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1. NO ALLE OLIMPIADI: RAGGI COMMISSARIATA MANU MILITARI DAL COMMANDO DI BEPPE GRILLO 2. IL DUPLEX RAGGI-FRONGIA ERA INFATTI FAVOREVOLE AI GIOCHI ROMANI ("SIAMO DISPERATI, NOI VORREMMO ANDARE AVANTI MA NON CE LO LASCIANO FARE", FRIGNAVANO), ALLORA E' INTERVENUTO GRILLO CON UNA TELEFONATA SECCA COME UNA MARTELLATA MARTEDI’ SERA ALLA SINDACA BAMBOLINA: “NIENTE SCHERZI. CHIUDI LA FACCENDA, SENZA LASCIARE MARGINI"

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1. OLIMPIADI

RAGGI TRATTORIA MINESTRONERAGGI TRATTORIA MINESTRONE

Jena per “La Stampa”

Coraggio Malagò, l’importante è partecipare

 

2. VIRGINIA, IL PRANZO MENTRE IL CONI ATTENDE

Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”

 

Lo strappo col Coni si consuma dopo pranzo, con la vana attesa (35 minuti, senza una telefonata) di Giovanni Malagò. Ma l' ultimo strappo nel M5S è di martedì sera, quando la sindaca sembra ancora voler concedere al Comitato olimpico un' altra settimana. A quel punto Beppe Grillo telefona a «Virginia»: «Domani - le dice - niente scherzi.

 

Chiudi questa faccenda dell' Olimpiade, senza lasciare margini».malago'5malago'

 

E, per essere sicuri, i vertici di M5S spediscono a Palazzo Senatorio (dove Raggi resterà fino a tardi, per un acceso vertice col gruppo consiliare) un drappello di parlamentari (non i big del direttorio) guidati da Simone Valente, deputato ligure.

 

Il confronto è col vicesindaco Daniele Frongia, ed è duro: «La conferenza va fatta, la organizziamo noi con la comunicazione della Camera». A Frongia viene data la bozza della mozione da portare in aula Giulio Cesare, per ritirare la candidatura di Roma ai Giochi del 2024.

È il segnale che, come dicono esponenti M5S, «la sindaca è commissariata».

 

Così, quando si arriva a ieri, l' unica sorpresa sono le modalità. Infatti alle 14.23, mentre Giovanni Malagò, Diana Bianchedi e Luca Pancalli salgono a Palazzo Senatorio, la sindaca Virginia Raggi è sotto il gazebo di una trattoria («Cucina romana da Dino») in via dei Mille, zona stazione Termini, con davanti un piatto di bucatini all' amatriciana (solidale?) insieme all' assessora alla Mobilità Linda Meleo.

 

Quando arrivano Malagò e gli altri, il portavoce della sindaca, Teodoro Fulgione, li fa accomodare nell' anticamera davanti all' ufficio della Raggi.

RAGGI FRONGIARAGGI FRONGIA

Poltrona singola per Malagò e Bianchedi, Pancalli sulla sua carrozzina. Fulgione, sul divanetto, chiede: «Un caffé? Un po' d' acqua?». «Sì, grazie», risponde Malagò. Ma il tempo passa, i caffé aumentano, i dubbi pure. Ore 14.50: «La sindaca arriva?». «Sì certo, aveva un impegno istituzionale, per la firma sul Grab (il Grande raccordo per le bici, ndr ) col ministro Delrio», risponde Fulgione. «Bello, un progetto di Marino», conversa Malagò.

 

Le lancette scorrono, Raggi non si vede. «Facciamo diretta streaming?», chiedono gli olimpici. «No, è un incontro privato», la replica. «Ma i Cinque Stelle, quando ero assessore al Comune, venivano sempre da me col telefonino...», obietta Pancalli. Ore 14.55: «La chiamiamo?», dice ancora Malagò. Risposta: «È in macchina, arriva». Altri dieci minuti, poi il presidente del Coni dice «basta» e alle 15.07 ritira la delegazione. Virginia, intorno alle 16 sbuca in conferenza stampa con la claque di consiglieri comunali e assessori (quasi tutti, manca Paolo Berdini). Tutto finito? Come ultima carta, resta il referendum voluto dai Radicali guidati da Riccardo Magi, che potrebbe servire a far pronunciare i cittadini sulla candidatura.

 

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Mancano poche firme per presentarlo e si potrebbe creare una larga maggioranza (dal Pd al centrodestra) pro Olimpiade. Poi, come si dice nello sport, vinca il migliore.

 

 

3. IL BLITZ DEI GRILLINI ORTODOSSI

Lorenzo D’Albergo per “la Repubblica - Roma”

 

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Dietro al «no» alle Olimpiadi dela sindaca c’è lo spettro di un nuovo mini-direttorio. C’è il deciso intervento di una squadra di parlamentari M5S, allestita in fretta e furia per vagliare le reali intenzioni di Virginia Raggi. Perché, fino all’ultimo momento, i vertici del Movimento hanno dubitato delle reali intenzioni della prima cittadina su Roma2024: «Potrebbe strappare, dire di sì». Così, martedì pomeriggio, una delegazione di onorevoli grillini capitanata da Simone Valente (per i 5Stelle alla Camera si occupa di cultura e sport) ha messo a segno l’affondo decisivo.

 

Tra le 17 e le 20, palazzo Senatorio è stato preso d’assedio dal plotone arrivato da Montecitorio. Per tre ore il Campidoglio è stato di fatto commissariato sul dossier Giochi. Con la sindaca impegnata in aula Giulio Cesare, a ricevere la delegazione sono stati il vicesindaco Daniele Frongia, il capo della segreteria politica della sindaca Salvatore Romeo e i consiglieri Diario, Calabrese e Guerrini. Nel faccia a faccia andato in scena prima dell’incontro tecnico con il Comitato olimpico, gli inviati speciali del M5S hanno definito — o meglio, dettato — ogni dettaglio della exit strategy. Primo punto all’ordine del giorno, la mozione per il «no» che sarà presentata dalla maggioranza e dal capogruppo Paolo Ferrara in Assemblea capitolina.

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A scriverne la bozza, poi rivista assieme ai vertici del Movimento, è stato il presidente della commissione Sport Angelo Diario. In seconda battuta, l’organizzazione della conferenza stampa (che prima del vertice doveva ancora essere convocata). Dallo slogan «l’Olimpiade del mattone» agli snodi principali del discorso, i parlamentari hanno messo nelle mani del numero due del Comune un canovaccio davvero poco emendabile.

 

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Un intervento d’imperio per rendere chiara, come se non fossero bastate le parole di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista sul palco di Nettuno, la posizione del Movimento sulle Olimpiadi. Soprattutto davanti all’immobilismo della sindaca, considerata a rischio «Sì» davanti alle avances del numero uno del Coni Giovanni Malagò. A chiedere di risolvere lo stallo prima di Italia 5 Stelle sarebbe stato Beppe Grillo in persona: arrivare al fine settimana con il «no» ai Giochi ancora in bilico avrebbe messo in imbarazzo i“portavoce” chiamati a rappresentare il M5S a Palermo. Così è scattato il blitz. Una visita da far passare in sordina: senza coinvolgere i big che sino a questo momento si sono fin troppo esposti sul caso Roma e dopo aver lasciato alla prima cittadina la più piena autonomia decisionale, il Movimento è tornato a farsi sentire in Campidoglio.

 

SIMONE VALENTESIMONE VALENTE

Nei corridoi di palazzo Senatorio, che dopo l’ultimo consiglio e la deflagrazione della bomba De Dominicis (il procuratore della corte dei Conti nominato e mai revocato, sebbene mancante dei requisiti 5Stelle per essere nominato assessore) è diventato lo sfogatoio della maggioranza. La riunione d’urgenza, non convocata ufficialmente, è iniziata subito dopo la seduta in aula Giulio Cesare e si è chiusa ben oltre la mezzanotte. Con Paolo Ferrara impegnato a raccogliere i malumori di parte degli eletti per il discorso- lampo della prima cittadina.

 

Poche facce lunghe, invece, dopo il «no» ai giochi. Perché ora i consiglieri M5S sognano il colpaccio: «Il dossier del Coni - ha ammesso candidamente Diario dopo il gran rifiuto ai Giochi - dice che i 4 miliardi di euro per la città da parte di Regione e Stato arriveranno comunque». Si vedrà.

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