
DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E…
“IL 25 APRILE È UNO SOLO, E DOVREBBE ESSERE SENTITO COME TALE DA TUTTI GLI ITALIANI” – ALDO CAZZULLO: “È LA DESTRA DI GOVERNO A PRESENTARE IL 25 APRILE COME LA FESTA DELLA MINORANZA. LA MASSIMA CONCESSIONE CUI SEMBRA DISPOSTA È RICONOSCERE CHE CI FU UN ALTRO 25 APRILE, QUELLO DEI PARTIGIANI NON DI SINISTRA. IL VALORE DELLA RESISTENZA È PROPRIO QUESTO: ITALIANI CHE LA PENSAVANO MOLTO DIVERSAMENTE SEPPERO UNIRSI CONTRO I NAZIFASCISTI DALLA STESSA PARTE. LA PARTE GIUSTA” – E LA SINISTRA? L'ANPI E GLI ALTRI "PACIFISTI" DE NOANTRI, DI FRONTE ALLA “RESISTENZA” DEL POPOLO UCRAINO, INCOLPANO L’EUROPA E L’AMERICA, E SI OPPONGONO AL RIARMO. SE FOSSE STATO PER LORO, 80 ANNI FA, AVREBBERO VINTO HITLER E MUSSOLINI...
1. IL 25 APRILE NON È LA FESTA DELL’OPPOSIZIONE
Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”
una giornata particolare aldo cazzullo 2
Caro Aldo, ho seguito il suo insistere fino allo sfinimento sulla Resistenza patrimonio di tutti. Da un punto di vista storico credo che sia dimostrato e non insisterei ulteriormente.
Ma la cronaca degli anni passati, invece, dimostra che della Resistenza, e nello specifico della festa del 25 aprile, si sia appropriata una parte sola della politica, consentendo per giunta alle proprie frange estremiste di decidere chi abbia il diritto di partecipare alle celebrazioni.
Non può essere questa una possibile spiegazione del perché tanta gente non senta questa festa come propria?
Walter Gruber, Bolzano
GIORGIA MELONI - IGNAZIO LA RUSSA - SERGIO MATTARELLA - 25 APRILE 2025 - FOTO LAPRESSE
Risposta di Aldo Cazzullo:
Caro Walter, a me pare che sia proprio la destra di governo a presentare il 25 aprile come la festa della minoranza, come un anniversario che riguarda soltanto una parte del Paese […]. Ovviamente non è così. Il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani. […]
La massima concessione cui sembra disposta la destra di governo è riconoscere che ci fu un altro 25 aprile, quello dei partigiani non di sinistra. In effetti in questa pagina da più di otto anni ci diciamo che i partigiani non erano certo tutti di sinistra, e che ci furono molti modi di dire no ai nazifascisti: un no pronunciato da militari, carabinieri, poliziotti, ebrei, donne, internati militari in Germania, sacerdoti, suore.
PARMIGIANO PORTAMI VIA - GIORGIA MELONI NEL 2018 FACEVA IL VERSO A BELLA CIAO
Detto questo, non esiste un altro 25 aprile. Il 25 aprile è uno solo, e dovrebbe essere sentito come tale da tutti gli italiani. E il valore della Resistenza è proprio questo: italiani che la pensavano molto diversamente seppero unirsi contro i nazifascisti dalla stessa parte. La parte giusta.
Celebrare il 25 aprile ha ancora senso?
Estratto da “Appunti”, la newsletter di Stefano Feltri
Ma celebrare il 25 aprile ha ancora senso? La risposta della destra la sappiamo, quella della sinistra inizia a farsi incerta.
gap gruppi d azione patriottica 2
Il governo Meloni non ha mai nascosto le sue priorità: per i giorni della festa della Liberazione, la premier aveva in programma un viaggio in Asia, tra Uzbekistan e Kazakistan. Poi è arrivata la morte di Papa Francesco e i piani sono cambiati.
Il ministro per la Protezione civile e del mare, Nello Musumeci, una vita nei partiti di destra fino a Fratelli d’Italia, ha chiarito che il 25 aprile si può celebrare nonostante il lutto nazionale per il Papa, ma con sobrietà.
La memoria - mai condivisa, sempre problematica - della Resistenza viene così declassata a una questione di ordine pubblico, di logistica: bene i cortei, ma niente balli e canti, Bella Ciao consentita ma meglio se sottovoce…
Nel suo primo 25 aprile da presidente del Consiglio, nel 2023, Giorgia Meloni aveva scritto una lettera al Corriere della Sera per rispondere a chi l’attendeva al varco, per misurare ancora una volta le sue cosiddette ambiguità sul fascismo: “Ma il frutto fondamentale del 25 aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”, scriveva la premier.
gap gruppi d azione patriottica 22
A parte il verbo desueto - conculcare - il resto dell’articolo chiariva bene il perimetro della memoria esercitata dalla premier sul 25 aprile.
[…] Nella lettura storica di Giorgia Meloni, la costruzione della democrazia italiana del Dopoguerra si fonda sia sul contributo dei partiti che hanno scritto la Costituzione, sia di quelli che ne sono rimasti esclusi in quanto eredi del fascismo, ma che poi hanno traghettato quel pezzo di Paese all’interno del perimetro della democrazia repubblicana.
Con la destra un tempo fascista che è diventata “destra democratica”, cioè quella della cui storia - anche per ragioni anagrafiche - Giorgia Meloni si sente parte.
Ora, possiamo obiettare tutto quello che vogliamo a questa lettura selettiva della storia recente […]. Ma se interpretiamo l’analisi storica di Giorgia Meloni come una dichiarazione programmatica, più che una analisi, è tutto abbastanza lineare: la premier rivendica il diritto di essere democratica, fedele alla Costituzione, ma senza dichiararsi antifascista.
IL DISCORSO DI GIORGIA MELONI SU VENTOTENE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Cioè senza aderire alle forme, ai riti, ai valori del mondo che ha avversato per tutta la sua carriera politica. Senza cantare Bella Ciao, insomma, e chiamando il 25 aprile “festa della libertà” invece che “della liberazione”, secondo una vecchia proposta di Silvio Berlusconi […]
Questo approccio ogni tanto si incrina, ed emerge l’astio profondo verso i pilastri dell’antifascismo, come nel recente attacco di Giorgia Meloni al manifesto di Ventotene […]
Questo è il 25 aprile della destra. Ma cos’è il 25 aprile della sinistra, degli antifascisti? La risposta non è più così ovvia, specie adesso che ormai quasi tutti i partigiani sono morti, e anche i grandi intellettuali che hanno trasformato l’esperienza militare della guerra partigiana in una religione civile fondativa per la Repubblica nel Dopoguerra.
[…]
Un anno fa Massimo Giannini, editorialista di Repubblica, ha creato un gruppo WhatsApp per gli auguri per la festa della Liberazione. Ci ha inserito, a loro insaputa, tutti i numeri della sua rubrica che includeva giornalisti, imprenditori, editori, intellettuali, gente di televisione e spettacolo. Tutto l’establishment progressista italiano.
Per qualche giorno quella chat è diventata un piccolo evento culturale e politico: persone che magari si conoscevano di vista, di reputazione, colleghi e rivali, si scoprivano uniti da un desiderio di partecipazione civile - per quanto digitale - in nome dell’antifascismo.
GIANFRANCO PAGLIARULO E IL MANIFESTO DELL ANPI PER IL 25 APRILE 2022
Il cinismo con cui cronisti e osservatori professionali guardano alla politica ha lasciato il posto, per un attimo, a una spinta ideale: quando, se non con una destra non antifascista al potere, è il momento di riscoprire i valori della Resistenza?
L’impressione, a scorrere i messaggi del gruppo in quei primi giorni di entusiasmo, era che all’improvviso la sinistra italiana avesse riscoperto quello che poteva tenerla unita, un patrimonio che la destra di Giorgia Meloni - per quanto popolare - non poteva condenterle. Cioè il 25 aprile, la Resistenza, la matrice antifascista della Costituzione.
Era un’illusione. Quella chat è diventata invece una specie di esperimento sociale per osservare in diretta quanto il rapporto con l’antifascismo fosse diventato al contempo fragile e problematico proprio per i suoi presunti paladini.
Dopo estenuanti discussioni, la grande risposta della chat alla possibile emergenza di un ritorno del fascismo è stata decidere di spostare l’attività su un gruppo di Facebook, chiuso, peraltro, dove si potevano concordare prese di posizione ufficiali da pubblicare sempre su Facebook.
Non credo esista una migliore declinazione del concetto di “parlarsi addosso” che passare da una chat all’altra, con l’ambizione di pubblicare qualche contenuto su un social network che entusiasma ormai solo gli over 60.
La chat è rimasta attiva, ed è degenerata, al posto dei grandi nomi del progressismo italico sono entrati perfetti sconosciuti, passato il 25 aprile il dibattito si è spostato prima sulla autonomia differenziata, poi - in modo ossessivo - su Gaza e Israele.
[…]
Le divisioni sulla politica internazionale si sono mangiate la discussione sul 25 aprile e la Resistenza. Quel che resta dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani senza più partigiani, si occupa ormai quasi soltanto di Palestina e Gaza.
[…]
Il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, non parla di resistenza ucraina, è contrario al riarmo dell’Unione europea che vuole aumentare le spese militari per consentire a Kiev di resistere. Anzi, Pagliarulo - un po’ come Donald Trump - attribuisce all’Europa le responsabilità per la durata della guerra.
[…]
Il risultato di queste evoluzioni un po’ paradossali è che l’Anpi celebra il 25 aprile del 2025, l’ottantesimo anniversario, con un appello alla “resistenza consapevole, pacifica, collettiva”. Che è un po’ singolare se si pensa che la Resistenza - e il mito che ne è derivato - è stata un fenomeno militare, di una minoranza coraggiosa, che era consapevole di quello che faceva ma anche del fatto che le cose potevano finire molto male.
Dopo ottant’anni, insomma, è la sinistra a fare quello che non è riuscito alla destra postfascista e ai tanti revisionisti che hanno provato a snaturare, annacquare, neutralizzare la memoria della Resistenza.
manifestanti pro palestina a milano il 25 aprile
E’ la sinistra, nello specifico l’Anpi, a celebrare un 25 aprile senza partigiani, a venerare il manifesto di Ventotene ma a considerare una minaccia alla pace l’Europa che su di esso - con tutti gli inevitabili compromessi - è stata costruita.
Questa distorsione, questo uso politico della storia che manipola la memoria fino a ribaltarla, sarebbe soltanto un interessante caso di dibattito culturale se non fosse che avviene mentre il mondo inizia ad assomigliare sempre di più a quello degli anni Trenta.
Con una guerra mondiale a pezzi, come la chiamava papa Francesco, e con molte destre al potere che hanno progetti e pratiche autoritarie, che ignorano tribunali e stato di diritto, e che rendono le elezioni plebisciti.
E’ in un mondo così che servirebbe una memoria attiva della Resistenza, intesa sia come fenomeno storico, con una sua specificità temporale e geografica, sia come la capacità di accorgersi che a volte il solo modo per seguire la giustizia è violare la legge, praticare una disobbedienza civile che può essere disarmata o armata a seconda del contesto e della minaccia.
La destra ci ha provato per tanti anni, ma alla fine è la sinistra - e nello specifico l’Anpi - che sta trasformando la festa della Liberazione in una generica occasione di affermazione dei propri - confusi - valori, con i partigiani e le partigiane che sbiadiscono sullo sfondo.
PER ISCRIVERSI AD APPUNTI: https://appunti.substack.com/
partigiani
partigiani a montecitorio per i 70 anni dalla liberazione 7
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