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Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
Forse, fra vent'anni, l'immagine che verrà tramandata di questi giorni convulsi non sarà quella delle macerie di un Paese trascinato nel buio istituzionale e in una crisi economica senza precedenti; c'è da sperare che le nostre risorse siano tali da eleggere invece un'immagine apparentemente insignificante, un cane che fissa smarrito l'obiettivo di una macchina fotografica, a simbolo di una vecchia e amara verifica: quanto più si conoscono gli uomini, tanto più si amano i cani.
Dudù, il suo nome è Dudù. Dietro un cancello, il cane di Francesca Pascale, la fidanzata-ombra di Silvio Berlusconi, è rimasto solo nel cortile di palazzo Grazioli nel famoso giorno della sentenza. à rimasto solo, osserva perplesso e abbaia ai cronisti che si assiepano all'esterno, anch'esso espressione attonita del «cerchio magico».
Ah, lo sguardo dei cani! La solitudine di Dudù (aristocane, un nome che ricorda i fasti capresi, la meglio gioventù partenopea) si carica di metafore politiche: l'impossibilità di poter raddrizzare le gambe ai cani, le fazioni partitiche che si guardano come cani e gatti, la politica come esercizio di menare il can per l'aia.
C'era da prevederlo: il barboncino della Pascale, un batuffolo di pelo bianco, ha scatenato le solite ironie sul web: «Francesca ha già trovato con chi consolarsi», «Il Cavaliere è solo come un cane», «Dopo Empy (il cane di Monti ricevuto in dono alle «Invasioni barbariche») ecco Dudù, mondo cane!»... Eppure Dudù nasconde altre profonde verità .
La prima è la legge esplicitata in modo definitivo nella «Carica dei 101»: il cane è il ritratto spaccato del suo padrone; l'uomo è un cane che immagina di essere uomo, o viceversa. La seconda, esposta in «Vita da cani» (A Dog's Life di Charlie Chaplin), dimostra che i cani sono i veri politici: osservano ogni cosa, non perdono una sola mossa di una persona, sanno come comportarsi, conoscono i nessi dei rapporti umani.
Se li voti (se li sfami) non tradiscono. Questo ci dice il cane Dudù, allegoria del nostro tempo: «Lo sguardo dei cani quando non capiscono e non sanno che possono aver ragione a non capire» (Italo Calvino, Il barone rampante).
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