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Aldo Grasso per Oggi - www.oggi.it
La battuta più amabile è stata questa: «Kyenge chi?». Quando Foreign Policy, rivista di politica internazionale, ha stilato la lista dei «cento pensatori più influenti del mondo» (persone che, nel corso del 2013, per le ragioni più diverse hanno segnato una svolta) il nome di Cécile Kyenge ha destato sorpresa.
à vero che nessuno è profeta in patria (e di patrie la ministra ne ha ben due), ma l'allieva prediletta di Livia Turco non pareva aver lasciato un segno così evidente di cambiamento. Giusto però leggere le motivazioni: «Come primo ministro italiano nero, Cécile Kyenge ha sopportato abusi inimmaginabili. à stata paragonata a una prostituta e a un orangotango; le hanno tirato addosso le banane e hanno piazzato manichini insanguinati fuori dalle sale dove parlava; le è stato detto che sarebbe una grande donna di servizio. Un politico ha persino detto che avrebbe dovuto essere stuprata».
E questo è profondamente vero. Nei suoi confronti si è spesso scatenata una biasimevole campagna di intolleranza, ai limiti della discriminazione razziale.
Su Foreign Policy si legge anche che «in un Paese che fatica a fare i conti con una crescente popolazione di immigrati, la sua nomina ha anche un grande valore simbolico. La gentile Kyenge sta promuovendo un'agenda legislativa ambiziosa, incluso un provvedimento che renderebbe più facile la cittadinanza italiana per i figli degli stranieri».
Diamo alla Kyenge quello che è della Kyenge. Ma è difficile dimenticare il dramma delle famiglie italiane costrette a partire dal Congo (Paese di origine della ministra) dopo il caso delle adozioni bloccate. O scordare i giudizi poco lusinghieri espressi su Cécile nientemeno che dal marito.
Come ha osservato un profondo conoscitore della politica estera, Marcello Foa, «a onorarla è Foreign Policy ovvero una rivista delle élite globaliste americane che sotto un'aura di autorevolezza, indipendenza e oggettività in realtà perseguono un'agenda precisa. Il loro ruolo è di stabilire cos'è politicamente corretto e cosa non lo è. E da molti anni l'immigrazione di massa è un obiettivo primario, da incoraggiare e sostenere in ogni circostanza».
DOMENICO GRISPINO E CECILE KYENGE CON LE FIGLIE MAISHA E GIULIA
ital
ALDO GRASSO CRITICO TV
Kyenge marito
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