, con un sovrintendente sfiduciato all'unanimità che non ha nemmeno la dignità di dimettersi, una direttrice musicale contestata da orchestrali e spettatori e la relativa figura di palta internazionale.

 

Bene, bravi, bis.

 

 

 

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