ANGELINO ALLA PROVA DEL “QUID” - ALFANO HA DUE STRADE: O MOLLA IL BANANA E SI METTE IN PROPRIO (MA RISCHIA LA FINE DI FINI) O SI METTE A CUCCIA

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Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Berlusconi è tornato a parlare di «traditori», come in passato sono stati marchiati a fuoco Casini e Fini. È pronto a scomunicare chi oserà votare la fiducia a un Letta bis, a sostenere «governicchi formati da transfughi e dal partito dei traditori». Adesso toccherà ad Angelino Alfano? Il Cavaliere non crede che il suo ex delfino gli volti le spalle, sia pronto a spiccare il volo per altri lidi. Anzi è convinto che alla fine Angelino tornerà nei ranghi e accetterà di seguirlo anche questa volta nella tempesta, interpretando la linea dura di scontro con Napolitano, chiedendo le elezioni anticipate. Come se nulla fosse successo.

Oggi alla riunione dei parlamentari Berlusconi gli liscerà il pelo e guarderà negli occhi quei senatori del Pdl pronti a «tradire». Chi sta lavorando per assicurare al governo la fiducia ne ha contati finora 16 sicuri, Quagliariello a parte. 16 pronti a saltare il fosso e che possono arrivare anche a 30. I falchi hanno montato la contraerei: stanno cercando di stanarli, riportarli all'ovile ma l'operazione è apparsa loro più difficile del previsto.

La rottura che si è consumata ad Arcore, con la decisione unilaterale di Berlusconi di far dimettere i ministri senza consultare nessuno, tranne Bondi, Verdini e Santanché, ha aperto nel partito una ferita che difficilmente potrà essere rimarginata. Sono molti i parlamentari del Pdl che nelle loro città avvertono la forte contrarietà dei loro elettori per un'eventuale caduta del governo Letta. Elettori che non capiscono la mossa del Cavaliere. O meglio, la capiscono come una reazione ai suoi guai giudiziari.

Ma Alfano avrà la forza di mettersi a capo dei dissidenti, votare la fiducia a Letta e non aderire alla Forza Italia «pitonizzata»? Avrà il coraggio di creare quello che Quagliariello auspica, cioè un partito gollista? Alfano ieri ha detto che Forza Italia non può rinascere su posizioni estremiste: «Se sono questi i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano».

Attento Angelino a cosa fai, gli ha fatto sapere Berlusconi. «Lui lo sa che fine fanno i traditori, quanti voti riescono a racimolare: sono sempre diventati dei prefissi telefonici, come Fini, e oggi sono fuori dalla politica». Insomma, chi tocca i fili berlusconiani ad alta tensione muore. In effetti così è stato, «spremuti come limoni dalla sinistra - ricorda Capezzone - e poi buttati via una volta che la "funzione" sia stata svolta. È la solita trappola politico-mediatica».

Finora è stato così e quel «diversamente berlusconiano» è stato interpretato nel partito come una espressione ambigua. «Angelino ha acceso le quattro frecce - dicono i maligni - si tiene aperte tutte le porte, ma alla fine tornerà al fianco di Berlusconi pur di avere un posto al sole e rubare spazio a pitoni e pitonesse. Esattamente come fece quando cadde il governo Monti o quando si favoleggiava di primarie nel Pdl e poi alla fine l'unico che se andò veramente fu Mario Mauro». Ora però Mauro può dire di averci visto lungo, di avere avuto ragione che in quel partito non si poteva più stare perché «a prevalere non è il popolarismo ma il populismo».

E allora coraggio Angelino, gli dice l'altro ministro che si è dimesso obtorto collo, Maurizio Lupi, «mettiti in gioco per questa giusta e buona battaglia affinchè Forza Italia non diventi un movimento estremista in mano a degli estremisti». Ma Lupi, Alfano, Di Girolamo, Quagliariello, Lorenzin e tutta la voliera delle colombe, fanno finta di sperare che Berlusconi «rinsavisca» e attribuiscono la colpa dei suoi sbandamenti ai pitoni e alle pitonesse. Ben sapendo che il Cavaliere è il vero capo dei falchi. Così stanno accarezzando altri progetti politici, la scissione.

Questo film è stato già visto ed è finito con tutti a casa appassionatamente sotto le coperte di Berlusconi. Chiedono di prendere in mano Forza Italia, imponendo un'altra linea, ricontrattando il programma con Letta per votargli la fiducia. Ma non è più il momento dei giochini e chi «tradisce finisce come un prefisso telefonico».

Oggi all'assemblea dei parlamentari Pdl e poi al momento del voto in aula si vedrà se il progetto politico attribuito ad Alfano avrà gambe per camminare. Il progetto di mettersi a capo di un movimento dei Popolari europei per un nuovo centrodestra moderato. Oppure oggi, incontrando Berlusconi prima dell'assemblea, gli verrà promesso ancora una volta la leadership di Forza Italia. E lui abboccherà o vorrà abboccare ancora una volta. Perché con i prefissi telefonici si muore e si finisce nel girone infernale degli sconfitti.

 

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