AMERICA IN GINOCCHIO - BIDEN CEDE AL PADRONE DEL DEBITO PUBBLICO USA: INCONTRA XI JINPING E NON GLI CHIEDE DI SOSPENDERE LA ZONA DI IDENTIFICAZIONE E DIFESA AEREA

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Giampaolo Visetti per "La Repubblica"

Gli Stati Uniti non sono disposti oggi a uno scontro con la Cina per sostenere gli interessi del Giappone e degli altri alleati nel Pacifico. La missione del vice presidente Usa Joe Biden a Pechino, dove ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping, segna la prima vittoria cinese nel nuovo confronto globale con Washington. Biden non ha chiesto a Pechino di cancellare la zona di difesa aerea proclamata unilateralmente sopra l'arcipelago Senkaku-Diaoyu, conteso con Tokyo, e ha accettato di non toccare nemmeno l'argomento in pubblico, cedendo alle pressioni cinesi.

Già in Giappone la linea americana aveva deluso sia Shinzo Abe che i governi filo-americani dell'Asia, schierati contro Pechino dopo che gli Usa avevano alzato in volo i B52 per sfidare i nuovi confini cinesi. A Tokyo Biden aveva confermato sostegno, si era detto «profondamente preoccupato dall'escalation della tensione», ma si era sottratto a dichiarazioni comuni e a ultimatum.

A Pechino un altro passo indietro e il silenzio Usa sulla contesa che rischia di degenerare in un conflitto armato è stato interpretato come un disimpegno militare americano da dossier che non pregiudichino gli interessi commerciali nazionali. Solo un'ammissione laconica, nel briefing Biden-Xi Jinping: «L'argomento è stato affrontato». Il vice di Barack Obama ha preferito non irritare il suo ospite prima della cena a due, quando ha riproposto il nodo di una «coesistenza pacifica e prospera di Usa e Cina nel Pacifico».

Per la prima volta però la linea della Casa Bianca verso l'espansione marina e aerea di Pechino è risultata incerta e flessibile e i governi di Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Australia e Filippine non hanno nascosto «irritazione e preoccupazione».

La missione di Biden era abbassare i toni, evitare provocazioni armate e rassicurare
la leadership comunista. Pechino ha però assunto questo approccio come «debole», interpretandolo come un «implicito riconoscimento di fatto della nuova zona aerea». I media di Stato hanno intimato a Biden «di non ripetere le parole sbagliate pronunciate a Tokyo» e il ministero della Difesa ha avvertito di «avere la piena capacità di far rispettare la zona».

Gli Stati Uniti hanno optato così per la prudenza, rilanciando «la necessità della cooperazione Usa-Cina». «È piena di promesse e di opportunità - ha detto Biden - ma serve fiducia e comprensione». Xi Jinping è parso più preoccupato. «Il mondo - ha detto - non è sereno, le nostre relazioni sono sempre più complesse e c'è bisogno di un nuovo modello di cooperazione, da fondare sul dialogo».

Il primo giorno di Biden a Pechino non ha chiarito come ci si dovrà comportare nel «nuovo spazio aereo cinese ». Sul Pacifico si addensano nubi ancora più scure e oggi il vice presidente Usa vola in Corea del Sud per convincere Seul a stringere un'alleanza vera con il Tokyo, sotto un ombrello americano che sembra sempre più fragile.

 

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