DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
Alessandro Barbera per “la Stampa”
Come prima, più di prima: da qualche settimana Alitalia perde più di un milione di euro al giorno. Senza una rapida ricapitalizzazione, a fine settembre - escludendo le somme vincolate per garanzie e royalties - la ex compagnia di bandiera avrà una disponibilità di cassa di 150 milioni. Quanto basta per costringere l' ente per l' aviazione civile a disporre la messa a terra degli aerei per ragioni di sicurezza. Non si tratta di previsioni menagrame, ma dei numeri in mano ai commissari che da due anni si avvicendano alla guida della società e ai quali La Stampa ha avuto accesso.
toninelli di maio aereo di stato
La compagnia ieri si è affrettata a ricordare che a giugno sono aumentati traffico e passeggeri, ma qualunque sforzo non regge di fronte a un' azienda che dopo il fallimento dell' alleanza araba resta troppo piccola per competere con i grandi vettori e troppo grande per competere con le low cost. È per questo che Luigi Di Maio, sempre più preoccupato, ieri ha rilanciato l'unica soluzione al momento disponibile per il salvataggio: la rinazionalizzazione.
Ecco cosa fanno trapelare fonti del ministero dello Sviluppo: «Si conferma la chiusura lunedì prossimo senza rinvii». Ci sarà una nuova società «con la maggioranza assoluta di Ferrovie e ministero del Tesoro». Le stesse fonti omettono però di dire tutta la verità sulla vicenda: le probabilità che Alitalia diventi completamente pubblica al momento sono vicine allo zero. Vediamo perché.
Il ministero del Tesoro, al quale i fondi non mancano, può investire al massimo 145 milioni di euro: lo dice esplicitamente una norma del decreto crescita. Ipotizzando un aumento di capitale non inferiore al miliardo, si tratta di circa il 15 per cento. L' impegno di Ferrovie, spinta di forza al tavolo dal governo, non è comunque disponibile ad investire più del 35 per cento delle quote. Il resto dovrà venire dai privati, e non solo perché mancano i fondi: difficile immaginare che l' Antitrust europeo dica sì a una completa nazionalizzazione.
L'americana Delta, partner di Alitalia in Sky Team, è disposta a mettere fra il 10 e il 15 per cento delle quote, ed evitare così l' uscita dall' alleanza. Sul tavolo Di Maio ha altre tre carte, anche se poco credibili. Il primo è l' azionista di maggioranza della compagnia colombiana Avianca, Germán Efromovich, appena estromesso dalla presidenza con un blitz di United Airlines e Kingsland.
Sono interessati Carlo e Riccardo Toto, ma anche loro non godono di grande credibilità presso la compagnia: su di loro pende un' azione di responsabilità per aver dato in leasing aerei a prezzi superiori a quelli di mercato. L' ultimo pretendente è il patron della Lazio Claudio Lotito, il quale però non avrebbe le garanzie necessarie a un investimento significativo: per dare una speranza all' ennesimo rilancio occorrono soldi ed esperienza nel settore. Il convitato di pietra sono la famiglia Benetton e Atlantia, azionisti di maggioranza di Aeroporti di Roma e con le spalle abbastanza larghe per un investimento di quel tipo. Il problema in questo caso sono i pessimi rapporti con il governo, e in particolare i Cinque Stelle dopo la vicenda di Ponte Morandi.
meme sull'offerta di lotito per alitalia
Le battute recenti di Di Maio - «un' azienda decotta» - e le minacce del ministro dei Trasporti Toninelli di revoca della concessione non hanno contribuito a migliorare il clima. Ferrovie, il suo advisor Mediobanca e Delta spingono perché si siedano al tavolo, Atlantia aspetta un segnale distensivo da parte del premier, che ha promesso di prendere in mano il dossier. È probabile che ciò avvenga rapidamente. Alitalia dà ancora lavoro a più di undicimila persone, senza contare le aziende minori che le ruotano attorno negli hangar e negli aeroporti di tutta Italia..
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